Quali possono essere la cause

Si chiama “The Hold” ed è la mossa che blocca il pianto dei bambini

Si chiama “The Hold” ed è la mossa che blocca il pianto dei bambini
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Ha un nome quasi cinematografico – “The Hold” –, ma con il cinema non c’entra niente. Stiamo parlando della “mossa” scoperta da un pediatra di Santa Monica (California, Usa) e in grado di placare istantaneamente il pianto dei nostri pargoli. Dottore e padre di sei figli, Robert Hamilton sa bene quanto possa essere difficile e snervante avere a che fare con un neonato che piange in continuazione. E proprio grazie alla sua grande esperienza in materia è riuscito a mettere a punto una tecnica in grado di calmare un bambino che piange.

Invece che raccontare la sua scoperta in una rivista specializzata o renderla nota sotto lauto pagamento, il dottor Hamilton ha pensato bene di fare un servizio a tutti i genitori del mondo postando su YouTube il video in cui spiega “The Hold”. Nel giro di pochi giorni, il video è diventato virale: nei primi tre giorni aveva già ampiamente superato il milione e mezzo di visualizzazioni; oggi siamo a quota 11 milioni e 285mila. Numeri pazzeschi, ma comprensibili: saper come placare il pianto del proprio figlio piccolo è il sogno di ogni madre e di ogni padre.

 

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Ma come funziona dunque questa tecnica? Nel video Hamilton porta le braccia del piccolo al petto, lo inclina di circa 45 gradi, tenendolo con una mano sul petto e l’altra sotto il sedere e lo fa dolcemente dondolare avanti e indietro. Bastano pochi istanti ed ecco il risultato: il neonato si calma istantaneamente, dimenticando la disperazione (apparente) di poco prima. Il dottore assicura la buona riuscita della mossa e nel caso in cui il bambino dovesse continuare a piangere, significa il piccolo non sta bene o è affamato. In tutti gli altri casi, invece, “The Hold” salverà la pazienza e i nervi di molti genitori.

Anche quando il nostro piccolo si sarà calmato, però, rimarrà un dubbio: per quale motivo piangeva in modo così disperato? Le cause possono essere svariate. I pargoli, infatti, hanno solo quel mezzo di comunicazione con noi: urlare e disperarsi con tanta veemenza da stringerci il cuore, anche quando vorrebbero solo che gli si cambiasse il pannolino. Nei primi anni di vita, quindi, piangerà così tante volte da far venire il mal di testa. Ma se non vi accontentate di farlo smettere di piangere grazie alla tecnica del dottor Hamilton e volete, giustamente, indagare sui motivi del suo pianto, sappiate che le motivazioni potrebbero essere le più varie. Una delle più banali è la digestione: se dopo mangiato l’avete subito messo nella culla, senza fargli fare il famoso ruttino, è probabile che sia quello il motivo della sua disperazione. Mangiando, infatti, il piccolo ingerisce anche aria, che se non espulsa potrebbe provocargli mal di pancia. Un altro motivo è che potrebbe avere sete, soprattutto in estate. Spesso si dà per scontato che una volta fatta la poppata, il piccolo sia a posto. E invece, come capita a noi, durante i mesi più caldi, di aver bisogno di più idratazione, lo stesso vale per i nostri piccoli. Quando la temperatura è particolarmente alta, quindi, non preoccupatevi degli orari di poppata, fatelo mangiare (e bere) con maggior costanza.

 

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Un altro inquietante (nel senso che inquieta terribilmente mamma e papà) tipo di pianto del nostro piccolo è quello che arriva spesso 20 minuti dopo che ha mangiato: disperato, si porta il pugnetto alla bocca e così tanti genitori pensano abbia ancora fame. Errore: molto più probabilmente ha sonno. In questi casi basterà cullarlo o dargli un ciuccio perché, in pochi istanti, si lasci andare nelle dolci braccia di Morfeo. Ci sono però anche cause di pianto un po’ più gravi: il mal di pancia e le coliche. Il primo, purtroppo, è frequente nei neonati che non sono abituati ad avere tanta “aria” attorno a sé e a ingerirla. Se scalcia e diventa paonazzo, probabilmente è perché ha bisogno di far uscire questa aria in eccesso. Cerchiamo allora di prenderlo in braccio in modo tale da coprirgli il pancino e culliamolo dolcemente, massaggiandogli l’addome. Non gli passerà subito, ma gli darete conforto. Le coliche, invece, sono un po’ più difficili da gestire. Generalmente arrivano verso sera e, ahinoi, non c’è molto da fare se non portare pazienza. Molta pazienza. Tantissima pazienza, visto che il pianto da coliche può durare anche più di un'ora. Cercate però di non innervosirvi: il piccolo percepisce il vostro malumore e sentirvi nervosi non lo aiuterà a rilassarsi e dimenticarsi del dolore.

Per tutto il resto, invece, c’è “The Hold”. Grazie al cielo.

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