Parte la Stagione dei Teatri

Spettacolo per la moglie scomparsa «Si ride, come avrebbe fatto Julie»

Spettacolo per la moglie scomparsa «Si ride, come avrebbe fatto Julie»
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Uno spettacolo nato dal desiderio di ricordare al teatro la presenza sulla terra di una grande artista, Julie Hamelin Finzi, scomparsa lo scorso anno ad appena 44 anni. Per te, della compagnia Finzi Pasca, inaugura giovedì 16 novembre al Creberg Teatro (repliche venerdì e sabato alle 20.30, domenica alle 15.30) la stagione di prosa. Un evento speciale, un grande spettacolo visionario, molto importante per chi lo ha ideato, Daniele Finzi Pasca, marito di Julie e direttore artistico, autore e regista della compagnia. Con lei, e con il bergamasco Antonio Vergamini, Hugo Gargiulo e Maria Bonzanigo, quella compagnia l’ha fondata. Ha ottenuto a oggi successi straordinari in tutto il mondo – anche alle cerimonie olimpiche di Torino e Sochi - con le proprie creazioni, mettendo insieme due anime di una comune avventura di ricerca come Sunil e Inlevitas.

Antonio Vergamini (foto Gianfranco Rota)
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Compagnia Finzi Pasca - Per Te (foto Viviana Cangialosi) 3
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Compagnia Finzi Pasca - Per Te (foto Viviana Cangialosi) 4
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Compagnia Finzi Pasca - Per Te (foto Viviana Cangialosi) 5
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Il ricordo di Vergamini. «Quando Julie è stata operata – ci racconta Vergamini – ci siamo stretti come una famiglia attorno a lei e a Daniele. Ha vissuto il suo ultimo anno con grande dignità e sorridendo, come sempre faceva. Avremmo iniziato tre settimane dopo la sua morte le prove generali dello spettacolo, e siamo andati avanti perché così lei avrebbe voluto. Il linguaggio è quello della compagnia, Niente di commemorativo o malinconico: si ride anche tanto, come del resto lei faceva in maniera cristallina e riconoscibile anche in mezzo a un pubblico numeroso. Daniele ha scritto questo testo che io considero uno dei più intensi e dei più ricchi di sfaccettature. È difficile parlare di questo spettacolo: c’è così tanto dentro, è una reazione attiva al dolore. C’è acrobazia, ci sono immagini sorprendenti piene di colori, c’è la leggerezza del vento».

 

 

Dall'armatura alla libertà. Gli attori-acrobati sono quasi per tutto lo spettacolo chiusi in armature, «un simbolo della malattia di Julie, una sorta di calcificazione al pericardio che le stringeva il cuore in una gabbia. Le armature – vere, pesano 30 chili ciascuna - proteggono, anche, ma tengono ancorati a terra. Poi arriva l’aria, il desiderio di essere liberi». Un teatro della carezza.

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