La partita sugli spalti

Sulle facce, l’incredulità per lo 0-0

Sulle facce, l’incredulità per lo 0-0
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Succede, ogni tanto succede. Anche nel calcio esiste l’ingiustizia, anche sul rettangolo verde accadono cose che noi umani non riusciamo a spiegarci. Atalanta-Empoli finisce 0-0 perché non sempre le cose vanno come dovrebbero, nel pallone come nella vita. I tifosi sono arrivati in oltre diciannovemila e se ne sono andati masticando un bel boccone amaro con la consapevolezza che la Dea gioca sempre a pallone e quindi da questo bisogna trovare lo spunto per sorridere ancora.

 

 

Il pre-partita: tutti allo stadio all’ultimo. L’avvicinamento allo stadio, in un normale lunedì di lavoro, è un vero rebus. Verso le 18 l’asse interurbano è congestionato e anche le vie del centro sono un brulicare di macchine. La scelta ricade su Città Alta: la coda inizia alla funicolare ma alla fine si cammina e il fatto di non giocare contro una big agevola di sicuro. Da Empoli arrivano una trentina scarsa di appassionati che per l’occasione vengono piazzati nello spicchio esterno del settore ospiti. Lo stadio alle 19.45 è abbastanza vuoto ma pochi minuti prima del fischio d’inizio il colpo d’occhio è di quelli da applausi. Il report ufficiale della società racconta di oltre diciannovemila persone presenti e ancora una volta il sostegno della tifoseria è veramente commovente. Tutto lo stadio, fin dai primi minuti, ribolle di passione e la voglia di rivedere la Dea appaiata al Milan è fortissima.

Primo tempo: Farias, poi inizia la "grandine". La partita inizia con uno spavento per tutti: al 2’ Farias scappa in profondità e calcia verso Gollini, costringendo il portiere nerazzurro a un grande intervento in tuffo. Da quel momento in avanti (quindi per 94’ minuti di fila), però, sulla formazione toscana inizia a grandinare calcio con il portiere, i difensori e qualche strano fantasma pallonaro che salvano a ripetizione la porta e il risultato. Il pubblico segue il tiro al piccione con trasporto e incredulità, il fatto che Hateboer non trovi la porta da zero metri o che Freuler incocci sui piedi di Veseli a pochi passi dalla linea bianca non fa altro che rendere ancora più desideroso il pubblico di urlare e sostenere la squadra, anche se il passare dei minuti fa venire un po’ di ansia a tutti. Il grosso dello stadio è ottimista, tutti capiscono che più di così l’Atalanta non può fare e allora gli applausi arrivano in gran numero.

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Ripresa: entra Piccoli ma noi siamo grandi. Cercare una spiegazione logica alla ripresa è impossibile, i tifosi si dividono presto in due categorie: da una parte troviamo quelli che sostengono ma non capiscono come sia possibile stare ancora 0-0, mentre dall’altra ci sono quelli che sostengono e basta, visto che i fatti sul campo sono abbastanza eloquenti. La gara è stregata, l’Empoli a un certo punto non riesce più nemmeno a uscire dall’area di rigore, ma il pertugio buono non si trova e nel finale tutti i nerazzurri sugli spalti paiono vittime dell'ansia. Al minuto 88’ Gasperini regala l’esordio nel calcio che conta a Roberto Piccoli (classe 2001): il giovanotto è nato a Sorisole ed è tifoso atalantino e subito prova a rendersi pericoloso. Un paio di conclusioni lo vedono a un passo dalla deviazione giusta: quando Mancini con il tacco devia verso la porta e Dragowski blocca, c’è Piccoli pronto al tap-in vincente. Anche nel recupero, però, non succede nulla e al fischio finale succede qualcosa che abbiamo già visto un sacco di volte...

 

 

Il dopo-gara: altra grande dimostrazione d’amore. Gli spalti reagiscono allo 0-0 con una serie di applausi scroscianti. L’occasione persa è davvero di quelle grosse, ma è chiaro che restano negli occhi e nella mente una serie infinita di buoni motivi per guardare con fiducia alle ultime sei partite di campionato. Il pubblico, a parte qualche raro soggetto che ce l’ha con i giocatori per non aver fatto gol, dimostra per l’ennesima volta di apprezzare un gruppo capace di esprimere qualcosa di grande ogni volta che scende in campo. I ragazzi della Curva restano a fare baccano ancora per un po’, gli altri tifosi si mettono in viaggio verso casa con una serie di moccoli incredibili contro la sfortuna che coprono il cielo sopra Bergamo, ma la consapevolezza che ci sia ancora tempo per fare qualcosa di grande è diffusa. Calma e gesso, le balle girano ma bisogna guardare avanti: è solo un temporale, domani tornerà a splendere il sole.

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