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Una trasferta per respirare il calcio Quello autentico, come una volta

Una trasferta per respirare il calcio Quello autentico, come una volta
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Lo stadio piccolo, le tribune appiccicate al campo e un punto strappato di forza davanti a circa duemila bergamaschi e con una coda al ristorante per oltre 120 amici di “Chei de la Coriera”. È stata una trasferta molto particolare nella stagione dei tanti stadi mai visti prima (quattro in Europa, uno in campionato e un altro ancora da scoprire a Benevento). La Dea è uscita con un pareggio per 1-1 dallo stadio di Ferrara e le cose da raccontare, questa volta, sono davvero molte.

 

 

Giornalisti in mezzo ai giocatori: lo stadio Mazza. Lo stadio di Ferrara si trova incastrato in mezzo alle case, un po’ come il Matusa di Frosinone o Goodison Park di Liverpool. Ovviamente parliamo di impianti molto diversi, eppure il profumo calcio di una volta è anche qui bello forte. La zona stampa è arroccata a destra della tribuna centrale, ma ciò che stupisce è l’accesso alla zona riservata alle conferenze: si passa dal tunnel da dove sbucano i giocatori, senza filtri o barriere. Capita pure che prima del match si scambino due battute con i calciatori e Gasperini proprio a pochi metri dal loro spogliatoio. Gli spazi del Mazza sono piccoli, si capisce subito che è uno stadio di categoria inferiore che è stato adattato per la Serie A: c'è anche qui il Pitch View, ci sono le poltroncine colorate e da un certo punto di vista lo stadio è pure migliore rispetto a molti altri di A visto che non ci sono barriere. Per andare in bagno tocca però fare due rampe di scale, il caffè si prende in un bar all’aperto ricavato sotto i gradoni e devi presentare un talloncino di carta colorata per averlo gratis. Complessivamente, l'atmosfera resta molto suggestiva.

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Una curva coperta, l’altra di tubi: l’atmosfera. La particolarità dell’impianto ferrarese è legata anche e soprattutto alle due curve. Quella di casa, denominata “Ovest”, è coperta e l’effetto visivo oltre che acustico è stato molto particolare. Dall’altra parte, i bergamaschi al seguito si sono sistemati su una tribunetta di tubolari molto simile a quella esposta alla Ceta di Lallio sul provinciale e la differenza di trattamento è stata ancor più accentuata dal fatto che la tribuna di fronte a quella centrale era completamente scoperta. Con quasi tredicimila tifosi sugli spalti, il piccolo impianto di Ferrara ha comunque ripagato a livello di atmosfera la grande attesa dei tifosi e anche se da queste parti lo spettacolo non è sempre dei migliori è bello vedere un popolo così attaccato ai propri colori: la Spal gioca in Serie A dopo che la nuova proprietà aveva rilanciato la Giacomense ed era corsa in soccorso del sodalizio ferrarese su esplicita richiesta delle autorità locali. La squadra di Semplici sta lottando con le unghie e con i denti per salvarsi e lo spirito di tutto l’ambiente sembra proprio quello giusto.

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La partita: prima lo spavento, poi il successo mancato. La partita è stata piacevole, vibrante e in alcuni tratti anche agonisticamente molto valida. L’inizio di gara tutto di marca nerazzurra ha portato Gosens e Hateboer alla conclusione; dopo la metà del primo tempo la Spal ha trovato la rete con una zuccata di Cionek e nella ripresa la Dea è riuscita a pareggiare grazie ad un sacrosanto penalty concesso per fallo di Costa su Gomez prima di un finale in cui si poteva addirittura vincere. Fin qui, tutto quello che si è visto anche in tv. Ma ciò che hanno vissuto i bergamaschi al seguito merita di essere raccontato. Il palo di Gomez del primo tempo, vuoi per la distanza o per la prospettiva un po’ schiacciata, non è chi si sia visto molto bene, mentre l’incredibile pasticcio che stava combinando nel primo tempo Berisha sul tiro di Viviani i bergamaschi l’hanno “ammirato” davvero da due passi. Nel finale, sotto la spinta della Curva Nord in trasferta e attaccando proprio sotto il settore ospiti, i ragazzi di Gasperini hanno provato a buttare il cuore oltre l’ostacolo ma non è bastato per strappare il successo.

 

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La strada dissestata, Barrow e la cena di “Chei de la Coriera”. Della trasferta a Ferrara restano comunque tante piccole grandi cose. La prima, rumorosa e complicata per la schiena, è la Transpolesana: per arrivare da Bergamo a Ferrara tocca cambiare due autostrade (A4 e A13), con in mezzo una settantina di chilometri tra Verona e Rovigo tutti da fare su una statale zeppa di buche che nemmeno il Grand Canyon. Per fortuna, una volta giunti al Mazza capita di vedere piccoli campioncini come Barrow che riescono a ribaltare la giornata. Il numero 99 dei nerazzurri è un prospetto davvero molto interessante, partendo da sinistra sono arrivate due conclusioni a rete respinte da Meret e il cross da cui è nato il rigore di Gomez per una prestazione complessivamente da applausi. Gli stessi applausi che si meritano “Chei de la Coriera”: due bus organizzati e pieni zeppi che prima hanno portato i tifosi allo stadio e poi si sono fermati in un ristorante della zona riempito in ogni ordine di posto (120 coperti, locale chiuso al pubblico del sabato sera) e hanno chiuso la trasferta estense con un bel brindisi in compagnia. Anche questo è tifare Atalanta.

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