Tutto su Vinitaly 2015 a partire dai bergamaschi
Tutto è pronto per Vinitaly 2015 – la 49esima edizione – che si svolgerà a Verona dal 22 al 25 marzo (qui la mappa degli stand). Il sottotitolo, A worldwide passion (Una passione grande come il mondo) ricorda che, esattamente come gli altri anni, i partecipanti arriveranno, letteralmente, da ogni parte del globo.
Numeri, presenze e…Bergamo. I numeri della scorsa edizione, Vinitaly 2014, sono impressionanti: più di 4000 gli espositori hanno presentato i loro prodotti, su una superficie di oltre 90mila metri quadri. Un successo come sempre clamoroso, che ha contato 155mila visitatori, un terzo dei quali provenienti dall’estero. Per quest’anno le aspettative sono, se possibile, addirittura più alte, soprattutto per il grandissimo numero di delegazioni estere proveniente da ogni Paese del mondo.
Tra queste eccellenze internazionali non mancheranno nemmeno le etichette bergamasche. L’enologia orobica sarà rappresentata da ben quattordici nomi: 4R, Bonaldi Lorenzo - Cascina del Bosco, Cantina Sociale Bergamasca, Celinate Società Agricola, Il Calepino, Il Cipresso, La Rocchetta, La Rovere, La Tordella, Locatelli Caffi, Medolago Albani, Seminario permanente Luigi Veronelli, Tallarini, Consorzio Tutela Valcalepio.
Le degustazioni. Non ci sono naturalmente solo gli espositori, la Fiera è circondata da una miriade di piccoli e grandi eventi. Un importante ruolo nel contatto tra professionisti e produttori è rappresentato proprio dalle straordinarie - è il caso di dirlo - degustazioni che si svolgono all’interno della Fiera. Tra gli appuntamenti più attesi sicuramente c’è Le perle d’Italia, un viaggio tra gli spumanti italiani a cura dell’Associazione Italiana Sommelier, che festeggia i suoi 50 anni di attività. Mentre di certo curioso e destinato a creare un grande successo è l’atteso tasting alla cieca: una degustazione senza l’aiuto della vista proposta da Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori vino).
I consigli della sommelier bergamasca. E a proposito di degustazioni, abbiamo chiesto a Roberta Agnelli, delegata dell’Associazione Italiana Sommelier di Bergamo, qualche suggerimento per affrontare nel giusto modo la fiera di vino più grande del mondo. Prima di tutto è bene arrivare a Vinitaly preparati, per non lasciarsi coinvolgere troppo dalle mille possibilità che si prospettano. È necessario, naturalmente, fare delle scelte: si potrebbe seguire un percorso tematico che rispecchi i gusti del bevitore. Selezionare un vitigno o una regione o una tipologia di vino è sempre un buon punto di partenza per sapere come muoversi nell’immensa offerta della fiera e vivere così un’esperienza ottimale.
Se proprio non si sa da dove cominciare, una dritta: le regioni del Sud Italia stanno portando avanti una politica di qualità che vale la pena di scoprire. La Sicilia ha già fatto il suo passo in avanti, ma anche tutto il resto del Sud sta lavorando molto bene. Se volete due regioni da ri-scoprire allora affidatevi a Lazio e Valle d'Aosta: entrambe hanno delle chicche enologiche ancora troppo poco note. Per i neofiti, poi, un’indicazione: meglio partire dal vostro territorio, “mettere il naso” nella propria tradizione e nei propri vini, conoscere i produttori, cercare di capire perché un vino ha proprio quel preciso sapore che lo rende unico.
E poi, ricordarsi sempre dentro e dietro ogni bicchiere c’è una storia. Dunque, anche se non capita tutti i giorni di poter assaggiare alcune delle firme più importanti del mondo, è bene non lasciarsi abbagliare dall’etichetta blasonata, ma andare a scovare i più piccoli, gli appena nati, che magari propongono vitigni minori o sconosciuti e offrono le occasioni di incontro più belle. Last but not least: assaggiare, assaggiare, assaggiare.
[Chef Loredana Vescovi, dell’Antica Osteria del Camelì, una stella Michelin]
La grande cucina d’autore (made in Bergamo). Nei giorni frenetici di degustazione è stata creata anche un’area dedicata alla grande ristorazione, dove, ai fornelli, penderanno posto i grandi chef italiani. Il confronto con il vino della Fiera di Verona è a 360 gradi e non poteva ovviamente mancare l’aspetto dell’abbinamento col cibo, altra eccellenza italiana. E anche in questo caso Bergamo ha la sua rappresentanza con una stella orobica: sarà presente, infatti, la chef Loredana Vescovi, dell’Antica Osteria del Camelì, che ci ha svelato il suo menu. Ecco cosa potranno degustare gli ospiti (su prenotazione):
- Carpaccio di tonno con pesto leggero di prezzemolo e insalata russa croccante
- Sfoglione di Scamorza affumicata e zucchine
- Carpione tiepido di baccalà e acquadelle con polenta
- Mousse leggera di cioccolato fondente e pasta allo yogurt
Il bio, le birre, l’olio. Il mondo del vino cambia velocemente e i gusti dei consumatori vanno di pari passo, è così che a fianco dell’evento tradizionale si sono inserite alcune manifestazioni che esplorano le nuove tendenze del food&beverage. Una su tutte è sicuramente Vinitalybio, salone parallelo dedicato ai vini biologici certificati, oggi sempre più cercati. Ma non c’è solo vino: si parlerà anche di birre artigianali e micro birrifici, che ultimamente hanno avuto un forte successo di pubblico, e di olio d’oliva, anzi di olii di oliva, con una speciale sezione dedicata per poter pubblicizzare adeguatamente un prodotto che di certo non può essere considerato solo come mero condimento.
Perché il vino italiano è un’eccellenza mondiale. Evidentemente non è un caso che questa importante fiera abbia trovato in Italia il suo luogo privilegiato, dacché il nostro Paese una delle potenze mondiali in fatto di vino (buono). Basti pensare che le aziende vitivinicole italiane sono più o meno 380mila (cioè il 23 percento di tutte le imprese agricole), e di conseguenza la superficie dedicata a questo settore non può essere che notevole: 665mila gli ettari vitati di cui 48 percento destinati a produrre vini Docg e Doc e il 27 percento etichette Igt. Anche in fatto di certificazioni siamo tra i primi nel mondo, potendo vantare ben 73 Docg, 332 Doc e 118 Igt.
Tutto questo, in soldoni si traduce, in un fatturato che si aggira intorno ai 10-12 miliardi di euro, dei quali 5 derivano dall’export. Ma anche uscendo dai confini domestici non temiamo confronti rispetto al mercato globale: il nostro Paese ha infatti un peso non trascurabile, dato che è il primo esportatore di vino su scala mondiale. In numeri? Circa 20,5 milioni di ettolitri cioè il 21 percento del mercato totale, con particolare riferimento a Usa, Germania e Regno unito.