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Un freddo barbino, ma tutti presenti

Un freddo barbino, ma tutti presenti
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Prima solo il freddo, poi il freddo e dei personaggi dei fumetti, poi ancora il freddo con una bella cioccolata calda e infine il gelo con la fiammata di Cristante a far passare ogni tipo di fastidio. Atalanta-Benevento è il posticipo del lunedì sera solo perché a Bergamo sono state concesse 24 ore in più di riposo dopo i bagordi europei, giocare la sera in questa stagione dovrebbe essere vietato dalla legge, un po’ come il formaggio sul pesce e la birra calda, ma fino a quando non sarà varato il pacchetto “comfort” al tifoso toccherà rispondere presente in ogni condizione climatica.

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Stadio vuoto? Nemmeno per sogno. La prima piccola grande conferma è una novità solo per chi non conosce minimamente la storia e la mente dei tifosi atalantini. Pensare che un po’ di freddo fermi gente che si è goduta un pieno di entusiasmo in quel di Liverpool è come cercare di spiegare perché la coda della corsia più vicina in autostrada va sempre più veloce: impossibile. E allora anche per la sfida al Benevento arrivano in quasi sedicimila; considerano gli abbonati (anche se qualcuno è restato legittimamente a casa) si è arrivati vicino a quota diciassettemila. Poi, guardando le tribune, è chiaro che qualcuno ha alzato bandiera bianca. Legittimo, ci sta. Al momento della lettura delle formazioni, un paio di sorprese animano la tribuna. Nell’Atalanta c’è Cornelius ma non Ilicic, con il tecnico Gasperini che per la seconda gara di fila preferisce non puntare sul numero 72 sloveno affidandosi ancora a Cristante. Con il senno di poi, la scelta si rivelerà fondamentale e, ironia della sorte, è proprio Ilicic che darà la palla vincente al compagno numero 4 per il gol vittoria.

 

 

Primo tempo: Butigliù e poco altro. Poco prima del fischio d’inizio, una delegazione della Curva Pisani dona all’ex Marco D’Alessandro il solito “Butigliù” per quei giocatori che si sono comunque distinti per spirito di sacrifico, applicazione e corsa con la maglia della Dea. Vedere un simile riconoscimento a uno che di certo non è passato alla storia per una serie infinita di gol o per aver firmato tante vittorie conferma una volta di più che i tifosi dell’Atalanta sono davvero speciali. Passato il momento “etilico” (chissà cosa avranno detto nello spogliatoio dei sanniti vedendo entrare il numero 7 con cinque litri di vino rosso poco prima del match), le squadre entrano in campo quasi ibernate e per tutto il primo tempo le fiammate della Dea non riescono a scalfire uno 0-0 frizzante ma poco utile per la classifica di entrambe le squadre. La prima parata è addirittura di Berisha su un colpo di testa di Armenteros, un centravanti con la testa pelata e la barba lunga che assomiglia tantissimo a P.E. Baracus dell’A-Team. Ricordate?

Fumetti e cioccolata calda: sorrisi e ansia. Nell’intervallo della partita, il solito gioco promosso da Oriocenter porta sul campo tre bambini che sognano di calciare un rigore a porta vuota sotto la Nord. La recente partnership con UCI Cinemas, però, offre ai tifosi lo spettacolo che non ti aspetti: insieme ai bambini entrano pure alcuni personaggi dei fumetti, ipotizziamo dell’ultimo episodio di Star Wars. Forse distratta da questi strani tipi, la prima bambina non arriva nemmeno in porta con il suo calcio, mentre il secondo partecipante ha bisogno di toccare tre volte la palla per segnare. Comunque applausi per loro, com'è giusto che sia. In apertura di ripresa, dopo un paio di cambi per Gasperini, qualche folle fischio per la squadra nel momento dell’uscita dal campo di Cornelius a favore di Petagna ci rattrista molto. Come si fa a fischiare un giocatore di una squadra come quella orobica che in quel preciso momento ha il solo difetto di non riuscire a fare gol ad una formazione derelitta ma clamorosamente blindata come il Benevento? Mistero della fede (del calcio). A tirar su di morale noi giornalisti, per fortuna, ci pensa una gentile signorina che, al 70', sbuca dall’angolo della tribuna stampa con un vassoio di bicchierini fumanti: ebbene sì, cioccolata calda per tutti.

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Il lampo di Cristante e la resistenza argentina. Con il passare dei minuti, nonostante la leccornia offerta dalla hostess a mitigare la preoccupazione, negli occhi dei sedicimila e oltre dello stadio si legge l’ansia da prestazione e serve un lampo di Cristante per sistemare tutto. L’uomo che non si spettina mai, sorride poco e giocava nel Milan, svita lo 0-0 con un destro velenoso che muore all’angolino. La sua ottava rete stagionale manda in estasi l’impianto di viale Giulio Cesare non tanto per il valore relativo (alla partita) del gol, ma perché riporta la serenità dove poco prima c’era frenesia. La quiete dopo la tempesta. Negli ultimi minuti, con il Benevento avanti alla rinfusa, Gasperini vara la difesa a 5 (oppure 3+2, come preferite) e l’ingresso di Palomino mette tutti in guardia: adesso bisogna portare a casa il risultato, quindi pochi fronzoli e tanta sostanza. Il numero 6 della Dea un paio di pasticci per poco li combina ma sull’ultimo pugno al pallone di Berisha, l'arbitro Pasqua di Tivoli manda tutti fare la doccia e i tifosi esultano: il freddo è pungente ma a 19 punti sembra davvero di stare al calduccio.

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