Nell'atrio della Banca Popolare

Uno scatto di Galvani ad Art Up Quel che c'è oltre la fotografia

Uno scatto di Galvani ad Art Up Quel che c'è oltre la fotografia
Pubblicato:
Aggiornato:

Art Up, il programma di appuntamenti con il quale la collezione d'arte della Banca Popolare di Bergamo ci ha abituato, in questi mesi, a saltellare da un'opera all'altra, è giunto all'appuntamento di settembre, il nono della stagione e il quindicesimo dell'intero progetto. Stavolta, siamo nuovamente catapultati nella fotografia e nella contemporaneità, grazie all'opera di Andrea Galvani.

C'è sempre un legame con Bergamo. Un'altra caratteristica a cui ci ha abituato l'appuntamento curato dal prof. Enrico De Pascale è che le opere scelte ed esposte per un mese nell'atrio della sede di Largo Porta Nuova hanno quasi sempre un legame con la città. A volte questo legame è dichiarato esplicitamente perché l'artista vive o ha vissuto a Bergamo, altre volte si lega all'esperienza lavorativa, mentre altre volte ancora si tratta di un filo rosso più sottile che ritrova nei soggetti dell'opera la sua soluzione. Si tratta comunque di un elemento da non sottovalutare, perché dà un'indicazione di come nascano – a volte – le collezioni artistiche degli istituti che necessariamente entrano in contatto con i protagonisti di un territorio. Anche in questo caso il legame si rinnova perché – come ricorda la sua biografia – Andrea Galvani è stato titolare della cattedra di Storia della Fotografia Contemporanea e linguaggio Fotografico presso l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo.

 

Fotografia-Europea-2013-Higgs-Ocean-Andrea-Galvani

 

Diviso tra fotografia e scultura. Andrea Galvani, classe 1973, è nato a Verona e ha studiato a Bologna dove ha dato vita al suo primo studio riadattando un'officina e trasformandola in un centro che convogliasse diverse esperienze artistiche. Da sempre il suo lavoro si è alternato fra scultura e fotografia. La prima per la possibilità di indagare lo spazio nel suo essere visibile e invisibile, la seconda eletta a mezzo eccellente per soddisfare il continuo desiderio di viaggio dell'artista. Andrea Galvani, infatti, gira il mondo, non solo per le esposizioni, ma anche perché dai luoghi che visita coglie gli spunti necessari per lavorare alle proprie opere, ricalcando esattamente il prototipo dell'artista nomade.

Dimensioni temporali sospese e lunghe riflessioni sull'immagine. Gli scatti di Galvani sono senza tempo e senza luogo. Quasi sempre si possono descrivere come impressioni ricreate sulla pellicola dopo una lunga riflessione. I suoi set fotografici sono arricchiti di oggetti prodotti in studio che entrano nello spazio dell'immagine dopo che l'artista è stato in contatto con il luogo dell'ambientazione. In questo senso si può parlare di dipinti fotografici che nascono con una precisa volontà rappresentativa più che dal desiderio di intrappolare un momento sulla pellicola.

The intelligence of evil, Andrea Galvani.
Foto 1 di 4

The intelligence of evil, Andrea Galvani.

A few invisible sculptures, Andrea Galvani.
Foto 2 di 4

A few invisible sculptures, Andrea Galvani.

Death of an image, Andrea Galvani.
Foto 3 di 4

Death of an image, Andrea Galvani.

The intelligence of evil, Andrea Galvani.
Foto 4 di 4

The intelligence of evil, Andrea Galvani.

Il muro del suono #5L'opera acquistata dalla Banca Popolare si intitola Il muro del suono #5 ed è una stampa su alluminio del 2004. Per certi versi è un'immagine ironica e quasi sognante, con questa pacifica mucca inserita nel centro del paesaggio attraverso uno specchio. Per altri aspetti è proprio la dimostrazione visiva di questo processo creativo, che gioca su suggestioni spaziali, inserendo in un'unica visione luoghi e tempi differenti. È una sorta di gioco fra ciò che c'è e ciò che si vede e, seppur poetico, richiama a una sorta di creazione ansiosa. Sembra quasi che l'ironia non possa liberarsi del tutto perché non si può cancellare la lunga fase riflessiva che ha portato l'artista alla costruzione dello scatto.

Seguici sui nostri canali