Violenza di genere, presidio l'8 febbraio a Bergamo: focus su diritti ed educazione all'affettività
Dopo il dirottamento dei finanziamenti ministeriali verso percorsi educativi sull'infertilità, la Rete protesterà in Largo Rezzara dalle 18
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Continua l'impegno della Rete bergamasca contro la violenza di genere che ogni mese scende in piazza in largo Rezzara a Bergamo. L'appuntamento è per sabato 8 febbraio alle 18 e in questa occasione il focus sarà tutto sulla preoccupante situazione che riguarda i diritti e l'educazione.
Focus sull'educazione
La Rete parte da questa considerazione: «In tutto il mondo così come in Italia si assiste a una spinta per la cancellazione delle diversità, la compressione dei diritti già acquisiti, la rimozione dell'educazione affettiva, sessuale e relazionale nelle scuole e nella società. È di pochi giorni fa la notizia che i già risibili nuovi fondi stanziati per il 2025 per percorsi educativi nelle scuole secondarie - 500 mila euro - sono stati dirottati verso l'educazione sui temi dell'infertilità: un segnale gravissimo, sintomo di una visione che mette da parte i temi della libertà riproduttiva, dell’educazione alla parità e al rispetto nelle relazioni e dell'affettività».
Critica a Pro Vita
Aggiungono poi un riferimento diretto: «Altrettanto grave è la crescente influenza di soggetti che promuovono visioni ideologiche contrarie alla libera scelta e alla libera espressione delle persone, tra cui le associazioni Pro Vita: influenza inaccettabile in un paese la cui Costituzione garantisce gli stessi diritti a chiunque, senza alcun tipo di discriminazione».
Due femminicidi da inizio anno
Queste considerazioni non vanno però a metter in secondo piano il tema centrale di questi presidi, ovvero la violenza di genere. Nel mese di gennaio sono state 81 le nuove chiamate ai Centri Antiviolenza di Bergamo e provincia, e la conta dei femminicidi è ricominciata con due vittime dall'inizio dell'anno.
Diritti ed educazione
«Diritti, educazione e violenza sono collegati - denuncia sempre la rete -. Meno diritti e meno educazione significa dare spazio alla violenza nelle relazioni, alla discriminazione di tutte le persone non conformi, a modelli oggi inaccettabili legati al patriarcato e all'oppressione delle donne. Contrastiamo questa tendenza sostenendo iniziative di formazione e di confronto ovunque dalle scuole ai luoghi di lavoro».
Da qui poi la protesta e l'appello: «Si deve risolvere il problema della carenza di risorse per affrontare la violenza di genere e la discriminazione e consentire di creare percorsi di vita libera e protetta: servono case, opportunità di lavoro, sostegno economico, serve rafforzare la rete di supporto. Protestiamo quando i fondi disponibili vengono destinati ad altro, dando la priorità alle armi, alle istanze di pochi invece che ai bisogni delle persone».
Andate a spiegarlo agli ospiti che girano in stazione e via paglia, che sono indietro di qualche secolo