Il ritorno

Le foto dell’inaugurazione (meravigliosa) del Donizetti restaurato

Teatro “al contrario”: invitati sul palco e spettacolo tra proscenio, palchetti e gallerie. Poi la visita guidata alla scoperta delle tante chicche che caratterizzano il restauro

Le foto dell’inaugurazione (meravigliosa) del Donizetti restaurato
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Di Fabio Cuminetti (foto di Gianfranco Rota)

Rientrarci, ora che non è più un cantiere, ora che la pandemia sembra davvero verso la fine (grazie ai vaccini, e non certo alla manifestazione di stampo no vax sul Sentierone), ora che ci si può sedere a teatro, è musica per le nostre orecchie. Un po’ come quella del fisarmonicista Ermes Pirlo, che ieri sera, venerdì 28 maggio, ha accolto gli invitati (istituzioni, sponsor, giornalisti) nella serata di inaugurazione del Donizetti.

Lo spettacolo

All’ingresso dal foyer principale, la sorpresa. Tutti vengono fatti passare fin sul palco, dove sono state messe le sedie. Il sipario è chiuso, ma visto da dietro le quinte e coperto da uno schermo. Sopra le nostre teste un telo in movimento a coprire il soffitto, illuminato a mo’ di cielo a pecorelle. Poi si alzerà mostrando il rinnovato graticcio (cioè la “torre scenica”, molto alta, dove vengono appendono scenari, luci e quant'altro), regno dei macchinisti. Viene proiettato un video poi lo schermo si alza e Lella Costa, accompagnata dalla giovane attrice Rebecca Feder, comincia a raccontare. È l’inizio della performance “D’incanto”, ideata da Maria Pia De Vito, Francesco Micheli e Maria Grazia Panigada – i tre direttori artistici delle rassegne di jazz, opera, e prosa prodotte dalla Fondazione Teatro Donizetti – con la regia dello stesso Micheli: partecipano Gianluigi Trovesi (sassofono e clarinetto), Jodi Pedrali (deejay), il Coro Donizetti Opera, gli acrobati della Compagnia Cafelulè, le danzatrici Martine Bucci e Laura Basterra Aparicio, allievi di scuole di danza e teatro. Contenuti video e visual mapping sono di Nt Next – Evolving Communication e One Thousand, i light designer sono Alessandro Andreoli e Emanuele Agliati.

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Si parte da un dovuto omaggio alle vittime del Covid, con il coro e gli allievi distribuiti su palchi e gallerie. Poi scendono gli acrobati dal cielo, arriva il deejay con la musica disco e i ballerini con delle sorta di spade laser. Su palchi e gallerie il coro con luci intermittenti tra le mani. Video mapping, fuochi artificiali, coriandoli, un caleidoscopio chiassoso ma molto ben organizzato con taglio del nastro, portato dagli acrobati sospesi sui trapezi. Meraviglioso. Poi Giorgio Gori, intervenuto a fine spettacolo, racconta tutto quello che è stato il teatro per la città, anche sala da ballo e da bridge. Portato alla prosa dai genitori «faticavo a restare sveglio, e quando avevo la tosse era un inferno, perché a teatro non si può tossire». Giorgio Berta, commosso, con grande lucidità e equilibrio fa il punto di tutto quanto si è mosso dietro le quinte per raccogliere i 19 milioni di euro necessari al restauro e per utilizzarli al meglio.

La visita guidata

Per gli invitati si sono a messi a disposizione dei ciceroni d’eccezione. Come Maria Grazia Panigada, che ci ha fatto notare le varie chicche disseminate per il teatro. Il bar delle gallerie è diventato un piccolo gioiello, con ai muri tappezzerie di Rubelli caratterizzate da quel simbolo della lira (una sorta di fiore stilizzato con cinque petali) che compare storicamente in tutto il teatro, a partire dal cornicione dei palchi.

L’affresco del soffitto della platea ha finalmente colori accesi, che ormai erano scomparsi. Un restauro conservativo, non impattante dal punto di vista estetico, puntato sulla pulizia e non sulla sovrapposizione. I posti in platea sono stati allargati, seppur di poco, per aver maggior agio senza perdere troppo in capienza (una decima di unità in meno).

Ci sono ascensori ovunque e un nuovo bar-bistrot è ancora in costruzione all’esterno, a piano terra. Le varie sale interne sono state rinnovate e in parte insonorizzate, dando vita in sostanza a un centro culturale a tutto tondo. A proposito dell’acustica, in generale: ci ha lavorato l’azienda tedesca Müller-Bbm, leader nel settore. La resa della sala principale, così come la posizione dell'orchestra, è stata migliorata, tant’è che Riccardo Muti, che ci ha suonato di recente – concerto “Dedicato a Bergamo” trasmesso poi in streaming – si è complimentato per quanto fatto.

La buca per l'orchestra è stata automatizzata. Non c'è più il bar sotto la platea: è stato spostato nel foyer dei palchi. E al posto del Bar Donizetti c'è la sala chiamata "delle ballerine" per i bronzi contenuti, con ampia vetrata. Può essere usata come altra entrata. La pendenza della platea è stata maggiorata ed è stata levata la moquette, che rovinava l'acustica. C’è pure una piccola “sala degli specchi”, prendendoli dai vecchi arredi dismessi dei palchetti.

Oggi e domani “D’incanto” prosegue con un programma continuativo di visite guidate teatralizzate, originali e immersive, denominate "Donizetti On – Live". Un’audioguida fa sì che sia il teatro stesso a parlare – in italiano l’attore bergamasco Maurizio Donadoni, in inglese la voce di Claire Dowie – e a far scoprire ai visitatori storie, segreti, novità in cui non mancheranno le sorprese dal vivo. “Donizetti On” continuerà lungo tutto il periodo di  riapertura, con un calendario che si svilupperà intorno alle tante attività previste: qui il programma.

Unica nota stonata dell'inaugurazione? Niente buffet. Neppure un cincin. “Con la cultura non si mangia”, disse una volta Tremonti. In questo caso è, letteralmente, vero.

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