Tra il 2019 e il 2020

8 per mille, la Chiesa ha perso un milione di contribuenti. Gli italiani scelgono la scuola

Tra le ipotesi di questo crollo anche il peso degli scandali interni. Il vincolo statale delle risorse per la ristrutturazione degli edifici scolastici ha convinto i donatori

8 per mille, la Chiesa ha perso un milione di contribuenti. Gli italiani scelgono la scuola
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In termini di donazioni, la Chiesa Cattolica sembra non passarsela molto bene da un po' di tempo a questa parte: negli ultimi nove anni, gli italiani che le hanno destinato il loro 8 per mille sono stati tre milioni in meno, con addirittura un milione perso nel solo periodo 2019-2020.

Una triste realtà per la Conferenza episcopale italiana, che emerge dai dati resi disponibili dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia. Sembra inoltre che le preferenze stiano passando decisamente dagli enti religiosi a quelli statali, con numerose elargizioni da parte dei cittadini per i progetti di ristrutturazione ed adeguamento degli edifici scolastici.

L'anno scorso, su 41,5 milioni di contribuenti a livello nazionale, 16,8 milioni hanno destinato il loro 8 per mille a qualche istituzione. Di questi 12,1 milioni hanno indicato come destinatario la Chiesa Cattolica, ovvero il 71,1 per cento del totale. Nel 2018 a farlo erano stati 13,2 milioni, pari al 77,2 per cento di chi aveva donato.

C'è chi ipotizza che a pesare su questa decisione siano stati i numerosi scandali interni alla Chiesa, e che quindi questa perdita di contribuenti sia anche e soprattutto una perdita di fedeli. Ma c'è anche chi fa notare come, a incidere sulla scelta, possa essere stata anche la nuova modalità introdotta: dallo scorso anno è possibile infatti precisare la destinazione dell'8 per mille allo Stato tra cinque diversi ambiti beneficiari: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali e ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici. Proprio quest'ultima opzione è stata molto apprezzata dai contribuenti, probabilmente per via del fatto che si è deciso di vincolare queste risorse unicamente agli interventi nelle scuole, al contrario del periodo precedente in cui i governi, per ovviare a crisi finanziarie e di bilancio, hanno spesso dirottato questi fondi in altri settori dove avevano necessità di "tappare buchi".

Va anche tenuto presente che, soprattutto in questi due anni di pandemia, gli uffici scolastici, il personale e i genitori si sono resi conto che l'inadeguatezza, l'arretratezza delle strutture e le dimensioni ridotte delle classi hanno indubbiamente inficiato la possibilità di svolgere didattica in presenza, relegando gli studenti nelle loro case e facendo ricorso alla Dad, che è stata da tutti riconosciuta come strumento non idoneo per offrire una completa formazione ai ragazzi. Da qui la scelta di molti di aiutare le "povere" scuole italiane.

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