Alcune ragioni per cui è un peccato che Borriello non giochi più qui
Diciamo la verità: per chi come noi lavora nell'informazione, Marco Borriello in città è una gran bella cosa. Innanzitutto perché è un calciatore di talento, e dunque sul terreno di gioco offre sempre spunti interessanti, e poi perché anche lontano dal campo è uno di quei personaggi in grado di far sempre notizia. Forse involontariamente, come ci ha tenuto più volte lui stesso a sottolineare in svariate interviste, ma di fatto ne parlano tutti. Prendete questa estate: svincolato dall'Atalanta, ci ha messo più di un mese a scegliere in quale club giocare, godendosi nel frattempo una lunga e decisamente movimentata (almeno dal lato gossip) estate in quel di Ibiza; poi, quando ha deciso finalmente di firmare con il Cagliari, è tornato in campo e nella prima gara ufficiale ha messo a segno ben 4 gol. Bomber vero, come dicono i giovani d'oggi.
Bergamo, il buon Borriello, lo ha aspettato. E lui ha aspettato Bergamo. Alla fine, però, ha scelto Cagliari. Perché l'Atalanta non poteva garantirgli subito un posto in squadra come lui invece avrebbe gradito. E così, giusto un paio di settimane fa, ha deciso di cedere al corteggiamento prolungato dei sardi, condito anche da un lauto stipendio che i nerazzurri non avrebbero mai potuto garantire a un giocatore che, per quanto forte, ha comunque 34 anni. Peccato, perché in meno di 6 mesi Borriello era riuscito a conquistarsi tanti tifosi, gli stessi che, l'inverno scorso, avevano storto il naso davanti alle sue prime partite con la Dea e davanti a certi suoi atteggiamenti ritenuti, un po' superficialmente, poco "virili" (quanto si è parlato, decisamente a sproposito, della sua "calzamaglia"?). I quattro gol realizzati poi nelle ultime partite, compresa la meravigliosa doppietta alla Roma, hanno fatto cambiare idea a tanti e così, il 30 giugno, ovvero quando è scaduto il suo contratto in nerazzurro, molti hanno sperato che la società gli proponesse un rinnovo. Invece non è successo: a Bergamo sono arrivati Paloschi e Petagna, i due italiani che con Pinilla completano al momento il roster di centravanti atalantino. Peccato.
Peccato perché Borriello è un giocatore che, anche a 34 anni, in molti club di A può ancora fare la differenza. Lo ha dimostrato nei pochi mesi a Bergamo, dove si è rivelato fondamentale per raggiungere la salvezza, e lo ha dimostrato già al debutto con il Cagliari, quando in Coppa Italia, contro la seppur modesta Spal, ha messo a segno un poker nel 5-1 finale, facendo così innamorare il pubblico sardo, che già sogna grazie alla coppia Borriello-Sau. Peccato, perché alla Dea avrebbe fatto comodo un giocatore come lui: se Paloschi rappresenta la certezza (almeno in termini di 11 titolare) della nuova Atalanta targata Gasp, Petagna e Pinilla sono più di un'incognita. Il primo è alla sua prima vera esperienza in A, e anche in B non ha certo brillato per numero di realizzazioni, mentre il secondo, sebbene abbia tutti i numeri del grande attaccante, in un anno e mezzo di Atalanta ha passato quasi più tempo in tribuna e infermeria per squalifiche e infortuni che sul campo. A Borriello gli si possono muovere molte critiche, ma nei mesi passati a Bergamo ha dimostrato di saper andare oltre le critiche, di saper gestire il proprio fisico e, soprattutto, di saper essere ancora decisivo, più di tanti colleghi ben più giovani.
Peccato, perché lui stesso sarebbe rimasto volentieri ai piedi delle Mura. Con la sua carriera che volge al termine, Borriello non ha mai nascosto che avrebbe particolarmente apprezzato la possibilità di poter continuare a giocare ad alto livello pur rimanendo vicino a Milano, città che ha ormai eletto come casa sua. Non è un caso che nei mesi passati a Bergamo avesse deciso di fare avanti e indietro dal capoluogo meneghino per allenamenti e partite. Del resto si sta parlando di neppure un'ora di auto. E così Borriello ha atteso a lungo una chiamata nerazzurra, tra allenamenti condivisi con i fan in quel di Ibiza, scatti social e sfide con l'amico Bobo Vieri. Poi ha vinto l'orgoglio e la volontà di dimostrare di essere ancora un giocatore in grado di essere decisivo. Giusto così.
Peccato, infine, perché le tifose atalantine avrebbero rivisto volentieri la sua esultanza a torso nudo, con il petto adornato da tatuaggi maori, e perché i tifosi atalantini avrebbero di certo gradito la presenza in quel del Comunale dell'ultima fiamma di turno del latin lover Marco, che fosse l'impareggiabile Belen come il gossip va dicendo da tutta estate, o che fosse un'altra pulzella di bella presenza. Perché Borriello, del resto, non è un semplice calciatore, ma un vero e proprio uomo di spettacolo. Nei pochi mesi passati a Bergamo, automaticamente s'era alzata anche l'attenzione di giornali e tv per la Dea, spesso purtroppo relegata alle pagine di fondo o ai servizi di fine tg come tante altre squadre medio-piccole italiane. L'attaccante, soltanto grazie al suo carisma e alla sua immagine che va ben oltre il campo da gioco, era riuscito a dare un po' più di visibilità al club, cosa sempre gradita. Insomma, è un peccato che Marco Borriello, nella stagione 2016/2017, non giochi a Bergamo. Ma ce ne faremo una ragione e speriamo che, tra qualche mese, non saremo ancora qui a rimpiangerlo. Del resto i giocatori passano, la Dea resta.