Alla scoperta del mito charrùa

I consigli di lettura di Libri di Sport Per Maradona, il più forte di tutti

I consigli di lettura di Libri di Sport Per Maradona, il più forte di tutti
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È nato un nuovo progetto editoriale. Giovane, fresco, moderno. Si chiama Libri di Sport e ha un obiettivo: raccontare quanto di meglio (o comunque di bello) offra la letteratura sportiva. Un settore che, negli anni, ha preso vigore e che è composto da una galassia di piccole realtà a cui Libri di Sport vuole dare visibilità. Sono recensioni di libri, sì, ma soprattutto consigli per letture più o meno conosciute, di grandi case editrici così come di piccole realtà italiane e straniere; grandi vite di campioni così come storie inedite che meritano di essere ricordate. Tutto questo viene inoltre arricchito da una scelta grafica accattivante che dà al progetto un’impronta ben definita e che ambisce ad abbinare l’estetica alla letteratura, passando per il contenuto. Per tutti questi motivi, BergamoPost ha deciso di riproporre ai suoi lettori, settimanalmente, alcuni degli articoli di Libri di Sport. Buona lettura.

 

"Il Trinche Carlovich. Il settimo era un folletto" - Daniel Console
di Alberto Coghi

«Con arroganza, ho preteso tramutare un mito e una leggenda in un racconto, ma ovviamente non ci sono riuscito. Meglio così, che leggenda sia, gli si addice di più». Con queste parole Daniel Console, giornalista sportivo argentino, decide di chiudere la sua ultima fatica letteraria dedicata ad un personaggio leggendario per il calcio albiceleste: Tomàs Felipe Carlovich, "el Trinche". Il Trinche Carlovich, un personaggio unico nel panorama calcistico dell’Argentina, amante e amato dalla città di Rosario e simbolo di un calcio bello e divertente, fatto per far innamorare il pubblico. Forse è anche per questo, per la scelta di un soggetto variopinto dalle mille sfaccettature, che il libro di Console è difficilmente incanalabile in un genere letterario e paragonabile ad altre biografie di sportivi (seppur con una risonanza mediatica maggiore a quella del “Maestro” Carlovich). Quello di Console è un tentativo di svolgere una tesi di laurea sul giocatore rosarino con l’ausilio di tutte le fonti a disposizione: interviste di ex compagni, testimonianze di chi lo ha visto giocare, tabellini dei match, articoli di giornale e documenti ufficiali dei club. E anche a livello di resa grafica e d’impaginazione sembra proprio che il libro ricalchi le tesi di laurea di oggi: formato A4, difficilmente collocabile in uno scaffale con altri libri e particolarmente complesso da maneggiare. Forse anche su questo ci si è fatti troppo trascinare dall’ecclettismo del Trinche.

Il Central de Cordoba. L’obiettivo, nemmeno troppo nascosto, è quello di dettagliare il più possibile chi fosse quello che Maradona dipinse come il giocatore più forte d’Argentina. Eppure tutta la pretesa di scientificità che Console cerca di dare a Carlovich non riesce lo stesso a delineare i tratti di un giocatore leggendario. Quando si parla del “Trinche” (soprannome che non ha un significato ben preciso…) si parla di un volante, un numero 5 alto, dal capello lungo e la barba folta (figlia dei suoi geni slavi) che dispensava giocate imprevedibili di alta classe ad una velocità tutta sua (il suo marchio di fabbrica era il doppio tunnel avanti ed indietro). Uno spirito bohèmien che amava l’alcool, le risse (anche in campo) e odiava le regole. Quando si parla del “Trinche” si parla dell’amichevole della Selecciòn Rosarina contro l’Argentina a pochi giorni dai mondiali del 1974: la partita in cui quelli di Rosario umiliarono l’Albiceleste, tanto da portare il selezionatore Cap a scongiurare per la sostituzione di Carlovich a fine primo tempo. Quando si parla del “Trinche” si parla delle sue tre (tre!) partite nella Primera A argentina: sì perché il Maestro ebbe un unico grande amore, fatto di momenti intensi e di...

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