Quando il Serve & Volley era di moda

I consigli di lettura di Libri di Sport Un tennis che non esiste più

I consigli di lettura di Libri di Sport Un tennis che non esiste più
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È nato un nuovo progetto editoriale. Giovane, fresco, moderno. Si chiama Libri di Sport e ha un obiettivo: raccontare quanto di meglio (o comunque di bello) offra la letteratura sportiva. Un settore che, negli anni, ha preso vigore e che è composto da una galassia di piccole realtà a cuiLibri di Sport vuole dare visibilità. Sono recensioni di libri, sì, ma soprattutto consigli per letture più o meno conosciute, di grandi case editrici così come di piccole realtà italiane e straniere; grandi vite di campioni così come storie inedite che meritano di essere ricordate. Tutto questo viene inoltre arricchito da una scelta grafica accattivante che dà al progetto un’impronta ben definita e che ambisce ad abbinare l’estetica alla letteratura, passando per il contenuto. Per tutti questi motivi, BergamoPost ha deciso di riproporre ai suoi lettori, settimanalmente, alcuni degli articoli di Libri di Sport. Buona lettura.

 

"Vite brevi di tennisti eminenti" - Matteo Codignola
di Giacomo Moccetti

Alice Marble ha vinto 18 tornei del Grande Slam tra singolare, doppio e doppio misto; è svenuta sul Centrale del Roland Garros; si è ammalata di tubercolosi; è stata sceneggiatrice per il fumetto di Wonder Woman; ha fatto la spia per il governo americano durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha vissuto, insomma, una vita da romanzo. Quella di Alice Marble è una delle innumerevoli vite raccontate, accennate, magari solo sfiorate nel libro di Matteo Codignola, un libro che come dice il titolo – a volte i titoli grazie al cielo sono quello che dovrebbero sempre essere, esplicativi del contenuto – raccoglie “Vite brevi di tennisti eminenti”.

Come Mordecai Richler. L’autore nella vita fa (anche) il traduttore, ad esempio di Mordecai Richler, uno che alla sua passione per lo sport ha dedicato pagine memorabili. Lo ha fatto attraverso Barney Panofsky e il suo fanatismo per l’hockey su ghiaccio, lo ha fatto soprattutto scrivendo “Il mio biliardo”, che può essere considerato un’ode allo snooker. Chissà se Codignola nel concepire la sua opera si sia ispirato a quelle 200 pagine dove Mordecai racconta la sua malattia per il biliardo; quel che è certo è che un’analogia c’è, ed anche piuttosto evidente: entrambi raccontano di uno sport che nella loro vita è diventato un’ossessione che sfiora il disagio psichico. È lo stesso Codignola ad ammettere i contorni quasi patologici della sua passione per il tennis, tanto che il libro può tranquillamente essere considerato un atto di amore a fini terapeutici.

Quando il Serve & Volley andava di moda. Se alla passione ci unite una padronanza della lingua italiana fuori dal comune – perlomeno per quanto riguarda la letteratura sportiva – ecco che avete il terreno da gioco del libro uscito per Adelphi. E a scendere in campo a quel punto sono le storie di un tennis che non c’è più e che è pure stato un po’ dimenticato dalla letteratura di genere (escludendo Gianni Clerici). Storie che immaginiamo essere infinite e allora per evitare che il libro assuma una lunghezza paragonabile al primo set tra Charles Pasarell e Pancho Gonzales a Wimbledon 1969 (che per la cronaca finì 24-22 per il primo) Codignola utilizza un espediente...

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