La storia

«Ho fatto la pendolare tra Caserta e Bergamo. Ora separo coppie in crisi a causa di un lavoro distante»

L’avvocato Posillipo: «Ho visto tante donne e uomini frustrati perché costretti a rinunciare alla loro vita per la certezza economica»

«Ho fatto la pendolare tra Caserta e Bergamo. Ora separo coppie in crisi a causa di un lavoro distante»
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Una storia interessante in cui si parla di Bergamo, anche se tangenzialmente, quella riportata da Casertanews. Una storia che si riallaccia a quella della ragazza di Napoli, Giuseppina Giuliano, che ha deciso di fare la pendolare quotidiana verso Milano per il suo lavoro da bidella. Al netto dei dubbi che sono sorti relativamente al racconto della Giuliano, emerge una “difficoltà lavorativa” che caratterizza il Sud Italia.

Il caso non è unico. Carmen Posillipo, oggi avvocato, mamma e moglie, racconta:

«Vinsi il concorso in Lombardia e, quindi, per l’anno di prova prima dell’immissione in ruolo, viaggiavo in aereo da Napoli a Bergamo e viceversa. Partivo da Napoli alle 3 del mattino raggiungevo Milano, noleggiavo un’auto e poi a Bergamo. Restavo lì fino a mercoledì alle 12, perché avevo scelto un tempo part time, e rifacevo il percorso inverso per raggiungere il mio studio alle 15, all’epoca a Marcianise. Spendevo 1500 euro al mese e ne guadagnavo 850, ma non volevo rinunciare all’immissione in ruolo».

Questo perché non è semplice rinunciare al mito dell’impiego statale.

«La libera professione dà tante incertezze. soprattutto agli inizi, e molte meno garanzie. Quante persone decidono di non fare il lavoro che amano proprio per avere una certezza economica. Come colpevolizzarli? Però a volte facendo certe scelte, guadagni uno stipendio ma perdi tanto altro. Io era giovane, forte e senza famiglia all’epoca. Quindi ho guadagnato “il ruolo” e un bel barotrauma per la perforazione parziale al timpano per i troppi voli, oltre ad una trentina di herpes da stress».

Quell’anno, però, le ha cambiato la vita.

«Ho visto migliaia di donne e uomini che salivano e scendevano per l’Italia, sacrificando vita, famiglia e soprattutto se stessi. Vivevano viaggiando. Ho visto persone che svolgevano il proprio lavoro frustate perché lontane da casa. Oggi separo famiglie che pagano il prezzo della troppa assenza da casa per motivi di lavoro. Non è giusto tutto ciò, ma soprattutto alla base c’è davvero tanta disorganizzazione statale. Non bisogna essere costretti a rinunciare alla propria vita e famiglia per lavorare e sopravvivere».

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