I consigli di Laura Adele Feltri. Com'è che Borgo Santa Caterina piace così tanto
Decisiva è la sensazione di trovarsi come in un paese, con un forte senso di comunità. In via Suardi stanno nascendo le tre torri
di Luigi de Martino
Ogni quartiere della città ha una sua connotazione anche dal punto di vista immobiliare. Anzi, a volte tante connotazioni. Abbiamo i quartieri storici con determinate caratteristiche, quelli novecenteschi, quelli popolari e quelli periferici... Leggiamo le caratteristiche immobiliari accompagnati da un’esperta del settore, Laura Adele Feltri.
Cominciamo dal borgo di Santa Caterina. Ci può dire qualcosa delle sue origini.
«A quanto si sa, la via si sviluppò come prolungamento di via San Tomaso oltre le Muraine e oltre il torrente Morla, in direzione della Valle Seriana, ma anche della Valle Brembana perché, fino al Cinquecento, per andare a Zogno bisognava passare da Monte di Nese o da Selvino. Somigliava al borgo Palazzo, anch’esso oltre le Muraine, prolungamento di Pignolo, alla cui parrocchia era legato. Erano borghi popolari e artigiani, gente laboriosa che si dava un gran da fare».
Il borgo fu segnato da un evento prodigioso.
«Sì che forse ne modificò un poco la storia, rendendolo un borgo particolarmente vivace e coeso, molto identitario. Il 18 Agosto 1602, a mezzogiorno, una stella emanò tre raggi luminosi che illuminarono il dipinto della Madonna Addolorata, che si trovava sul muro di una casa da G. Giacomo Anselmi, ridandogli la bellezza delle sue origini, che con l’usura si era persa. Riapparve come fosse stato appena dipinto e la cronaca narra che nel giorno stesso dell’apparizione, e in quelli successivi, si verificarono numerose guarigioni miracolose».
Ma l’apparizione?
«Fu l’apparizione della stella, non della Madonna. Infatti sulla facciata del Santuario si trova la scultura di un angelo che porta la stella. Nel santuario sono conservati dipinti relativi a un altro fatto ritenuto prodigioso dal popolo: quando nel 1799 arrivarono gli austro-russi, ma nel borgo non si registrò alcun danno, niente di disastroso: il merito venne attribuito alla Madonna. Nel 1606 grazie all’offerta generosa della famiglia Galiana fu realizzato un gruppo ligneo sul modello del dipinto, che tutt’ora viene portato in processione nelle vie del borgo in memoria del miracoloso evento. Fu eretta anche una colonna in marmo bianco di Zandobbio, sormontata da una scultura della Pietà, che alla fine dell’Ottocento trovò la sua definitiva collocazione sul piazzale del Santuario».
Oggi come si presenta questa zona?
«Borgo Santa Caterina ha un fascino particolare, che fonde tra passato e presente. Se si confrontano le foto di inizio secolo a quelle di oggi ci si accorge che i caseggiati sono stati ristrutturati, tuttavia mantenendo inalterate le caratteristiche. Sono cambiati i gestori delle attività, alcuni fornai, le eccellenti gastronomie hanno lasciato il posto a bar, ristorantini, enoteche, negozietti di abbigliamento e profumerie, che regalano un ambiente interessante e sereno sia di giorno che di sera».
Questo ha avuto ripercussioni sulle valutazioni immobiliari?
«Decisamente sì, è bene ricordare che ogni cambiamento in un quartiere si ripercuote immediatamente sui valori delle abitazioni, nel bene e nel male. Si pensi solo alla viabilità: alcune vie vengono scelte per la facilità di accesso, altre per la quiete... Così come il traffico ha una incidenza notevole, anche le frequentazioni determinano i valori».
È un quartiere in via di riqualificazione?
«Prima o poi ogni zona della città “si rifà il look”; in questo ultimo anno risulta sempre più forte il desiderio di abitazioni che rispondano alle esigenze cosiddette “smart” e il cantiere in via Suardi, “Tower Santa Caterina”, risponde a queste ultime. Verranno costruite tre torri di diversa altezza con una piazza antistante, i balconi, di varie dimensioni, saranno piantumati e diventeranno salotti verdeggianti, ammirevoli anche dall’esterno».
Ci spiega quali siano queste esigenze?
«Le persone hanno desiderio di inclusione, vivere in casa, avere tranquillità e privacy ma anche uno spazio esterno da vivere e condividere. Il lockdown ha messo a dura prova chi aveva scelto case in centro con piccoli balconi o addirittura senza sbocchi. Erano già in atto cambiamenti nelle costruzioni, il bosco verticale di Milano ha senza dubbio ispirato Bergamo che ha seguito l’esempio in modo meno eclatante e più alla portata di tutti, sia nei prezzi che negli spazi. Ha fatto bene la nostra città a non permettere la costruzione di palazzi mastodontici; Bergamo è rimasta un luogo accogliente, non alienante, aspetto che la fa amare un po’ da tutti e che la rende molto appetibile da un punto di vista abitativo. Tra i luoghi a misura d’uomo della nostra città, il borgo di Santa Caterina è forse il migliore».