L'esperta risponde

I consigli di Laura Adele Feltri: come il green sta cambiando la nostra economia

«Le società, se vogliono stare al passo coi tempi, devono adattarsi alle nuove sensibilità. Si tratta di una novità epocale, che fa bene a tutti»

I consigli di Laura Adele Feltri: come il green sta cambiando la nostra economia
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di Luigi de Martino

Il rispetto per l’ambiente negli ultimi anni è diventato un valore sempre più diffuso tra i consumatori, soprattutto giovani. Come si comportano le grandi aziende? E che cosa significa questa tendenza nel mondo della casa? Ne abbiamo parlato con Laura Adele Feltri, esperta di questioni immobiliari. «Ovviamente i giovani sono anche consumatori: le società quindi, se vogliono stare al passo con i tempi, seguono questo andamento. Le imprese sono partite con piccoli cambiamenti mentre oggi investono molto nell’innovazione. Un cambiamento epocale che fa bene a tutti».

Laura Adele Feltri

Ci può fare alcuni esempi nei vari settori?

«Uno studio della società di ricerca internazionale Euromonitor rivela che il 75 per cento delle aziende globali riconosce l’influenza del cambiamento climatico sul comportamento dei consumatori e il 72 per cento agisce di conseguenza. Negli anni passati si parlava solamente di una moda di nicchia. Nel 2024 ci si è resi conto che è un fenomeno strutturale e strutturato che genera ampie trasformazioni, tecnologiche e culturali».

Il settore alimentare come si sta muovendo invece?

«Basta leggere il rapporto 2023 sul settore delle proteine alternative di Good Food Institute per accorgersi che le vendite globali di carne e latticini a base vegetale hanno raggiunto i 29 miliardi di dollari. I menù di Burger King, Subway e Starbucks continuano ad aggiungere opzioni vegetali per i loro clienti. Sempre questo rapporto ci mostra che in dieci anni vegetariani e vegani sono arrivati a rappresentare il 9,5 per cento della popolazione, sono quadruplicati».

Passando al versante della mobilità, stiamo assistendo a un aumento nelle vendite di e-bike, realtà riscontrabile anche in Italia.

«Sì, ma c’è molto da fare per quanto riguarda le infrastrutture dedicate. Nel nostro Paese contiamo circa cinquemila chilometri di corsie e piste ciclabili nei 107 capoluoghi di provincia e città metropolitane; ma per raggiungere, entro il 2030, livelli analoghi a quelli delle città del Nord Europa bisognerà investire molto di più. Il Fondo per lo sviluppo di ciclovie urbane ha stanziato dieci milioni dal 2023 al 2025. Una risorsa esigua rispetto alle necessità di una moltitudine di persone che riconosce la bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile».

Investimenti che riguardano non solo le città metropolitane ma anche e soprattutto quelle turistiche...

«Accanto alla quotidianità dell’uso della e-bike c’è l’aspetto delle vacanze, dove pure l’uso della bici assistita è in ascesa: i dati Ancma fotografano un 40 per cento in più di vendite delle stesse con una scelta sempre più spostata sulle e-bike. Anche il cicloturismo italiano vive un buon momento: il quarto Rapporto Isnart-Legambiente ricorda che sono incrementate del 4 per cento le presenze cicloturistiche in Italia nel 2023».

Accanto alle vacanze in movimento troviamo sempre di grande rilevanza quelle enogastronomiche.

«Se i supermarket vendono sempre più prodotti vegani e vegetali, i ristoratori non sono stati a guardare: si sono attivati inserendo nei loro menu piatti anche per i cittadini che hanno fatto questa scelta. Alcuni hanno fatto molto di più: si sono lanciati su prodotti esclusivamente vegani. Come Flower Burger, catena presente anche a Bergamo, nata a Milano nel 2015 e arrivata a 19 aperture in Italia e una a Madrid. Ha in programma cinque nuove aperture entro metà 2025».

La cucina vegetale è diventata sempre più gustosa, libera di spaziare. Quali importanti ristoranti si sono aperti?

«Troviamo Rifugio Romano nella capitale e Giardì a Milano. Tra le nuove aperture di alta ristorazione come non menzionare Stua da Legn all’interno del Salin Spa & Moutain Resort a Livigno, o Talea, il nuovo ristorante di San Patrignano. A Milano, oltre all’oramai noto Joia, si fa largo per l’alta cucina vegetale anche Altatto e Horto, stellato vista Duomo in cima a Palazzo Broggi, mentre Bologna propone anche corsi di cucina plant-based. C’è solo l’imbarazzo della scelta».

E chi vuole sperimentare a casa, di quali strumenti si avvale per mangiare in modo alternativo?

I libri dedicati alla cucina vegana e vegetariana sono in continuo aumento, così come le app. Planter è la più conosciuta ed è stata creata da Carlotta Perego, anche autrice di libri come Cucina Botanica. Con la consulenza di Silvia Goggi, medico specializzato in Scienza dell’alimentazione e autrice di quattro volumi sul tema, propone un piano alimentare personalizzato per ciascuno. Oggi si contano trentamila abbonati, in prevalenza donne Under 40. Direi un grande risultato tutto al femminile».

Parlando di un settore molto caro a lei, quello della casa, assistiamo all’integrazione di prodotti come legno, canapa, sughero e lana per arginare le emissioni del mattone.

«Leggendo il rapporto “2022 Global Status Report for Buildings and Construction” dell’Onu si evince che le emissioni di CO2, come il 34 per cento dei consumi globali di energia, dipendono dalla filiera edile, occorre quindi un cambio di rotta urgente. Si è deciso così di ampliare lo sguardo e di inserire componenti di origine naturale o vegetale, estratti o lavorati a bassa intensità di energia, riciclati, reperiti a chilometro zero nelle costruzioni. La strada è tracciata: maggiore è la quantità dell’uso di questi materiali, maggiore sarà la sostenibilità finale. Gli edifici di ultima generazione saranno dotati quindi di un attestato di sostenibilità, oltre che di prestazione energetica. Legno, canapa, scarti e sottoprodotti di filiere alimentari, forestali e tessili, sughero, erba e lana sono gli ingredienti di una nuova edilizia».

L’unico materiale strutturale riconosciuto dalla legge in Italia (al pari di calcestruzzo, acciaio o laterizio) è il legno, sempre più protagonista anche nei multipiano e in contesti urbani. Come proseguire questo percorso?

«Con la consapevolezza che, come sottolinea Asselegno Federlegno, bisogna fare i conti con la limitatezza della materia prima e con la mancanza di filiere industriali che, unite al costo dei trasporti, rende ancora la strada in salita, ma con buone prospettive all’orizzonte per abbattere i prezzi. Un ottimo isolante è la canapa, la cui coltivazione risulta molto ecologica, con una produzione minima di anidride carbonica; altri ottimi isolanti sono la lana di pecora, la paglia e l’erba. Tornando a parlare di cemento, spiega Gian Luca Guerrini, esperto di sostenibilità dei materiali che: “Si sta lavorando alacremente all’abbattimento o la cattura di CO2 nella produzione del clinker e sulla riduzione della percentuale del clinker nel prodotto, tutto a parità di caratteristiche e durabilità”».

Esiste anche una cosmesi vegana: un altro settore come che risente del richiamo alla sostenibilità?

«Sì, ed è un fenomeno che non riguarda solo le nuove generazioni, ma anche quelle precedenti, avendo notato che ci si mantiene in salute con il movimento e con il cibo giusto, ma anche con l’utilizzo di prodotti, per la maggior parte creme, non testati su animali e di origine vegana e vegetale, un boom che vale un più sei per cento all’anno nel settore. La società di ricerche di mercato Vantage Market Research lo traduce in guadagno: la cosmesi vegana raggiungerà i 21,5 miliardi di dollari di spesa entro il 2028».

Possiamo quindi parlare di una forte ricerca in cosmesi e moda? Quali esempi può portarci?

«Ricerca e innovazione vanno di pari passo. Ogni elemento è considerato come qualcosa che da materiale di scarto possa diventare importante in una nuova composizione di tessuto o di prodotto per la cosmesi. La chiave di volta per aumentare il livello di sostenibilità del tessile per la moda è la ricerca. Dalla quale, negli anni, sono nate fibre sintetiche come il Tencel (derivato dalla cellulosa di eucalipto o faggio) o filati nati dalla rigenerazione di scarti come Econyl, un nylon rigenerato. Ma la strada “giusta” non è una sola, come sottolinea Mauro Sanpellegrini, responsabile ricerca e innovazione della Federazione Tessile e Moda. A segnare la strada ci sono anche le nuove normative europee, che l’Italia seguirà per rispondere alle esigenze di tante persone e che prima di essere consumatori sono espressione della salvaguardia del green».

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