L'esperta risponde

I consigli di Laura Adele Feltri. Il successo del Salone del Mobile, un'edizione mirabolante

L'immobiliarista bergamasca racconta la sua visita e le sue considerazioni: «La casa diventa sempre più intelligente»

I consigli di Laura Adele Feltri. Il successo del Salone del Mobile, un'edizione mirabolante
Pubblicato:

di Paolo Bosio

Dopo il buio della pandemia che ne ha visto uno stop forzato, è tornato a Milano Fiera il tanto apprezzato Salone del Mobile, che ha costruito la sua fama in lunghi anni, a partire dal 1961, da quella edizione inaugurale nata nel pieno degli anni del boom economico italiano. Ne abbiamo parlato con Laura Adele Feltri, immobiliarista ed esperta di argomenti legati alla casa.

Laura Adele Feltri

Che cosa ne pensa di questa manifestazione?

«È molto importante, ha mantenuto negli anni una rilevanza notevolissima. È rivolta agli operatori del settore, ai professionisti che gravitano attorno a quel mondo, come noi agenti immobiliari, ma è aperta sempre più anche ai privati. Ci sono molte novità da scoprire, innovazioni che renderanno l’ambiente domestico più funzionale e gradevole».

Ci porta un esempio?

«Se ripensiamo alle cucine delle nostre nonne ci accorgiamo della grande diversità rispetto a oggi; nel tempo le aziende produttrici hanno puntato su una ricerca costante nel campo del progetto e dei materiali, inserendo diverse innovazioni tecnologiche. Questo ha permesso di passare da cucine composte per lo più da elettrodomestici posti l’uno di fianco all’altro a veri mobili integrati, con grande armonia nei soggiorni. Oggi gli elettrodomestici non si notano più, sono completamente a scomparsa, come se la casa non avesse un angolo per cucinare e invece... apriamo un’anta scorrevole che ci mostra elettrodomestici di ultima generazione con forme diverse, dalle più eclettiche a quelle più lineari, lavandini con integrati trita-rifiuti, erogatori di acqua di ogni genere (frizzante, semifrizzante, naturale, fredda, tiepida, calda), la cappa è simile a un lampadario oppure è incassata di fianco ai fuochi di cottura, il tutto volto alla funzionalità e all’estetica. È stupefacente: ogni anno si assiste all’evoluzione di ciò che è stato presentato in anteprima l’anno precedente. È una sorpresa continua!».

Come di consueto, all’apertura ha partecipato il presidente del Consiglio, come è andata la prima giornata con la Meloni?

«Già il primo giorno (nella prima mattinata), il Salone ha registrato la vendita del 33 per cento di biglietti in più rispetto al 2021. Un dato che dimostra come quest’anno, complice anche la manifestazione Euroluce, questo grande evento fosse molto atteso: si è confermato tale anche per l’economia italiana».

Cosa l’ha colpita di più?

«Sono sempre affascinata dal design, che può abitare le fabbriche, le case, gli uffici, gli ospedali, le scuole, gli aeroporti, i musei. Ogni ambiente può venire impreziosito con un oggetto d’arredo particolare che potrà conferire una connotazione personale. Alcune case oggi non sono solo arredate con soluzioni o mobili funzionali ma addirittura con pezzi unici, che trasmettono bellezza e colore».

Le novità quali sono state?

«Innanzitutto la superficie di esposizione, tutto su di un unico livello. Questo consente, a mio parere, una visione meno dispersiva: così è tutto più concentrato e di più facile fruizione. E poi sicuramente il ritorno di Euroluce dal titolo The city of Lights con creazioni che sembrano opere d’arte. Spettacolare l’enorme nuvola sospesa al soffitto da cui si espande la luce (Cloud di Maxim Velcovsky), le bolle di sapone colorate, le lampade da tavolo che diventano vasi da fiori, le lampade a forma di animale (Hungry Frog di Marcantonio); sono rimasta folgorata dagli enormi lampadari che richiamano la maestosità dei grandi saloni di un tempo, oggi adatti a mega uffici di rappresentanza, sia pubblici che privati. Sono stati 550 i designer espositori sotto i trentacinque anni, ventotto le scuole di design e ben quindici le startup dove si sperimenta il riciclo di materiali, il recupero di prodotti per l’edilizia e creazioni tridimensionali. Tra le varie opzioni, infatti, c’è uno spazio creato per dare visibilità ai progettisti under35 (Salone Satellite). Da questo incontro tra il mondo dell’impresa e le innovazioni emergenti, nascono arredi funzionali e originali oltre che sostenibili, aspetto che viene tenuto in grande considerazione dalla maggioranza delle aziende di produzione. Quest’anno si è posta molta attenzione anche alle materie frutto dell’evoluzione chimica che diventa però sempre più “green” a partire dai colori, che sono tornati ad essere quelli caldi della terra. È in voga anche il blu ottanio mentre è stato accantonato il rosa che tanto era andato di moda negli anni passati».

Si è parlato molto anche del Fuorisalone. Ci racconta cosa è?

«Il Fuorisalone è divenuto sempre più importante. In passato era composto da eventi soprattutto serali nei vari showroom delle aziende o spazi espositivi affittati per l’occasione. Era più che altro un incontro tra addetti ai lavori per smaltire la stanchezza della giornata, raccontandosi le impressioni della manifestazione. Quest’anno si è notato uno spostamento di numerose aziende produttrici che hanno allestito le loro proposte non solo dentro la Fiera, ma anche in show-room in centro città, molto curati ed eleganti».

Quindi un Fuorisalone sparso per la città di Milano?

«Sì e infatti, più del solito, in questi giorni a Milano si sentivano parlare tutte le lingue del mondo. Si sono poi organizzate tante tavole rotonde, presentazioni di nuove soluzioni, incontri culturali. Si è parlato di “superdesign”, ci si è interrogati con i progettisti per capire come l’intelligenza artificiale si evolverà negli ambienti domestici. I primi esempi sono nella casa smart di Samsung. Una grande attrazione è stata anche la mostra (Design Re-Evolution) curata dalla rivista per eccellenza del mondo dell’arredo, Interni: sei luoghi sparsi per la città da ammirare partendo dall’Università e dall’Orto Botanico di Brera fino ad arrivare alla Torre Velasca passando per Eataly Milano Smeraldo. La città si è rimessa a nuovo con iniziative di rigenerazione urbana che si riflettono nella scelta di luoghi che uniscono i distretti storici alle nuove sedi delle aziende».

C’è qualche evento in particolare che ha seguito?

«L’incontro con Gaetano Pesce per la boutique di Bottega Veneta dal titolo Vieni a vedere. Sentirlo raccontare i suoi primi passi e le tappe principali della sua lunga carriera infonde energia ai giovani. Il suo lavoro una volta di più conferma che l’arte non è standardizzazione e uniformità, ma deve trasmettere emozioni profonde, promuovere diversità di idee e creazioni. Molto attesa anche l’inaugurazione al pubblico di Palazzo Orsini, quartier generale di Giorgio Armani, che ha mostrato le novità della sua collezione dedicata alla casa. E poi come non citare le case galleggianti in Darsena di Azimut Yacht?».

Quali arredi, che stile ci dovremo aspettare per il futuro?

«Ci sono oggetti che esprimono la voglia di creare forme comode come tavoli senza spigoli, divani morbidi e assemblabili o lampadari come bolle di sapone fluttuanti nell’aria. L’arredo pare quindi più sinuoso nelle forme. Le aziende sembrano proiettate verso collezioni internazionali dando ampio respiro anche ai progetti outdoor, esterni, che nel mondo dell’arredo hanno un valore aggiunto superiore. Poliform, ad esempio, presenta la sua prima collezione, elegante quanto quella dell’arredo interno. Troviamo anche una grande spinta verso la sostenibilità (tra i molteplici i dibattiti: “Quanto sono davvero eco i materiali riciclati”?)».

Tra le realtà italiane ha qualche nome da suggerire?

«Lo Stand di Gervasoni, realtà di Udine, dove sono presenti divani dalle forme innovative e con sedute che si guardano in senso opposto per creare un viso a viso, schienali che si piegano a portafoglio così da sistemarli all’altezza desiderata. Il tema delle forme curvilinee è fortemente tra basamenti di tavoli, librerie e credenze. Nello specifico, nello stand di Lema (azienda di Alzate Brianza) il tema è declinato nel tavolino da caffè, anche se il pezzo forte sono le cabine armadio aperte o racchiuse in pareti trasparenti; si aggiungono i tanti scomparti per cravatte e anelli, i punti luce ovunque e addirittura un minibar. E ancora: come non menzionare Arflex (impresa di Giussano) dove la contaminazione tra atmosfere orientali e pezzi storici diventa il must di questa collezione che arricchisce i divani di accessori come i mobiletti terminali al posto dei classici braccioli».

Per concludere questa lunga carrellata quale pensiero ci lascia?

«Innanzitutto credo che l’affluenza dall’estero dimostri ancora una volta la centralità di questo evento. Arrivando in Fiera con la metropolitana nel tunnel di collegamento vi è una magnifica presentazione da parte delle aziende dei loro designer di riferimento. Assistiamo così a un’inversione di tendenza: non solo le famose archistar, ma un equilibrio ritrovato tra marchio e architetto famoso che vicendevolmente si danno forza. Per concludere, tengo buone come auspicio per il futuro, le parole di Enrico Pazzali (presidente di Fondazione Fiera Milano): "Quest’anno il settore sta definitivamente uscendo dal periodo difficile, siamo vicini ai livelli di attività del 2019: il peggio è alle nostre spalle"».

Seguici sui nostri canali