I consigli di Laura Adele Feltri. L'esempio di Redona: così si fa vera rigenerazione
Una nuova piazza si apre verso la vecchia scuola e la chiesa, dando un senso di accoglienza. Condomini all’insegna della qualità. L’immobiliarista applaude alla rigenerazione degli spazi nel cuore del quartiere: «Un’armonia tra vecchio e nuovo»
di Luigi de Martino
Il quartiere di Redona si è arricchito di un nuovo insediamento edilizio, a due passi dalla chiesa e dall’oratorio. Si chiama Redona Nuova. È caratterizzato da alcuni condomini progettati con cura e da una bella piazza che mette in comunicazione la parte vecchia del quartiere con questa. Parliamo di Redona e del nuovo insediamento con Laura Adele Feltri, immobiliarista, esperta di legislazione nel campo della casa.
Redona era un Comune, fino a un secolo fa, poi è diventato quartiere della città, con delle caratteristiche particolari.
«Bisogna considerare che Redona per decenni è stato luogo di industrie (per esempio la Filati Lastex), ma anche di campagna, sia in pianura che in collina. Comunque era una comunità molto coesa attorno alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo, punto di aggregazione in passato come oggi. È caratteristico il vialetto di tigli che porta all’ingresso principale».
Redona sta vivendo una nuova riqualificazione.
«Il problema quando si interviene in un luogo ricco di storia è cercare un’armonia tra nuovo e vecchio. A me sembra che l’obiettivo a Redona sia stato centrato, si respira una bella sensazione nella nuova piazza, a un passo dalla vecchia scuola e dalla chiesa».
Ma costruire il nuovo ha ancora senso a Bergamo?
«Molto dipende dalla qualità. A Redona si è costruito bene e il mercato ha premiato il lavoro fatto: in breve tempo sono stati venduti trentadue appartamenti e sette negozi. Sono stati inseriti in classe ecologica A4, usufruiscono di impianti geotermici e fotovoltaici. Sarà poi allestito un parco privato a uso pubblico, attiguo alle abitazioni, che ricorda i cortili di una volta, dove si potevano crescere i figli in sicurezza e magari potevi trascorrere i fine settimana socializzando con i vicini di casa. È una caratteristica che mi piace molto».
Cosa ricorda di Redona?
«Da piccola abitavo in Borgo San Caterina, per cui andavo spesso a Redona con mia nonna Adele. Per me era sempre un’avventura andare da casa Goisis a Redona, verso via Marzanica; al tempo la collina scendeva tra i prati e ancora non c’erano i condomini e neppure il don Orione. Avevo paura delle bisce e avanzavo sbattendo i piedi sul sentiero. C’erano i rovi con le more e le raccoglievo».
Quando è nato il progetto per riqualificare Redona?
«“Redona Nuova” è nato negli ultimi mesi dell’amministrazione Bruni (2009) ma è rimasto fermo fino al 2017. Nella grande area industriale dismessa tra via Berlese e via Leone XIII si sono susseguite demolizioni e operazioni di bonifica per far spazio a una zona residenziale elegante, dagli spazi ampi».
Il primo lotto urbanizzato è stato consegnato a dicembre 2021, come è stato accolto dagli abitanti?
«Ha avuto un impatto molto favorevole, come accadde per le nuove costruzioni a ridosso del parco Turani qualche anno addietro. Aggiungo che in questo caso il progetto è più completo, evoluto, l’insediamento è attento alla qualità della vita, alle esigenze delle famiglie. L’architettura è attenta alla natura, ben equilibrata, come ha ha spiegato Marco Birolini amministratore di Redona Srl. Gli appartamenti mostrano grandi vetrate e loggiati vivibili».
Quali sono le tipologie degli appartamenti ?
«Sono di diverso tipo, dai tagli più piccoli cioè con una stanza da letto, fino ad arrivare a quello con tre camere; alcuni con loggiati, altri con un giardino privato. Grazie a questa qualità di progetto che prevede finiture curate, domotica, fibra ottica e teleriscaldamento, l’insediamento ha riscosso un ottimo riscontro. I negozi si trovano al piano terra: uno studio di yoga, un’agenzia viaggi, uno studio di fisioterapia e un bistrot: ottimo punto di incontro anche per chi non abita in questo quartiere».
Cosa ci può dire di questo bar-ristorante?
«Che è un vero bistrot anni Settanta, con un nome francese: Chapeau, il cui simbolo è un cappello azzurro, costruito secondo linee geometriche e materiali coerenti: dal legno pregiato del bancone alle poltrone color ottanio, dalla tappezzeria disegnata su misura fino ai lampadari, tutto richiama il design, il gusto, la capacità di creare un’atmosfera che sia “casa”, come ha raccontato Paolo Baldi, gestore del nuovo locale».
Ha avuto successo anche la nuova Piazza ?
«Molto. È dedicata a don Sergio Colombo, che fu parrocco di Redona dal 1981 al 2013, anno della sua scomparsa. Don Sergio fu un prete amatissimo dalla gente di Redona, e non soltanto. Credo che questo quartiere sia diventato più ospitale e appetibile anche grazie alla sua presenza: ha contribuito a renderlo a misura d’uomo, ha dato una mano decisiva per creare un senso di comunità».
Possiamo quindi concludere che questo di Redona è un intervento importante.
«Sì, perché esiste una riqualificazione di tutta l’area, fatta con gusto, con intelligenza. Mi piace molto, per esempio, l’idea che le palazzine antistanti alla piazza siano basse per poi crescere in altezza fino ad un massimo di 7 piani verso l’esterno dell’insediamento. E poi è stata effettuata una nuova pavimentazione anche della via Leone XIII, diventata quasi del tutto pedonale e ciclabile. È stata, a proposito, prolungata la pista ciclabile, fino a via Baertsch e sono aumentati i parcheggi liberi di circa cento posti. Si sono rifatte le fognature. Altri due lotti saranno pronti nel 2022 e al tempo stesso verrà aperto il parco di cinquemila metri quadrati, a uso pubblico. È una bella sfida. Penso si possa dire che sia stato un buon modo di sfruttare gli spazi dismessi di una fabbrica abbandonata».