L'esperta risponde

I consigli di Laura Adele Feltri: mini-case per studenti, lavoratori e senzatetto

Costano dai 25 ai 50 mila euro, sono grandi da 7 a 40 metri quadrati e possono essere stanziali o mobili. Un “guscio” personale contro il caro affitti

I consigli di Laura Adele Feltri: mini-case per studenti, lavoratori e senzatetto
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Il movimento Tiny House nasce in America negli anni Settanta sulla spinta della rivoluzione culturale dove il dogma della “libertà “ era fondamentale anche nel vivere la casa. L’esplosione di massa avviene all’inizio degli anni Duemila, più negli Stati Uniti che in Italia, dove però, se ne comincia a parlare... Abbiamo approfondito il tema con Laura Adele Feltri, esperta di Bergamo in materia immobiliare.

Laura Adele Feltri

Che cosa ci dice di questo movimento?

«Parto innanzitutto spiegando che “Tiny House” letteralmente significa “casetta carina”. Si tratta di una casetta mobile dai sette al massimo quaranta metri quadrati con o senza ruote, il più delle volte trasportabile, sostenibile energeticamente ed economicamente. Questo vuol dire niente bollette né affitto, né mutuo. Uno stile di vita a contatto con la natura, dentro un bosco o davanti al mare. Questa tendenza si sviluppa negli anni Settanta insieme alle ideologie anti-consumiste e alle prime scelte ambientaliste, che comprendono anche una visione diversa del mondo del lavoro e della produzione. Infine si può individuare anche una spinta di tipo individualistico».

Le casette mobili sono state importanti anche durante le emergenze?

«Certo, negli anni Duemila sono state fondamentali per far fronte all’emergenza abitativa causata, per esempio, dalle devastazioni dell’uragano Katrina e dalla famigerata crisi dei mutui “subprime”. Voglio ricordare anche che già negli anni Trenta e Quaranta del Novecento diversi architetti progettarono casette come sfida intellettuale. Le Corbusier costruì una capanna di quattordici metri quadri a picco sul mare di Cap Martin, come regalo di compleanno per la moglie, posizionata nel giardino della loro villa».

La protagonista del film Oscar Nomadland a un certo punto dice: «L’ultimo luogo libero d’America è un parcheggio». Una frase comprensibile per il modo di pensare americano, ma in una società come quella italiana questo pellegrinaggio con la casa ha un valore reale?

«Innanzitutto è doveroso ricordare che la bolla immobiliare con i mutui subprime ha lasciato sei milioni di americani per strada, che hanno saputo trovarsi un riparo grazie alle case in miniatura, possibilmente su due ruote per potersi spostare tra parcheggi e piazzole dedicate. Questo è stato favorito anche dalla mentalità di tanti americani, abituati ai continui spostamenti per nuove opportunità lavorative. Mentre un giovane americano cerca di uscire dall’abitazione genitoriale appena maggiorenne, l’italiano ha un concetto di casa che è legato alla famiglia, come unione di emozioni, amore e riparo. Per questo in Italia, a differenza dell’America, chi si è ritrovato senza una dimora nel 2009 e 2010, ha potuto contare sull’appoggio di familiari che lo hanno ospitato. Gli italiani però guardano da sempre all’America come a una nazione che ha molto da insegnarci perché è ambiziosa, meritocratica, talvolta spietata, ma con un forte slancio verso la libertà e verso nuove opportunità. Anche se oggi la famiglia italiana resta ancorata alla tradizione, ci potrebbero essere in futuro degli sviluppi differenti seppur a piccoli passi. Insomma, potremmo diventare un po’ americani».

Intende dire che la casetta potrà avere uno sviluppo per le future generazioni?

«Nel breve termine è difficile: le stime immobiliari ci mostrano come le attuali generazioni pensano all’abitazione in modo tradizionale, con spazi ben più ampi dei quaranta metri quadrati, ma non escludo che molti ragazzi che iniziano a trasferirsi di più in Italia e all’estero per esigenze di studio e lavoro potrebbero prendere in considerazione una casa piccola, un “guscio” da portare con sé in luoghi diversi da quelli dove si è nati. Sta anche crescendo il desiderio di evasione dalle città, sempre più caotiche e invivibili, perché oppresse dal cemento e dall’asfalto. Sono in molti a cercare una vita più sostenibile e forse quella rivoluzione iniziata negli Anni Sessanta sta venendo avanti senza che ci facciamo caso. Cosa c’è di più bello che vivere a contatto con la natura e contemplare il mare, le colline, il cielo...».

Ci sono dati interessanti sulle Tiny House in Italia?

«Nel nostro Paese, tra il 2021 e il 2023, abbiamo registrato un aumento del trenta per cento. La stima attuale è compresa tra le cinquemila e le diecimila unità. Le regioni che ospitano più micro case sono la Lombardia (tra due e quattromila) seguita dal Veneto (tra mille e le duemila), l’Emilia-Romagna (tra 500 e mille). Piemonte e Toscana presentano numeri più contenuti: tra le 200 e 500 micro case ciascuna».

Come vivono gli italiani questa opportunità?

«Come un’esperienza abitativa innovativa, unica nel suo genere. Le casette hanno un design accattivante, sono super funzionali, perché si ottimizzano gli spazi, ma i comfort restano quelli di una casa normale. Troviamo luoghi di villeggiatura interamente costruiti su questo modello. Anche se c’è in cantiere qualcosa di simile per gli studenti a Roma, un’iniziativa che va contro il caro affitti. Mentre al Politecnico di Torino è stato concepito un progetto dal nome “Omnia One”, per studiarne i dati energetici, ambientali e gli impatti psicologici».

E all’estero?

«A Tokyo e nel Texas, ad esempio, esiste un programma di casette destinato agli anziani senzatetto. Ricordiamo che in questo settore si muove da molti anni l’Ikea...».

Qual è il costo di una Tiny House?

«Il prezzo medio per una micro-casa in Italia va dai 25 ai 50 mila euro. Ovviamente se si vogliono aggiungere attrezzature e innovazioni, si possono sfiorare anche i 100 mila euro».

Esistono leggi che regolano questo tipo di casette?

«Le mini-case sono di due tipi: stanziali e mobili. Le prime sono soggette alle normative comunali e regionali, perché sono concettualmente a tutti gli effetti delle vere e proprie abitazioni, anche se di piccolissime dimensioni. Si dovranno perciò verificare i permessi di costruzione che variano a seconda della zona e delle dimensioni della struttura. Invece quelle su ruote vengono regolamentate dal codice della strada seguendo le normative del ministro dei Trasporti (dovranno essere targate e avere la carta di circolazione, così come una assicurazione obbligatoria) proprio perché trasportabili ovunque. Saranno presenti insieme ai camper e roulotte al prossimo salone del camper di Parma in programma a settembre».

Da chi si possono trovare le Tiny House in Italia?

«Esistono diverse aziende specializzate che propongono modelli standard o personalizzati, sia su ruote che fissi. Molto particolari sono quelle in legno made in Italy, della Pagano: la collezione è ambientata su dune di sabbia o foreste tropicali e consiglio un giro istruttivo sul loro sito. Alcune aziende offrono anche la possibilità di esperienze di affitto in Tiny House per periodi di vacanza».