L'esperta risponde

I consigli di Laura Adele Feltri. Sul tema della casa, la nostra politica s'è incartata

Il Superbonus 110 per cento è stato un volano per l’economia, ma ha tante lacune che vanno colmate. Purtroppo, manca una visione d’insieme

I consigli di Laura Adele Feltri. Sul tema della casa, la nostra politica s'è incartata
Pubblicato:

di Luigi de Martino

Nelle ultime elezioni politiche, quasi tutti i partiti hanno presentato proposte sul tema casa. Ne abbiamo parlato con Laura Adele Feltri, esperta della materia immobiliare.

Che cosa pensa di questa attenzione della politica al suo settore di competenza professionale?

«Ho notato che quasi tutti i partiti hanno parlato di bonus edilizio, un provvedimento che negli ultimi anni ha dato propulsione all’economia italiana da un lato e sollevato aspre critiche per l’insorgenza di frodi ai danni dello Stato italiano, e quindi a tutti noi, dall’altro. Per questo motivo, i partiti hanno voluto salvaguardare ciò che di positivo era stato legiferato, proponendo in aggiunta modifiche a tutela della legalità».

Laura Adele Feltri

C’è stata una proposta specifica da parte del Movimento Cinque Stelle...

«Hanno pensato a un nuovo Superbonus energia, per favorire la transizione ecologica, loro cavallo di battaglia direi da sempre. Il tutto per poter mettere a disposizione delle famiglie e delle imprese una possibilità nuova, economicamente sostenibile, di intervento. Allo stesso tempo, hanno chiesto di stabilizzare il Superbonus 110 per cento già in vigore».

E le proposte del centrodestra?

«Nel programma comune del centrodestra si legge che è prevista la “salvaguardia delle situazioni in essere” e il “riordino degli incentivi destinati alla riqualificazione, alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili residenziali pubblici e privati”. Anche nel programma della Lega è stato citato più volte il Superbonus; Salvini, così come Forza Italia, propone di renderlo più coerente e applicabile, contemperando le esigenze del contenimento degli oneri a carico dello Stato, tenendo conto anche degli interessi dei proprietari di casa, delle imprese e dei tecnici».

Cosa può dirci, invece, del centrosinistra?

«Correggere lo strumento del reddito di cittadinanza e il Superbonus 110 per cento era un punto su cui Enrico Letta (Pd) e Carlo Calenda (Azione) avevano trovato un accordo, che però all’ultimo momento è saltato, così come l’intera alleanza tra i due partiti. Credo comunque che, al di là di questo fatto, ogni partito di sinistra abbia compreso che il Superbonus 110 per cento ha rappresentato un volano per risollevare l’economia italiana. Come detto, però, si sono evidenziate anche delle problematiche che vanno corrette, per favorire committenti e imprese oneste».

Le promesse elettorali dei partiti come si collocano in questo contesto di incremento dei prezzi di materie prime e di energia?

«Personalmente, credo che la politica sulla casa si sia incartata negli ultimi anni. A mio avviso andrebbero applicate in modo più coscienzioso le leggi esistenti, come avviene anche in molti altri ambiti. Partendo dai vari bonus proposti, fino ad arrivare alle leggi sugli affitti e sugli sfratti, credo che andrebbero tutelati maggiormente sia i proprietari che gli inquilini. Come coloro che hanno deciso e decideranno di avvalersi di un finanziamento per comprare casa. Le banche (che evidenziano attivi economici non trascurabili) avrebbero il dovere di porre attenzione non solo al loro guadagno ma anche alla famiglia che investe».

Quindi, secondo lei, c’è troppa inerzia. Eppure provvedimenti come il Superbonus hanno trasformato l’Italia in un cantiere sempre aperto.

«Ho come l’impressione che, a livello politico, manchi una visione d’insieme del tema casa. Per esempio, cito la “legge Tulipano” del 1949: esentò per venticinque anni dalle imposte coloro che avrebbero costruito appartamenti per la locazione; questo fu decisivo nella fase della Ricostruzione, vennero edificati ben cinque milioni di appartamenti. Adesso la situazione è molto diversa, ora si avverte soprattutto la necessità di aggiornare il patrimonio edilizio esistente, in modo tale da renderlo sostenibile. Ma ricerche specifiche hanno messo in evidenza come ci sia anche un bisogno di alloggi pubblici ed esiste un’ipotesi di costruzione di cinquecentomila alloggi sostenibili dal punto di vista energetico, di residenza pubblica... Staremo a vedere. Si vocifera anche di imposte patrimoniali che potrebbero coinvolgere il settore immobiliare. Credo che non farebbe bene agli investimenti nel mattone».

Per concludere, lei cosa auspica?

«Che ci sia più attenzione in generale alla capacità che ha il sistema edile e immobiliare di produrre risorse, di muovere l’economia; auspico che si favoriscano le locazioni e si tenga ferma la pressione fiscale».

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