Le parole inglesi più usate in Italia Un glossario per capirle tutte
Gli anglicismi sono sempre più parte della nostra lingua. I letterati e i linguisti si disperano, i giornalisti si adeguano, le persone si grattano spesso la testa, chiedendosi cosa significhi quella nuova parola inglese. Improbabile riuscire a invertire la tendenza in tempi brevi, anche se non bisogna però pensare che il processo sia irreversibile: le mode linguistiche, come tutte le mode, sono passeggere. Ricordano i linguisti l’esempio del francese, che nel Settecento aveva il ruolo che oggi ha l’inglese: col tempo la moda passò e molti francesismi scomparvero con essa.
In attesa di un cambiamento, non possiamo far altro che adeguarci e imparare le tante parole inglesi che ci assediano. Ovviamente molti termini si riferiscono a settori in rapida evoluzione, che con l’avvento di nuovi referenti (oggetti, fenomeni, concetti) portano anche nuove parole per riferirsi ad essi. Questi settori sono la politica, il mondo degli affari, della tecnologia, della moda. ABA English, accademia di inglese, ha preparato una guida con i termini più in voga: ecco allora un piccolo glossario. Un suggerimento a margine: quando si utilizza una parola straniera nel contesto della lingua italiana, non è necessario volgerla al plurale. Diremo quindi: «Pratico molti sport» e non «Pratico molti sports».
Politica
- Jobs act. Anche il governo segue la moda; dire legge sul lavoro sarebbe stato troppo banale.
- Stepchild adoption. Argomento di stretta attualità, il termine indica la possibilità di adottare il figlio del proprio compagno in una coppia omosessuale.
- Privacy. Ormai ben conosciuto, indica la vita privata, il diritto ad avere una sfera privata inviolabile.
- Welfare. Elemento chiave dei moderni stati di diritto, non è altro che lo stato sociale, la capacità di un paese di prendersi cura dei propri cittadini dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione pubblica, dell’indennità di disoccupazione, della previdenza sociale e altro ancora.
- Family day. Letteralmente significa «il giorno della famiglia» ed è un fenomeno prettamente italiano. In queste occasioni si difende la famiglia tradizionale, cioè costituita da un uomo e una donna, con relativi figli.
Affari e aziende
- Startup. Sono le nuove aziende, che spesso lanciano le loro idee innovative grazie a finanziamenti esterni. Ad esempio, il colosso Alibaba nacque come startup.
- Community manager. È una figura nuova, che gestisce le reti social di un’azienda.
- Freelance. I lavoratori autonomi, a partita iva, adesso sono freelance, perché fa più figo.
- B2B. Qui si entra nel tecnico: significa business-to-business e indica un’azienda che produce beni per altre aziende, ad esempio componenti che poi vengono assemblate nel fare un’automobile.
- B2C. Al contrario, indica il business-to-consumer: la produzione di beni che vanno direttamente sul mercato.
- CEO. Una volta era l’amministratore delegato o il direttore generale, oggi è il Chief Executive Officer, cioè il funzionario esecutivo capo.
- CMO. Stessa cosa del CEO, ma nel settore marketing (cioè la promozione commerciale): Chief Marketing Officer.
- CTO. Responsabile della parte tecnologica: Chief Technology Officer.
- CFO. Ed ecco infine il responsabile delle finanze: Chief Financial Officer.
- Budget. Questa la sanno tutti: il budget è il bilancio, le finanze di una società. Ma viene ormai usato anche in contesti quotidiani: «Per comprare le scarpe nuove ho un budget di 80 euro».
- Manager. Altro termine ormai utilizzatissimo: indica una persona con un compito di gestione o direzione.
- Planning. Un progetto non lo considera più nessuno, ci vuole un planning.
- Asap. Acronimo di «as soon as possible», cioè il prima possibile.
- Deadline. Letteralmente significa linea di morte, cioè il termine ultimo per qualcosa, la data di scadenza.
- Conference call. Una riunione telefonica.
- Brainstorming. Alla lettera sarebbe un assalto mentale: si usa per indicare la pratica di fare una riunione e buttare giù molte idee, per trovare quella giusta.
- E-mail. Ormai entrate nella vita di tutti, è l’electronic-mail, la posta elettronica.
- Default. Parola molto utilizzata in questi anni, dal 2011 quando l’Italia toccò valori altissimi di spread, al 2015 per la Grecia. È l’insolvenza, l’incapacità di un ente di rispettare le clausole contrattuali.
Tecnologia
- Smartphone. Il telefono intelligente, cioè quello di ultima generazione con internet, applicazioni di ogni tipo, navigatore e via dicendo.
- Laptop. Termine meno diffuso, indica il computer portatile, il notebook, da non confondere con il netbook, cioè il portatile ancora più piccolo, da usare ad esempio per prendere appunti.
- Gigabyte. I byte sono l’unità di misura della memoria di uno strumento elettronico. Un miliardo circa di byte fa un gigabyte, ma ormai ci sono anche computer con un terabyte, mille gigabyte.
- RAM. Random Access Memory, quella memoria che i computer utilizzano per lavorare e non per accumulare dati. Ci scrivono i loro calcoli che poi vengono cancellati.
- Hardware. La parte fisica degli strumenti elettronici.
- Software. La parte “morbida”, o meglio immateriale dei computer. I programmi del pc sono dei software.
- Pixel. È l’elemento visivo più piccolo di un’immagine in computer grafica: più è alto il numero di pixel (cioè la risoluzione) meno l’immagine risulta squadrata.
- Social network. Quello che stavate facendo scorrere pochi istanti fa.
Moda
- Must-have. Ciò che bisogna avere ad ogni costo: un oggetto di moda davvero irrinunciabile.
- Trendy. Ormai diffusa da diversi anni, questa parola indica cioè che va di moda, più precisamente «che fa tendenza».
- Fashion. È la moda: tutti hanno sentito parlare della Fashion Week di Milano.
- Cool. Ciò che è figo, grandioso, che piace. È un termine colloquiale. Ad esempio Bill Murray è un personaggio cool!
- Look. Il proprio aspetto, il modo in cui ci si presenta.