Il dato

Nuove imprese straniere nel terzo trimestre: nel terziario la metà è donna

Le attività di questo tipo sono in aumento nonostante il calo di immigrati residenti in Bergamasca

Nuove imprese straniere nel terzo trimestre: nel terziario la metà è donna
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La pandemia, nonostante le difficoltà appena attraversate, non ha frenato l'iniziativa imprenditoriale straniera, in particolare quella individuale e femminile: le imprese del terziario a conduzione non italiana iscritte nel Registro Imprese della Camera di Commercio di Bergamo sono infatti in crescita e si attestano a quota 2.482, pari al 10 per cento del totale (24.901).

Ma non solo: su un totale di 267 imprese aperte nel terzo trimestre 2021 sono 55, oltre il 20 per cento, quelle con titolare nato all'estero.
Se il trend è in linea con i dati dell’Osservatorio delle imprese della Camera di Commercio - circa mille imprese in più nel terzo trimestre, con un aumento dell'1,4 per cento nell'ultimo anno – questo boom dell’imprenditorialità straniera non rispecchia il calo degli stranieri residenti in Bergamasca, dopo anni di crescita significativa.

«È un dato in controtendenza, che testimonia il fatto che la vivacità economica del nostro settore offre numerose opportunità anche all’universo multietnico presente sul territorio – ha sottolineato Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Quello che ci colpisce è che nell'ultimo trimestre un'impresa nuova su 5 è straniera e a spingere questa nuove attività sono soprattutto le donne che superano gli uomini, con il 54,5 per cento».

Ma c'è di più: con solo un'apertura nel trimestre, gli ambulanti stranieri confermano il loro calo ormai strutturale, mentre sono in netta crescita le attività del commercio non alimentare che con 23 nuove aperture guidano la classifica, rappresentando il 42 per cento del totale delle nuove imprese. Bene anche la ristorazione (16 nuovi bar e ristoranti) che si piazza al secondo posto (29 per cento). Resistono infine i servizi (8 nuove attività, pari al 14,5 per cento) e il commercio alimentare (7 attività, pari al 12,7 per cento).

«Non deve passare in secondo piano il fatto che il totale delle imprese avviate nel periodo considerato sia composto solo ed esclusivamente da ditte individuali, un dato in linea con il totale del terziario per cui solo il 5 per cento sono società – ha concluso Fusini -. La piccola impresa si conferma quindi un importante salvagente nel mare economico attuale, soprattutto per gli stranieri. È un segnale sia di maggiore intraprendenza e di emancipazione sociale se pensiamo all'aumento delle donne titolari di impresa oppure, al contrario, specchio delle difficoltà di trovare un'occupazione dipendente in un periodo come questo in cui il mercato del lavoro è sempre più selettivo».

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