Pensieri segreti di una commessa Quando il capo è una donna

Se il vostro capo è una donna, non avete scampo. In un modo o nell’altro siete destinate almeno a qualche lavata di testa, se non peggio. La responsabile di negozio donna è spesso molto efficiente. Come tutte noi, sa che in questo mondo se sei una donna e vuoi andare avanti devi essere brava almeno il doppio di quanto lo sia un tuo collega uomo. Guardatevi attorno e capirete di cosa sto parlando. Fin qui potrebbe essere un vantaggio: se il capo è efficiente, il lavoro si gestisce meglio e tutti siamo più contenti. Purtroppo però l’ingiustizia di partire sempre con una misura di svantaggio rispetto ai maschietti lascia su molte di noi degli strascichi psicologici che si ripercuotono su tutti. In parole povere, dopo aver sudato sette camice per avere quello che il capo imbranato ha avuto non si sa come, diventiamo un po’ stronze (termine tecnico).
La pignola. Ovviamente non siamo tutte uguali, ognuna poi esprime liberamente la leadership secondo la propria personalità. Abbiamo quindi la responsabile pignola, che ha un preciso schema nella testa di come le cose vadano fatte. Lei dispone che la merce venga esposta così, i prezzi cosà, le ceste dei calzini verso sud e i cartellini in vetrina verso est (che controlla con bussola alla mano), i vostri capelli non devono mai superare i 15 centimetri di lunghezza oltre le orecchie, le scarpe devono avere un solo nodo e le banconote nella cassa, Dio ce ne scampi, devono avere tutte la stessa faccia verso l’alto! Lei non ammette imperfezioni nel suo universo e se qualcuno sbaglia e osa etichettare un paio di sandali dal lato sbagliato della scatola, sappiate che esiste la legge marziale.
La ninja. Altra declinazione della responsabile efficiente è la capa-ninja. Prima di essere promossa è stata addestrata duramente in Giappone e ora è capace di calarsi dal soffitto o di restare immobile per ore dietro uno scaffale per sorvegliare il vostro lavoro o origliare le conversazioni. Guardatevi sempre le spalle perché lei potrebbe arrivare in qualsiasi momento e da ogni direzione. Lei non cammina, ma fluttua. Lei non respira, ma trasuda Co2 dalla pelle. Lei non esprime emozioni ed è impossibile capire se le state simpatiche o meno. Quando vi rivolge la parola è solo per darvi comunicazioni, spesso da interpretare, proprio come se fosse un maestro zen. Con la differenza che non saprete mai la soluzione dell’enigma finché non avrete finito il lavoro. Se è andata bene, riceverete un cenno del capo in segno di assenso. Se è andata male, troverà il modo di posarvi una mano sulla spalla da dietro, quando meno ve lo aspettate e farvi venire quattro arresti cardiaci soltanto per dirvi: «Seguimi». A quel punto vi porterà di fronte allo scaffale incriminato e vi indicherà in silenzio le imperfezioni; voi vi sentirete come un allievo imbranato al cospetto del Buddha e vi verrà spontaneo, non si sa perché, fare un inchino e sperare che una katana non vi tagli la testa.
L'ape regina. C’è poi la capa con la sindrome dell’ape regina che invece esprime fin troppo chiaramente le sue simpatie. Come a scuola, questa responsabile è la prima della classe (come è chiaro dalla sua posizione di potere) ed è abituata ad avere attorno a sé delle schiave compiacenti che eseguono. E finalmente ha raggiunto una posizione che la legittima a farlo! Tipicamente l’ape regina abusa del suo ruolo e ama trovare un capro espiatorio per la sua frustrazione travestita da megalomania. Perciò si comporterà da bullo di periferia con qualche povera malcapitata, senza alcuna ragione. Se per caso siete voi la vittima, sappiate che non avete fatto niente e che probabilmente passerete di moda se vi fate vedere indifferenti e soprattutto non bisognose della sua attenzione. Se vedete l’ape regina che trama contro di voi o che assegna alle sue sottoposte compiti altamente qualificanti come scassinarvi l’armadietto o lasciarvi da sola in turno nell’ora di punta o anche farvi pulire sempre i bagni, sappiate che non siete voi il problema ma loro. E che forse l’ape regina avrebbe bisogno di parlare con un bel fuco-carabiniere.
Se non rientrate in questo estremo, potreste allora divertirvi nell’osservare come le vostre colleghe adepte si facciano in quattro per soddisfare i capricci della regina. Oltre che sgobbare dopo la fine del turno per sistemare un negozio che tanto non sarà mai perfetto, si prodigano in favori che esulano dal lavoro di commessa. Sto parlando di gente che va a portare la macchina del capo dal meccanico, le fa la spesa, chiama la Telecom per lei. Se ci pensate bene non sono gentilezze; chiedereste mai a una vostra dipendente di andare in posta a pagarvi l’Enel (a meno che sia vostra sorella)? La risposta è no. Ma se il vostro capo ve lo chiedesse, vi sentireste liberi di dire di no? L’ape regina gode nell’ordinare e disporre e organizzare. Un po’ una versione dell’onnipotente capo uomo, ma con più carinerie.
La dittatrice. Viceversa vi può capitare la responsabile dittatoriale. Non le importa niente se tutte la odiate, lei ha una missione da portare a termine, dovete obbedire ai suoi ordini e possibilmente rispondere urlando “Sissignora!”. C’è poco da ingraziarsela, non si farebbe impietosire nemmeno di fronte a sua nonna in lacrime e finché si parla di lavoro la sua parola è legge. Comanda, ma lavora anche vicino a voi, un po’ per darvi l’esempio e un po’ per controllarvi. Se siete bergamasche dentro, in fondo la apprezzate. Fin qui però abbiamo preso in considerazione donne che tutto sommato sanno fare il loro lavoro, perché come abbiamo detto hanno vinto la sfida contro gli uomini per arrivare dove sono.
La... pr. Può anche essere però che la vostra capa sia stata promossa per delle capacità che non sono, per così dire, esattamente professionali. O meglio, che non sono proprie di questa professione. Sto parlando della responsabile che sembra uscita da una rivista di playboy o che si comporta come se ogni superiore uomo fosse Brad Pitt. Quella di cui voi non riuscite a capire il quid, a meno che vi piacciano le donne e allora il quid diventa proprio lampante. Diciamo che l’unica attitudine a questo lavoro che sembra avere è quella alle pubbliche relazioni, a patto che si rivolgano al genere maschile e siano incentrate sulla sua ampia s collatura.