Pensieri segreti di una commessa L'isteria dilagante per zaini & Co.

Siete tornati dalle vacanze? Sì, so che siete tornati perché avete invaso il centro commerciale lo scorso weekend. Che carini, pensavate che ci sentissimo sole, noi povere commesse? Come tutti gli anni, l’incubo al ritorno delle vacanze è l’inizio della scuola. Come sempre, quindi, vi riversate tra le corsie per saccheggiare gli articoli di cartoleria. So di ripetermi, ma del resto lo fate anche voi: la scuola inizia attorno al 15 settembre dal Dopoguerra, ma voi forse vi portate avanti acquistando l’occorrente ad agosto con comodo? Giammai, venite pochi giorni prima, esattamente il fine settimana prima della scuola, rovinando così l’ultimo sprazzo di vacanza anche ai vostri figli che diventano giustamente isterici.
L’isteria del bambino si può declinare in due modi. Primo modo: la scuola fa schifo e io non ci andrò mai, quindi non voglio comprare niente. La madre del bambino del primo tipo lo lega nel carrello, o se è già troppo voluminoso lo trascina con la classica presa d’acciaio della madre bergamasca: presa ferrea con due dita ficcate nel nervo ulnare, che placa qualsiasi bestia feroce. Quindi lo inchioda davanti agli zaini, intimandogli di scegliere mentre lei si occupa del resto. Quindi molla il carrello in mezzo alle ceste con tutti gli articoli e inizia a rimbalzare come una pallina da flipper dall’uno all’altro. Criterio della scelta: riempire il carrello con ogni articolo anche solo lontanamente utile in modo da non dover tornare mai più a far la spesa. Quaderni di ogni dimensione e quadrettatura, biro di tutti i colori dello spettro visivo e non, fogli da disegno che al confronto la bottega di Raffaello pare un ripostiglio, bianchetti e colle in quantità tale da essere quasi reato di spaccio. Soprattutto, comunque, si acquistano evidenziatori. Forse alle madri non è chiaro che non sono pennarelli fluorescenti. O forse i bambini sono davvero poco capaci di evidenziare le parole chiave e tendono a fare dei quadri astratti sulle pagine dei libri. In venti minuti il carrello è stracolmo di oggetti scolastici, tanto che se lo spedissimo in Africa potremmo scolarizzare per un anno tutti i bambini di prima elementare. Il pargolo abbandonato di fronte agli zaini nel frattempo si è fatto cogliere da indecisione patologica e quando il tempo a sua disposizione scade gli viene assegnato di default uno zaino militare senza alcuna marca visibile.
Nella seconda modalità di isteria, invece, la madre ha convinto il pupo che far la spesa per la scuola sia una grande occasione e che bisogna quindi far le cose in grande. È un ottimo modo per educare i vostri figli allo shopping compulsivo, io vi avverto. Il bambino arriva con la carica di un titolare di MasterCard Gold, pronto a comprare ogni articolo necessario per la scuola. Ma attenzione, questi studenti fashion non possono mica permettersi di avere degli astucci anonimi o dei quaderni monocolore. Il nuovo obbligo è avere il corredo scuola in coordinato. Vuol dire che se decidi di comprare a tua figlia l’astuccio della Barbie, tutto quanto dovrà essere della Barbie. Dalla matita al righello, fino ad arrivare allo scotch. E se malauguratamente fossero terminati i post-it della stessa serie, sono “pianti e stridor di denti”. A volte mi si rivolgono madri disperate con la solita, fatidica domanda: «Avete ancora le gomme di Frozen?». Indicano con sconforto l’espositore vuoto che più vuoto non si può. Vi voglio dare una preziosa dritta sul funzionamento del commercio oggi: se un articolo non viene riassortito nel giro di venti minuti, vuol dire che è finito. Capite? Vuoti anche i magazzini senza alcuna possibilità, anche se le madri chiedono sempre: «Ma non ne avete ancora di là?». No, nel mitico “di là” non c’è niente che possa far rigenerare le gomme di Frozen. Se sono in un momento di sadismo posso anche fingere di andare a vedere, lasciando la madre in questione sul filo del rasoio per interminabili minuti. Ma la risposta sarà comunque no.
«Allora non voglio più le cose di Frozen – sentenzia la bambina – cambiamo, tutto delle Winx!>. E così la poveretta deve svuotare il carrello e ricominciare da capo, sperando che niente manchi all’appello stavolta. Dopo la terza volta che riappoggiano tutto, la madre si spazientisce e spergiura che in fondo non è così importante non aver trovato i quaderni, a scuola non si usano più e che quindi bisogna andare a casa. Tutte le volte ripenso alla mia di mamma, che comprava i pacchi scorta di quaderni con le copertine monocolore che mi sono durati fino all’università e che se chiedevo dei pastelli mi diceva: «Prima devi finire quelli che hai». Anche se coloravo con le unghie, la ringrazio per non avermi comprato un corredo di Rapunzel. Oggi sarei sicuramente una donna diversa.