Pensieri segreti di una commessa Sacchetti, molto rumore per nulla
Tra le commesse non si parla d’altro da un mese a questa parte. E nemmeno tra i consumatori. Una vera e propria rivolta popolare scatenata dai clienti di tutta Italia per il vilipendio dei loro diritti. Il crimine contro l’umanità dei sacchetti compostabili a pagamento. Se non siete corsi a bruciare la Bastiglia, vi racconto oggi ciò che succede nei super mercati. Premesso che non mi importa di quale sia il risvolto politico o di chi ci guadagnerà, da brava commessa non posso non notare questa nuova psicosi che turba i miei soggetti di studio preferiti. Normativa Ue o decisione italiana, col nuovo anno i sacchetti devono essere tutti biodegradabili e compostabili e costano due centesimi. Il prezzo è chiaramente indicato sullo scontrino in modo separato.
Il polemico. E ora per voi, il quarto segreto di Fatima. Prendete appunti. Prima semplicemente non lo era. Questi due centesimi erano spalmati su tutta la spesa, sul costo della frutta o sull’euro che donate alla ricerca per i canguri obiettori di coscienza. La verità fa male. Sento entrare vecchiette stizzite che borbottano frasi apologetiche su furto, dittature passate e black bloc, perché «fra un po’ pagheremo anche l’aria che respiriamo». «Tanto gli italiani trovano sempre un modo», mi urla un signore millantando qualità criminali del nostro popolo, che per il momento si dimostra semplicemente tendente alla comicità. «Non vi vergognate?» mi chiede una signora minacciandomi con una banana. Vorrei risponderle che nella mia personale lista di questioni italiane di cui vergognarsi, i sacchetti biodegradabili sono giusto sotto alla pettinatura di Malgioglio e appena sopra alla nostra uscita prematura dai mondiali di calcio. Ma sorrido e continuo a osservarli.
L'etichettatore compulsivo. «Etichetterò tutta la frutta pezzo per pezzo!», esclama una massaia che si mette a pesare singolarmente un chilo di mandarini. Ora si che l’ambiente è salvo, ma soprattutto, non sta pagando la carta del rotolo adesivo, no no. Una volta arrivata in cassa si attirerà le maledizioni della cassiera e se ancora non sarà morta incenerita dovrà attendere che la mia collega storni tutti i sacchetti da due centesimi che sono automaticamente presenti negli scontrini. Sì, avete letto bene. Bisogna stornare a mano tutti i pezzi che voi etichettate senza sacchetto. Chissenefrega, starete pensando, almeno ho vinto io. Ne riparleremo quando verrete a comprare le ciliegie nell’ora di punta di un sabato di giugno.
I furbi. C’è poi il signore che viene a far la spesa con un giubbino da pescatore. Pesa la frutta e poi si riempie le tasche, attaccandosi le etichette addosso come un espositore. Viene fermato da tutte le guardie del supermercato, ma almeno lui non ha comprato le buste. I miei preferiti invece sono quelli che per evitare il sacchettino, comprano la frutta nella confezione di cartone o polistirolo, spendendo così trenta centesimi di imballaggio. Questo sì che si chiama fare affari! Ora sì che riconosco il mio amato popolo di furboni.
Soprattutto, biodegradabili. Un’altra obiezione, che in effetti appoggio, è che uno compra il sacchetto biodegradabile, ma questo poi mica può essere riutilizzato. Si composta nel tragitto tra supermercato e casa. Altro che usarlo per l’umido, se solo provate a buttarci delle bucce le trovate sparse sul pavimento prima che tocchino la busta. Però così siamo sicuri che i nostri mari siano puliti; come minimo appena il sacchetto vede l’oceano si autodistrugge. Ma su, parliamoci chiaro, sul totale dei clienti che acquistavano allegramente i sacchetti di plastica, forse la metà li riutilizzava per davvero (e voglio essere generosa). Il resto dei sacchetti finiva in pattumiera, anche perché se per sbaglio li annodavi troppo stretti, col cavolo che si potevano aprire di nuovo. Ho visto anziani sfiniti dal tentativo di aprire una busta chiusa per aggiungere un pomodoro di straforo. Quindi, che vi lamentate a fare se tanto comunque buttavate via tutto? Ma la risposta è sempre patriottica, vero? Si trova sempre un modo per lamentarsi, noi italiani.
E i guanti? Anche se devo dire che mi avete un po’ deluso. Tutti a parlare dei sacchetti, e nessuno che abbia fatto un pensiero sui guanti, che sono invece ancora di plastica pura a prova di acido. Comunque, un modo per non comprare questi sacchetti c’è. Farebbe bene all’ambiente, soprattutto a quello dove lavoriamo noi. Perché non tornate a comprare tutto dal fruttivendolo? Lui ha le buste di carta, o addirittura scatoloni! Volendo vi può riempire una qualsiasi borsa inquinante a vostra scelta. Provate a eludere il sistema questa settimana, dai. Tanto poi tornerete a raccontarmelo quando vi sarete dimenticati dei due centesimi.