Chi non si adegua è perduto

Prenotare una visita, pagare le bollette... Siamo tutti schiavi di informatica e burocrazia

Se oggi non sei capace di usare bene un computer o uno smartphone tutto diventa difficile, se non impossibile. E gli anziani? E gli stranieri?

Prenotare una visita, pagare le bollette... Siamo tutti schiavi di informatica e burocrazia
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di Paolo Aresi

C’è chi parla di “dittatura sanitaria”, ma se ci pensiamo un attimo è uno slogan che fa ridere. Dittatura riguarda la libertà di espressione e del nostro vivere civile, il poter dire e fare le cose, nel rispetto del diritto. Ora, potere scegliere il medico, avere assistenza, potere affrontare le transazioni economiche che ci riguardano, nella maniera più semplice possibile, è un diritto di ogni cittadino. In teoria.

Nella pratica non è più così. Perché siamo entrati nell’era informatica e, potremmo dire, della “dittatura informatica”. Nel senso che se non sei capace di usare bene un computer e uno smartphone, tutto diventa più difficile, se non impossibile. Non riesci più ad accedere a diversi servizi del Comune, non puoi prenotare visite mediche, esami del sangue, nemmeno puoi più effettuare i pagamenti delle bollette, ritirare i tuoi soldi dalla banca... Tanto per non fare nomi, Banca Intesa nella sua sede centrale di Bergamo, il celebre salone della Popolare, tiene aperti due soli sportelli perché tutti dobbiamo usare la banca online. Non è questione soltanto di Intesa, è solo un esempio di una tendenza che riguarda tutti. Non vogliamo demonizzare la tecnologia, che per certi aspetti semplifica la vita. Però ci sembra di ravvisare un abuso di questi sistemi per potere semplicemente risparmiare dei soldi affibbiando all’utente il lavoro che prima svolgeva un impiegato.

Dobbiamo essere tutti informatici. È obbligatorio. Chi lo ha deciso? È scritto nella Costituzione? No. Ci sono persone che non possono fare nulla di informatico, sono la maggior parte degli anziani e la maggior parte degli stranieri che oggi davanti alla burocrazia, alle procedure di banche, servizio sanitario, uffici comunali, statali, regionali e via dicendo sono del tutto incapaci di agire. E adesso ci manca pure la telemedicina. Vi racconto una storia banalissima, capitata martedì mattina.

Una storia come tante

Siccome dobbiamo essere tutti informatici, eccomi a pagare la bolletta di A2A per mio padre che ha 87 anni e non ha mai battuto un tasto su un computer nella sua vita. Vado in Internet, entro nel sito della banca, digito il mio codice cliente e la mia password... il computer mi dice che devo aggiungere il numerino che la banca mi manda sul telefono... Non basta il computer, devi avere anche un cellulare, meglio se smartphone. Ecco il numerino di sette cifre, lo trasferisco nella casella sul computer ed ecco, il sito della banca si apre, posso effettuare pagamenti. Ma non trovo la voce giusta, il PagoPa. Nella barra laterale vedo bonifici, giroconti, ricariche... ma di PagoPa neppure l’ombra. Trovo anche gli F24 semplificati. Ormai siamo degli impiegati di banca, ci muoviamo tra bonifici e ricariche come tra le mura di casa. Ma il PagoPa e il Cbill? (...)

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