Dal Bosco Verticale a Torino Se le piante si riprendono gli edifici
Quando l’architettura strizza l’occhio alla sostenibilità e all’ambiente nascono progetti come quello dell’architetto torinese Luciano Pia, ideatore del condominio 25 Verde di Torino, un palazzo-foresta a due passi dal parco del Valentino e dalla Stazione di Porta Nuova. 7500 metri quadri di superficie abitabile, 4000 di terrazzi e tetti verdi: 200 alberi per 63 appartamenti, un cortile e un giardino pensile. Un palazzo realizzato in acciaio, legno e vetro, dove il verde è considerato “organico”, essendo inserito perfettamente nella struttura dell’edificio, non come un elemento accessorio o artificioso, ma come parte integrante dell’architettura urbana. Un progetto di sostenibilità energetica e ambientale, grazie al riscaldamento geotermico e all’elevato numero di piante, una foresta urbana che ogni anno abbatte circa 1,5 chili di polveri sottili e trattiene 5 tonnellate di anidride carbonica, proteggendo nel contempo gli inquilini dall’inquinamento acustico. Tante le famiglie e i giovani che vivono a 25 Verde, in una comunità che condivide l’amore per l’ambiente.
Il bosco verticale di Milano. Decisamente più d’élite sono invece i 110 appartamenti che compongono il Bosco Verticale di Milano, abitato da calciatori, alti dirigenti e stilisti. Un progetto di riforestazione metropolitana e di densificazione verticale della natura nella città: due torri residenziali di 110 e 76 metri di altezza vicino alla stazione di Porta Garibaldi, al confine con il quartiere Isola. 800 sono gli alberi e 20mila le piante distribuite sulle facciate, orientate secondo la posizione del sole e distribuite calibrando la necessità di acqua. In ogni Bosco sono presenti alberi di 3, 6 o 9 metri di altezza che, sviluppandosi orizzontalmente, occuperebbero circa 20mila metri quadri. Prima di essere posizionati sulle facciate sono stati pre-coltivati per due anni in un vivaio, grazie alla collaborazione con un gruppo di botanici.
La diversità delle piante contribuisce a creare uno speciale microclima che produce umidità e ossigeno, assorbendo nel contempo particelle di CO2 e polveri sottili e proteggendo dall’inquinamento acustico. Gli habitat biologici del Bosco Verticale aumentano la biodiversità aiutando a creare un ecosistema urbano colonizzabile da insetti e uccelli, diventando così un simbolo di come piante ed alberi possano inserirsi armoniosamente nelle città. Nel Bosco Verticale questo è reso possibile anche grazie all’azione di una squadra di giardinieri volanti che periodicamente scalano le pareti esterne per prendersi cura dei Boschi.
In Cina, invece... Se in Italia la bio-architettura è arrivata con finalità di sostenibilità ambientale, in Cina gli alberi colonizzano palazzi per nascondere la speculazione edilizia. Non era infatti lo spirito green ad animare l’uomo che a Guangzhou ha nascosto dietro una foresta i due piani costruiti illegalmente sul suo attico. In un paese dove le strutture illegali nate sopra altri appartamenti stanno raggiungendo numeri record, la costruzione di rooftop garden per nascondere i misfatti sta diventando una moda.
Così, mentre sotto altri punti di vista la Cina sembra iniziare a prendere atto dell’emergenza ambientale, in ambito edilizio sono sempre di più gli esempi di speculazione che mettono a rischio l’abitabilità e la sicurezza di edifici le cui strutture non sono state pensate per ospitare piani aggiuntivi né tanto meno “boschi verticali”. L’esempio più eclatante è stato quello di un tetto di Pechino dove il proprietario aveva inserito 800 metri quadri di alberi, arbusti e persino rocce. Abusivi ma verdi.
Gli alberi alla riconquista dello spazio urbano, per ridurre l’inquinamento e i consumi energetici aumentando nel contempo la biodiversità cittadina. Una nuova forma di landmark urbano che, si spera, continuerà a perseguire finalità eco-sostenibili, al riparo dagli usi impropri dei “boschi urbani” cinesi.