a 1632 metri

Quelli che il 1 gennaio sono in quota La messa di Capodanno sul Formico

Quelli che il 1 gennaio sono in quota La messa di Capodanno sul Formico
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Foto in copertina Valseriananews.

 

Più che una tradizione, è ormai un appuntamento irrinunciabile, che si ripete da quasi mezzo secolo. Sono migliaia gli escursionisti che il 1 gennaio alle 10.30 si danno appuntamento sulla cima del Pizzo Formico, a 1632 metri di quota in Comune di Clusone (per pochi metri rispetto a Gandino), a cavallo fra l’Altopiano Baradello e la cima principale della Val Gandino. Un incontro avviato attraverso il semplice passaparola, irrinunciabile come un patto non scritto fra appassionati della montagna, che alla pigrizia post cenone antepongono la gioia di aprire il nuovo anno con una poderosa boccata d’ossigeno.

 

 

Come tutto ebbe inizio. Tutto cominciò nel 1970 grazie a don Martino Campagnoni, storico direttore del Patronato San Vincenzo a Clusone, che trasformò in un contagioso pellegrinaggio l’abitudine di salire il giorno di Capodanno sino alla croce del Formico. Con lui agli inizi c’erano per esempio Attilio Pezzoli e Guerino Giudici, poi le file si sono ingrossate sempre più e negli ultimi anni le presenze stimate (e stipate nei pochi metri quadrati attorno alla cima) portano a cifre con tre zeri. La salita dal versante di Clusone (attraverso il sentiero che passa dal Rifugio San Lucio) ha lasciato il posto per molti a quella più agevole che sale da Gandino, dove è possibile arrivare in auto sino al parcheggio della ex colonia delle Orsoline (ricordarsi il Gratta e Sosta da acquistare negli esercizi del paese) e raggiungere la Croce del Formico deviando dal classico percorso che porta alla piana della Montagnina, paradiso del fondo.

La croce del Formico. La croce del Formico fu benedetta nell’agosto del 1933 da monsignor Attilio Plebani, arciprete di Clusone. Si era nel pieno dell’era fascista e si decise di collocarla per celebrare l’Anno Santo straordinario indetto in quell’anno, allo scopo di celebrare i 1900 anni dalla morte di Cristo. Per questo motivo è alta esattamente 19 metri, con un’apertura di braccia che supera i 9 metri. A finanziare l’imponente struttura metallica furono i clusonesi Colombo detti “Gubì”, una famiglia che sostenne anche (nello stesso periodo) l’erezione di cinque edicole votive sulla collina di Crosio a Clusone. Per innalzare la croce e portare in quota i materiali, furono coinvolte centinaia di persone ed in particolare gli agricoltori della contrada dei “Cumini”, che trasformandosi in orgogliosi “sherpa” misero a disposizione braccia, cavalli, muli e asini per il trasporto dei materiali, per complessivi 5mila chili di peso.

Croce Corno
Foto 1 di 4
Croce dei pastori
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Madonna della Vita sul Monte Pizzo
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Messa Formico 2017 (6)
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Le altre croci della Val Gandino. Quella delle croci non era certo una novità per la corona di monti delle Cinque Terre della Val Gandino. Appena otto anni prima (nel 1925) fu innalzata per esempio la croce del Pizzo Corno, in occasione di un altro Anno Santo. Rivaleggiava (superandola di poco meno di 5 metri) con quella del Resegone. Nel 1900 vi era probabilmente una croce in legno, che venne sostituita con quella attuale che misura 16,29 metri di altezza e 7,50 metri di larghezza. Fu realizzata dalla ditta Damiani di Fiorano al Serio e nel basamento furono poste due reliquie provenienti dal Getsemani in Terra Santa. Da ricordare anche la Croce dei Pastori (ricollocata in epoca recente nella zona della Tribulina della Guazza ed illuminata ogni sera) e la grande statua di Maria Regina delle vette e madre della Vita, collocata sulla sommità del Monte Pizzo sopra Peia nel 1995 con un ardito volo in elicottero.

 

 

Un buon anno dal Formico. Da qualche anno don Martino Compagnoni ha passato la mano ad altri sacerdoti (negli ultimi anni don Giuseppe Zambelli) nel condurre la semplice celebrazione del 1 gennaio in vetta al Formico, ma il clima di semplice amicizia resta assolutamente lo stesso e il passaparola tuttora funziona. D’obbligo la necessaria prudenza (il percorso è semplice e praticabile per tutti, ma l’equipaggiamento deve essere adeguato) e la voglia di apprezzare un panorama che con il cielo terso spazio su tutte le Orobie. Un buon anno… comincia dal Formico.

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