Marmi Corti, scintilla nata tra i sassi (e dalla forza di mamma Virginia)
Foto Sergio Agazzi
Alessandro Corti, classe 1910, era cresciuto all’interno dell’azienda di trasporti di famiglia. Con carri e cavalli trasportava, recuperandoli sui fiumi, i grossi sassi destinati a Italcementi. Il viaggio di ritorno era notturno e i conducenti, ormai stanchi, potevano dormire su amache di fortuna attaccate sotto ai carri. Alessandro però, a differenza del padre, guardava a quelle pietre in modo nuovo. «Papà era un artista e divenne uno scultore». A raccontarcelo è Germano, uno dei quattro figli di Alessandro e Virginia, che con Gualtiero, Fernando e Antonio ha condotto l’impresa familiare.
Alessandro e Virginia si conobbero a Salò, dove lei era nata e cresciuta; lui, invece, era un messo dall’esercito a riposo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Era nell’ultimo reggimento "Savoia Cavalleria". Lei era simpatica e bella, onesta e scaltra negli affari. Lui era esile e buono, «un omino da niente, dotato di grande forza». E fu proprio questa mamma, forte e battagliera, a farsi prestare i soldi per avviare la propria attività e iniziare con i marmi. Alessandro scolpiva con precisione e creatività, Virginia aveva il talento del commercio. Con i figli, Virginia teneva il pugno di ferro: «Era severa - dicono - e ci portava sempre con sé». Prese la patente a 50 anni, ma non imparò mai a fare la retro, per questo l’accompagnava Germano che - pur arrivando a stento sui pedali - si occupava all’arrivo di parcheggiarle l’auto. «Era una donna unica. A lei dobbiamo l’ottanta per cento dell’impresa che ancora oggi gestiamo», aggiunge convinto Fernando.
Oggi la Marmi Corti si divide tra Bergamo e Azzano San Paolo. In città ci sono due showroom - in Borgo Palazzo e in Città Alta - prettamente dedicati all’arte funeraria e alla lavorazione artistica di marmi e graniti. Qui hanno lavorato per lo più Germano, Fernando e Antonio e oggi sono entrati anche tre dei loro figli maschi: Alessandro, primo nipote e omonimo del nonno, Giordano e Omar. Giordano, poco più che ventenne, taciturno, con lo sguardo dolce e le braccia tatuate, si occupa della parte amministrativa e commerciale. In realtà è lui che si prende cura delle famiglie che arrivano dopo aver perso un caro, è lui che li accoglie, li ascolta e gestisce i momenti più difficili. «All’inizio è stato faticoso, ora riesco a farmi coinvolgere un po’ meno. Ma resta indubbiamente la parte più delicata del lavoro». Omar, figlio di Giordano, con lo sguardo di chi vuole sfidare il mondo, è impegnato nel lavoro manuale di preparazione e creazione dei marmi. Lui preferisce rimanere da solo. Il lavoro richiede precisione e grande concentrazione. Germano, che parla senza quasi prender fiato e con i modi severi ereditati dalla madre, si ammorbidisce per un istante.
Ad Azzano, invece, c’è l’impresa che esporta i propri prodotti in tutto il mondo. È guidata dal primogenito Gualtiero e dà lavoro a circa trenta persone. Qui marmi, pietre e graniti diventano arredi per case, hotel e uffici. È indubbiamente il fiore all’occhiello della famiglia Corti. «Il vero artista era papà: ha realizzato anche alcuni dei capitelli della galleria di Milano. Noi siamo artigiani, volenterosi e appassionati e con in testa e nelle braccia la forza di nostra mamma». L’unica donna di questa impresa.