10 buffe invocazioni bergamasche
Sulla religiosità orobica non c’è alcun dubbio. Lo testimoniano l’infinità di chiese arroccate anche in paesi sperduti, la presenza fitta della santelle nei campi, l’affluenza nei luoghi sacri. Dalle decorazioni barocche delle basiliche all’arte semplice degli ex-voto, emerge il ritratto di una devozione costante e quotidiana. A volte un po’ troppo quotidiana, come rivelano alcune diffuse invocazioni.
1) Madóna mé
Più che un’invocazione è ormai un intercalare, profondamente radicato nel linguaggio di tutti i giorni. La gamma di significati che esprime è vastissima, e comprende lo stupore, il sollievo e la consolazione. [Trad: Madonna mia]
2) Signùr ardì zó
Richiesta, più che di aiuto, di attenzione. Presuppone un ente supremo visto come un distratto e potente inquilino del cielo, da richiamare ogni tanto per sollecitare almeno un’occhiata su una situazione difficile. [Trad: Signore guarda giù]
3) Signùr töim sö
A volte si sente il bisogno di chiedere un’immediata assunzione nel regno dei cieli. Naturalmente, il più delle volte non ci si aspetta che il desiderio venga immediatamente esaudito. [Trad: Signore vieni a prendimi]
4) Desmèt de sacramentà
L’invocazione in questo caso è rivolta dalla moglie al marito. Contrariamente a quanto possa sembrare a una lettura superficiale, l’uomo in questione non è dedito a celebrazioni liturgiche. [Trad: Smettila di bestemmiare]
5) A m’ sa salva piö gna ‘n di braghe del preòst
Originale definizione di un luogo dove non può accadere niente di male, è pronunciata scuotendo la testa quando si apprende l’ennesima brutta notizia. Sarebbe un segno dei tempi, se non fosse in circolazione da decenni. [Trad: Non ci salviamo più neanche nei pantaloni del parroco]
6) Signùr di poerècc (chèl di sciòr l’è amò ‘n lècc)
Invocazione selettiva, come se esistesse una divinità specifica che si occupa solo della povera gente. Si insinua che l’altra divinità, quella dei ricchi, non possa essere sempre presente per umana pigrizia. [Trad: O Signore dei poveretti (che quello dei ricchi è ancora a letto)]
7) Gh’è gna sancc gna madóne
Siamo testardi e caparbi, ma quando ci capitano situazioni senza via di uscita, sappiamo ammetterlo. Ed escludiamo a priori anche l’intervento risolutivo soprannaturale. [Trad: Non ci sono più nè santi nè madonne]
8) Ó mia pisàt in césa
L’ammirevole e proverbiale pazienza di Giobbe non è sempre condivisa. Dopo una sequenza di disgrazie o sfortune, il bergamasco si chiede il perché, non avendo compiuto alcun atto condannabile. [Trad: Non ho fatto la pipì in chiesa]
9) Ol Signùr al fa fà ma mia strefà
Saggio ammonimento che di solito è riferito a persone con uno stile di vita che tende all’esagerazione, com’è noto uno dei difetti più criticati. Naturalmente negli altri. [Trad: il Signore lascia fare ma non strafare]
10) Va a fas benedì
Non c’è da meravigliarsi se la frase è pronunciata con una certa irritazione. La benedizione che si augura al destinatario non ha niente di religioso, ma è un invito a porre rimedio alla sua stupidità. [Trad: Vai a farti benedire]