Tradizione rispettata a Ponte Nossa, il "Mas" è tornato sulla sommità del Pés
Puntuale come ogni anno, si è ripetuto il rito del grande albero portato a spalle sulla sommità del Pizzo Guazza
Domenica 1 maggio si è ripetuto a Ponte Nossa il rito della salita del "Mas" sul Pizzo Guazza, che oltre Serio domina l'abitato.
Il "Mas" altro non è che un grande abete tagliato nelle scorse settimane nei boschi di Ardesio, in virtù di accordi certificati addirittura negli Statuti del 1507. All'arrivo a Ponte Nossa dell'abete (tagliato rigorosamente a scure), si è tenuta la benedizione sul sagrato della parrocchiale a cura del parroco don Alessandro Angioletti.
La tradizione culminerà il prossimo 1 giugno con un grande rogo e, il giorno successivo, nella festa dell’Apparizione.
Nelle ultime settimane il "Mas" è stato portato ai piedi del Pés (dizione popolare del Pizzo Guazza), al di là del Serio, dove è stato sramato e ripulito. Rimane intonsa, per tradizione, la sola sommità, una sorta di pennacchio verde che segnala la rinascita primaverile e che in molti ha erroneamente evocato l’ipotesi che la traduzione del termine "Màs" potesse essere "mazzo".
La data del 1 maggio, pure stabilita dalla tradizione e più probabilmente legata al termine "Mas", resta il momento culminate, o comunque più faticoso, con i volontari del gruppo I Soci del Mas che organizzandosi a decine con corde e sostegni portano il Mas in quota.
La salita, parecchio complicata, prende il via alle 7 del mattino. I Soci organizzano un’articolata fila indiana che con l’incoraggiamento di intere famiglie porta l’albero sulla sommità del Pés. Una fatica incredibile, sia per il peso non indifferente che per la particolare pendenza del percorso.
Sulla sommità del monte (detto anche Corno Falò) nel 1971 è stata posta una statua della Madonna, a fianco della quale il Màs viene issato, per rimanervi un mese intero.
Quest'anno la data della salita del Mas è coincisa con il decadere di molte restrizioni legate alla pandemia: una coincidenza che ha ricordato a tutti i giorni duri del lockdown ma anche diffuso una comune speranza nel segno di una tradizione che continua.