In quel di Palazzago

Alla Locanda dell'Annunciata Un’osteria che sfugge le definizioni

Alla Locanda dell'Annunciata Un’osteria che sfugge le definizioni
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L’osteria della locanda dell’Annunciata sfugge un po’ a una vera e propria classificazione. Almeno tanto quanto sfugge alle derive gastronomiche moderne e in particolar modo a quelle che coinvolgono il concetto di osteria. Che poi, quante ne sono rimaste di queste osterie? E cosa sono? Dice una definizione molto semplice: luogo di ritrovo fortemente legato a un oste e al concetto stesso di ospitalità e accoglienza nei confronti del viandante. E in effetti tanto basta per descrivere, almeno in superficie, lo spirito dell’Osteria della Locanda dell’Annunciata, e di conseguenza anche il carattere dell’oste, Giampiero Terzi, gourmand, padrone di casa e bevitore raffinato.

Un luogo incredibile. Ricavata dalla ristrutturazione di una costellazione di piccoli spazi al piano terra di un antico convento a Palazzago, si propone oggi come sincero luogo di ritrovo e di schietto piacere gastronomico. Isolata del mondo esterno e avvolta in una parco tranquillo, è il consiglio giusto per chi cerca relax, e posticino ideale dove lasciarsi alle spalle i pensieri cittadini. Le sale si alternano in una specie di labirinto fatto di quadri, oggetti e di ricordi che contribuiscono fortemente a creare l’atmosfera avvolgente di questa osteria, nonché la sua forte personalità.

 

 

Il menu, La carta è semplice, chiara, con una spiccata predilezione per le frattaglie, gli ingredienti minori e un certo interesse per l’inusuale. Non ci sono dei veri confini che ne definiscono la proposta, ma tra le colonne portanti c’è un’ode alla tradizione tralasciata o meglio ancora ai piatti assaggiati nei viaggi e sulle tavole degli amici. E in ogni cosa, dal cibo al vino, si respira quell’aria da bistrot francese, quello a cui ci si affida durante un viaggio per mangiare bene, mangiare locale e spendere il giusto. Cominciare si deve con il buon tagliere di salumi con prodotti veramente sopra le righe, selezionati personalmente da Giampiero. Accompagnato da un buon bicchiere di vino può diventare un eccellente antipasto o una cena semplice, dopotutto questa è un’osteria: c’è posto per tutti gli appetiti, purché golosi. Per chi vuole proseguire, invece, e la stagione lo permette, il menù recita: polentina gialla con salsiccia in rosso e cipolle, sempre che non siate golosi di Trippa al sugo o vogliate provare la Rosticciata di rognone e animelle. Ma non pensate che sia solo questa tipologia di pietanze a fare la cifra stilistica di questo luogo sfuggente: qui si mangiano anche dei semplici Pacchetti piccanti con la piovra o Insalata di arance con salmone marinato.

 

 

La filosofia. Sulla porta d’ingresso si legge: «Non sarà più come un tempo ma è già qualcosa», che è il compendio perfetto della locanda e della sua idea di ospitalità e di cucina: la tavola come luogo di ritrovo, dove portare ai commensali i prodotti, i piatti e i sapori scovati in giro, dai produttori di nicchia, in viaggi gastronomici, per il piacere antico e un po’ narcisistico di dar da mangiare qualcosa di buono. Una filosofia che permette di tenere aperta la locanda solamente per metà settimana, solo di sera (la domenica anche a pranzo), l’altra metà è fatta di viaggi e di esplorazioni alla ricerca di cose buone.

Camino o parco. D’inverno c’è il salotto con il camino acceso che diventa il luogo perfetto per intrattenersi dopocena, gustando la piccola pasticceria dell’osteria, la frutta secca e magari bevendo un buona ultima bottiglia per concludere il pasto o sorseggiando qualche liquore, forse francese, scovato nella fornita dispensa. Mal che vada ci sono sempre i passiti alsaziani e soprattutto la generosa compagnia del padrone di casa che non si sottrae mai a un momento di piacevole conversazione. Durante l’estate invece, all’esterno, c’è tutto un parco: un magnifico giardino con tavolini e qualche divanetto e non è raro che finito il pasto ci si senta legittimati a trattenersi sulle poltrone n e l l’erba. Giampiero lo sa e di tanto in tanto capita allora che improvvisi un piccolo goûter, per aspettare la s era.

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