Alzarsi tardi vuol dire «’ndà ’n malura», in bergamasco
Una filastrocca in dialetto elenca orari e mestieri (o modi di essere), dal virtuoso all’esecrabile
di Ezio Foresti*
Si sa che per un bergamasco svegliarsi presto è una sorta di dogma, perché deve dedicare il maggior numero di ore possibili alle sue attività lavorative. Forse è frutto di una memoria ancestrale che ricorda le levatacce all’alba, e anche prima, per mungere le vacche. Oppure proviene da un’esperienza più recente, quella del muratore che deve affrontare il casello dell’autostrada ben prima delle sei.
In ogni caso, attardarsi tra le coltri è riprovevole, e lo provano numerosi detti che irridono ai poltroni, come il famoso stà ’n lècc fina che l’canta la aca, cioè per un tempo indefinito, oppure chi l’se scöt la sògn no l’se scöt la fam, come a dire che chi dorme non piglia pesci, e denari.
C’è anche una gradevole filastrocca che elenca orari e mestieri, in una progressione dal virtuoso all’esecrabile. I primi a svegliarsi sono infatti i religiosi: a mesanòcc i lèa só i frà, seguiti dagli ammalati, che lo fanno non certo di propria volontà. A l’óna i malàcc, ai dò i macc. E poi i matti, perché alzarsi alle due di notte non è da persone assennate.
Ai trè i fornér, ai quàter i bechér. Ed ecco apparire il fornaio che si reca di buon’ora a impastare, e il macellaio che prepara la carne per i clienti. Ai sich i mòneghe, ai sés i prècc, e qui notiamo un privilegio maschile esteso alla sveglia, perché le suore si alzano un’ora prima dei preti. Ai sèt l’operare, se non fa i turni, e ai òt o l’òm de afare, che si è conquistato il diritto di arrivare un’ora dopo. E fin qui siamo ancora nella virtù, seppure con una prima sfumatura critica.
Ai növ la sciura, che si può permettere di non lavorare e quindi non ha problemi di orario. Oltre questo orario non è concepibile restare a letto, pena la rovina economica: ai dés chi và ’n malura. Adesso capite perché sulle nostre strade il traffico è ininterrotto, a partire da orari antelucani.
*in memoria
Riscoprire il nostro carattere, soprattutto di questi tempi, è bello. Complimenti per questi articoli. Ci fanno sentire parte di una comunità che resiste, solo nelle valli ma resiste.
Un'invocazione: Signùr di poerècc (che chel di sciòr l'è amò n'lecc).