Bazaar Wear in via Sant'Alessandro Il mondo hipster che piace a tutti

Da anni detta legge in fatto di streetwear e negli anni '80 era il tempio indiscusso dei paninari, oggi rappresenta il guardaroba ideale degli hipster di tutte le età: è il negozio Bazaar Wear di via Sant'Alessandro 3, a Bergamo.
[Flavia Serotti, responsabile Bazaar Wear. Ph: Anna Zorzi]
«Esistono due Bazaar Wear: uno a Brescia e uno a Bergamo – racconta Flavia Serotti, responsabile del punto vendita –. Quello di Brescia è stato fondato nel 1981, mentre quello di Bergamo è arrivato dieci anni dopo, nel '91». Artefici delle due inaugurazioni sono Giuliano e Brunella Serotti, rispettivamente il padre e la madre di Flavia. «Mentre mia madre si occupa dell'amministrazione, io e mio padre pensiamo a tutto il resto, dal buying alla vendita, dalla ricerca agli allestimenti» continua Flavia, che a soli 28 anni si è ritrovata a capo di un impero. Sì, perché Bazaar è sinonimo di moda e tendenza: «Esponiamo linee molto particolari, privilegiando le aziende che mostrano un impegno etico per l'ambiente e la società». Aziende come la svedese Nudie Jeans, che usa solo cotone organico prodotto in India e lavorato in Italia.




«L'aspetto che personalmente amo di questa ditta è che si fa carico di versare parte dello stipendio ai lavoratori indiani, per fare in modo che non vengano sfruttati e che raggiungano uno standard di stipendio accettabile» puntualizza la responsabile che, sebbene la giovane età, conosce alla perfezione ogni singola sfaccettatura del backstage dei negozi di famiglia: «Da anni teniamo anche Carhartt, icona street americana, le olandesi Scotch&Soda e Maison Scotch, i brand svedesi Libertine e Cheap Monday, ospite fisso della Fashion Week di Stoccolma, l'azienda francese Sessùn, le sempreverdi Nike, le scarpe italiane Farewell Footwear (tra i cui fondatori c'è anche un ragazzo bergamasco, ndr), gli occhiali da sole Super Sunglasses, gli zaini canadesi Herschel, le collezioni made in Danimarca Revolution e Suit e tante altre ancora», per un totale di 40 griffe esposte, tutte dedicate a uomini e donne dai 15 ai 40 anni d'età. «Ci sono anche brand pensati apposta per i più giovani, che abbracciano in particolar modo la fascia d'età che va dai 13 ai 27 anni» prosegue Flavia, che dimostra ancora una volta di conoscere a menadito la sua clientela e quello che serve per accontentarla.
«Dopo il liceo, ho frequentato il corso di laurea in Lingue e Letterature straniere per il Management: una volta uscita da lì, ho capito che tutto quello che volevo era già a portata di mano – prosegue la 28enne –. Amo questo lavoro, al punto che anche il mio tempo libero lo dedico allo styling». Una delle fasi portanti della sua attività si concentra nella ricerca, che non vuol dire solo partecipare a fiere internazionali e a sfilate di moda, ma anche viaggiare, guardare il mondo con occhi nuovi, partecipare a mostre d'arte, girare per musei, ascoltare musica, andare a concerti e a teatro, osservare i progressi del design e lasciarsi sempre stupire. Ogni occasione può diventare uno spunto non solo per anticipare la moda che verrà, ma per immaginare come presentarla, come organizzare la vetrina, come trasformare lo spazio intorno e renderlo un tutt'uno col prodotto: «Abbiamo ristrutturato più e più volte, creando sempre nuove disposizioni e scegliendo arredamenti di ultima generazione, in accordo con i capi di abbigliamento. Fare la vetrina poi è un capitolo a sé stante: ci possiamo mettere anche due ore solo per trovare la giusta angolazione del manichino».








I 200 metri quadrati di via Sant'Alessandro oggi sono lo specchio di un'anima industriale e metropolitana, dove acciaio, ferro e vetro si alternano a materiali più caldi come il legno, pezzi vintage, mobili d'artigianato e tappeti. «Siamo in perenne evoluzione» puntualizza Flavia. Oltre a loro tre, presenti un po' a Bergamo e un po' a Brescia, ci sono anche cinque dipendenti che si alternano dietro il bancone del centro. «Quando non sono impegnata con mio padre, sto anche in negozio. Capita che qualche cliente entri e dica "vorrei comprare tutto": ecco, questa semplice frase dà senso alla mia fatica. Sapere che quello che ho scelto piace alla gente al punto da spingerla a indossarlo la prossima stagione mi fa sentire gratificata più di tutto il resto».