In controtendenza

A Bergamo ci si sposa di meno? Noi invece scegliamo di dire sì

A Bergamo ci si sposa di meno? Noi invece scegliamo di dire sì
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Perché sposarsi quando tutti scappano? I numeri di Bergamo in cifre 2016 parlano chiaro. Il numero di matrimoni tra residenti in città si è quasi dimezzato nel giro di tredici anni. Ne deriva che nel 2016 sono state solo 461 (di cui 325 italiane) le coppie che hanno deciso di fare il grande passo, contro le 798 del 2003. Ad essersi alzata drasticamente è invece l’età media dei novelli sposi: l’età media dello sposo italiano residente a Bergamo è salita dai 35 ai 41 anni, quella della sposa da 32 a 36. E sono molti quelli che preferiscono il più conciso rito civile: se nel 2003 furono 485 i riti religiosi celebrati (contro i 313 civili), nell’ultimo anno sono stati 192 (269 quelli in Comune).

 

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Veronica, la tradizione con la T maiuscola. I numeri sono chiari, si è detto, e non si può non sentirli. Ma, a dispetto delle statistiche e delle medie, è interessante anche ascoltare qualche voce fuori dal coro: voci, in questo caso, di alcuni coraggiosi che ancora credono nel matrimonio e che per questo decidono di sposarsi. Veronica Cuni si è sposata a 29 anni, due mesi e mezzo fa, e ama definirsi rispettosa della «Tradizione con la T maiuscola». Lei e il suo attuale marito non hanno convissuto prima del matrimonio e hanno deciso di trasferirsi nella loro nuova casa il giorno della cerimonia: «Quel giorno è stato la chiusura di un percorso e l’inizio di uno nuovo». Certo, è stato un sacrificio, lui durante il fidanzamento ha continuato a vivere a Monza, sua città natale: «Potevamo vederci due volte a settimana». Veronica pensa che è vivere in questo modo il matrimonio a rendere quel giorno tanto speciale: «Ci deve essere un passaggio, un cambiamento. Se avessimo già convissuto, il rito sarebbe stata solo un’ufficializzazione e per me il matrimonio è più di questo».

 

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Veronica non condanna chi sceglie altre strade: «Tutti coloro con cui ne parlo considerano la mia una scelta piuttosto strana, ma è qualcosa di personale: dipende dalla propria educazione e da ciò che si è vissuto fino a quel momento». Continua Veronica: «Quando si convive si dice “ci provo” e, se non dovesse funzionare, non si è realmente vincolati all’altro: il matrimonio, per me, è invece volersi impegnare più seriamente, non si torna indietro (o almeno si spera)». Veronica sa di essere in controtendenza, ma confessa di trovare ancora in questa cerimonia e in ciò che significa «qualcosa di autorevole e per certi versi affascinante, qualcosa di raro e, per questo, di prezioso: se tra le numerose scelte che si hanno oggi per uscire da casa dei genitori si prende questa significa che si è realmente convinti».

 

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Giorgio, un impegno per sempre. Giorgio Ghislanzoni, sposatosi un anno fa a 35 anni, è più conciso, ma non per questo meno convinto. Nonostante sua moglie non ritenesse così rilevante il matrimonio (convivevano infatti da diversi anni quando hanno finalmente deciso di sposarsi), alla fine è riuscito a convincerla: «Sapeva che ci tenevo: è una tradizione di famiglia». Anche se sua figlia è arrivata prima che si sposassero, Giorgio ritiene che ufficializzare il loro legame davanti a Dio e agli altri, alla società, fosse la definitiva accettazione di un impegno. Così ha convinto la sua compagna che, a suo dire, ha un rapporto particolare con la religione, a sposarlo in chiesa. Complimenti per la tenacia.

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