Boom di richieste di giovani e adulti: tutti vogliono entrare nella Croce Rossa
Il presidente Bonomi commenta la risposta incredibile di quanti volevano dare una mano già dai primi giorni del Covid: «Siamo tornati a essere una comunità»
di Wainer Preda
Anche Bergamo ha il suo piccolo esercito. Non si tratta di militari, bensì di aspiranti volontari della Croce Rossa. Sono oltre 1800 le richieste arrivate negli ultimi mesi all’associazione. Maurizio Bonomi è il presidente del Comitato di Bergamo città, che conta 670 volontari e 35 dipendenti ed è uno dei cinque comitati della nostra provincia.
Bonomi, come spiega questo boom di richieste?
«È un’onda lunga, partita con l’inizio della pandemia. Bergamo è sempre stata una città ricca di volontariato e di persone che si mettevano in gioco. Ma la pandemia ha ulteriormente promosso nelle persone la voglia di mettersi a disposizione. Abbiamo cominciato a notarlo a marzo aprile dello scorso anno, nel periodo peggiore dell’emergenza, quando abbiamo attivato i “volontari temporanei” che potevano venire a darci una mano. Siamo stati subissati di richieste che non siamo riusciti nemmeno a soddisfare, perché per formare un volontario ci vuole del tempo».
Quanto tempo serve?
«Abbiamo un corso base di 28 ore che prevede anche delle lezioni di primo soccorso. Con questo si diventa volontario della Croce Rossa e si riceve il brevetto di primo soccorso. Ma è solo l’inizio, perché poi c’è tutto un periodo di formazione a seconda delle attività che si vogliono fare».
Per esempio?
«Le attività delle ambulanze hanno un percorso legato alla certificazione di Regione Lombardia per questo tipo di personale. E lo stesso vale per le attività sociali che hanno percorsi formativi specifici e dedicati».
Immagino esista anche una formazione dedicata al Covid...
«Assolutamente. Per Covid abbiamo dovuto anche noi modificare completamente la formazione dei volontari. Sia la formazione per entrare in Croce Rossa, sia quella specifica delle varie attività. Abbiamo utilizzato la formazione online, mentre per le attività pratiche, legate alle manovre di primo soccorso e così via, abbiamo utilizzato i periodi finestra della pandemia per lezioni formative. In sicurezza».
Quando è esplosa la pandemia, vi siete trovati a dover formare il personale su conoscenze del virus ancora piuttosto limitate. Come avete fatto?
«Per quanto riguarda i volontari temporanei sono stati formati sotto il punto di vista della sicurezza e dell’autoprotezione. E poi utilizzati in attività che non riguardavano la parte sanitaria, ma prevalentemente i servizi sociali, la consegna farmaci, la spesa per gli anziani e chi ne aveva bisogno, e così via. Sono stati tantissimi».
Non le sembra straordinario che Bergamo torni ed essere comunità probabilmente nel momento peggiore della sua storia?
«L’ho detto sin dall’inizio: pur nel dramma, la pandemia ci ha fatto un “regalo” inatteso. In un periodo cupo, difficile, la voglia dei bergamaschi di mettersi a disposizione degli altri è stata in-cre-di-bi-le (scandisce - ndr). L’abbiamo visto in Croce Rossa, ma anche con “Bergamo Aiuta” del Comune e in tanti altri ambiti. Siamo tornati a essere una comunità attenta ai bisogni delle persone fragili. Forse la pandemia ci ha fatto riflettere su quanto siamo fortunati noi che stiamo bene e quanto potremmo fare per le persone in difficoltà, gli anziani soli, le famiglie senza reddito e lavoro a causa del virus. È stata una risposta meravigliosa. E la stiamo vedendo anche oggi». (...)