I casnighesi e la loro Madonnina In questi giorni di festa grande

Un santuario sperduto fra i pascoli, ma soprattutto un luogo caro come pochi a una comunità che in esso si identifica e ritrova. Il legame fra Casnigo e la “sua” Madonna d’Erbia è qualcosa di più (molto di più) di un forte legame di fede. È un’espressione intensa di amore e affetto verso la Vergine Maria che qui apparve e a cui tutti si sentono profondamente legati. In paese, da secoli, giovani ed anziani esprimono stupore e preghiere con il semplice intercalare “Madona d’Erbia”, figlio di un dialetto aspro e inimitabile, forgiato negli anni dal felice isolamento dell’altopiano alle porte della Val Gandino.
Il 5 e 6 agosto di ogni anno il paese è in festa, in quanto ricorrono gli anniversari delle due apparizioni mariane legate al Santuario, datate rispettivamente 1550 e 1839. «Secondo la tradizione – spiega lo studioso locale Natale Bonandrini - nel 1550, presso la cascina di un contadino si trovava un'immagine raffigurante la Madonna, per accedere alla quale i pellegrini calpestavano l’erba del campo. Il contadino, infastidito, sfregiò a colpi di zappa il dipinto che, nella notte del 5 agosto, per incanto ricomparì. Una seconda apparizione avvenne il 6 agosto 1839, quando il piccolo Luigi Rossi fu accudito dalla Madonna durante un temporale, rifocillato dalla Vergine con del pane e ritrovato incolume dal padre, incredulo di trovarlo nel fienile che lui stesso aveva chiuso poche ore prima».
Le apparizioni della Madonna d’Erbia a Casnigo sono ricordate nella celeberrima Effemeride di fra Donato Calvi, ma anche in un atto notarile voluto dal Vescovo Speranza che raccolse il racconto del piccolo Luigi Rossi. Da sempre la gente di Casnigo implora la Madonna d’Erbia, come nel 1867, quando in Val Seriana vi fu un’epidemia di colera. I casnighesi fecero voto di ampliamento del Santuario e i lavori iniziarono nel 1878. Per avere un’idea di quanto forte sia il legame di devozione per la gente della Valle, è sufficiente dare un’occhiata alle centinaia di ex voto raccolti alla Madonna d’Erbia, con scene legate alla malattia e alla vita quotidiana, utili per raccontare una storia popolare di usi, costumi e situazioni che spesso sfugge al rigore dei documenti d’archivio.
Nel 2005, all’indomani della morte di Papa Karol Wojtyla, oggi San Giovanni Paolo II, fu ancora la devozione dei casnighesi a portare al Santuario una preziosa reliquia. I coniugi Mario Franchina (morto nel 2010) ed Emma Torri avevano infatti stretto amicizia con il Santo Padre sin dal 1979, durante i suoi soggiorni a Castelgandolfo. Loro (lui canighese, lei di Gandino) da emigranti dell’industria tessile vivevano nella vicina Aprilia e al Papa portavano frutta e verdura dei loro campi. Un’amicizia semplice e straordinaria protrattasi per oltre 25 anni, sancita, all’indomani della morte del Papa (il 2 aprile 2005) dal dono della Veste per mano di monsignor Stanislao Dziwisz, oggi arcivescovo di Cracovia. Non vi furono dubbi: essa doveva essere esposta al Santuario della Madonna d’Erbia, di cui i coniugi Franchina avevano parlato al Papa polacco.




Domenica 30 luglio il concerto del Corpo Musicale Angelo Guerini di Casnigo ha aperto le celebrazioni, che sono continuate venerdì 4 agosto con la fiaccolata dalla chiesa della SS. Trinità (la Sistina della Bergamasca) al Santuario in Erbia. Sabato 5 agosto il momento culminante: dalle 5.30 del mattino si susseguono le messe per i pellegrini (6.30, 7.30, 8.30, 9.30, 16 e 18), mentre alle 10.30 la solenne concelebrazione a ricordo della prima apparizione è presieduta da mons. Gian Martino Lanfranchi, attuale rettore del Santuario dello Zuccarello a Nembro, nel 50° di ordinazione. Domenica 6 agosto alle 10 ed alle 16 le messe a ricordo della seconda apparizione. Il simulacro della Madonna non uscirà dalla chiesa. ciò avviene ogni 25 anni (l’ultima nel 2014, nel 175° della seconda apparizione). In quel caso la processione procede con la statua volta all’indietro, verso il corteo di fedeli. Perché lo sguardo sui suoi casnighesi non venga mai meno.