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C'è sempre vento buono all'Edoné Una realtà che cresce alla grande

C'è sempre vento buono all'Edoné Una realtà che cresce alla grande
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All’Edoné c’è sempre vento. Una leggera brezza che vien giù dalla Maresana a rinfrescare le giornate più calde. In quelle invernali, invece, invoglia ancor di più a chiudersi dentro, lì dove la musica trova la sua perfetta dimensione in uno spazio accogliente e che, dopo tanti anni, profuma un po’ di casa. È anche per questo, del resto, che l’Edoné è diventato il cuore pulsante di Redona. Era il 2010 quando lo Spazio Giovani di Bergamo per eccellenza aprì i battenti, ma per trovare le sue radici dobbiamo risalire al 2005: fu allora che l’associazione Mellow Mood decise di creare una realtà giovanile nuova, vivace, unica. E fu proprio da quella fucina di idee e progetti che, cinque anni dopo e grazie alla proficua collaborazione con l’assessorato alle Politiche Giovanili del Comune, Edoné venne alla luce.

Un progetto che cresce. «Più che un locale, questo è un progetto che si è evoluto e continua a evolversi nel tempo», racconta Franz Barcella, “guru” e anima di questo luogo insieme agli altri soci di Nutopia, società che si occupa della gestione dello spazio giovanile, e di tutti i ragazzi che ogni giorno mettono passione ed esperienza a palate in Edoné. Una di loro è Ludovica Belotti, braccio destro di Franz ed esponente di quella che potremmo definire la “seconda generazione” di Edoné. «Lei è un esempio di quello che intendo dire - spiega Franz indicando Ludovica -. Lei frequentava Edoné e ne è diventata un elemento importante grazie alla partecipazione e alle idee. L’obiettivo è che il progetto resti intatto, innovandosi però attraverso le esperienze di chi lo anima».

 

 

Una realtà che dà anche lavoro. In sette anni, Edoné è cambiato molto. Da mero luogo di ritrovo, è diventato una sorta di laboratorio sperimentale, in grado con le sue iniziative di coinvolgere e, per certi versi, stravolgere l’intera città. Non è un caso che, dopo i primi sei anni a firma Nutopia, nel marzo 2016 la società abbia vinto nuovamente il bando di gestione per ulteriori otto anni. Una parentesi temporale lunga, che permette di lavorare sul futuro con investimenti e progetti mirati. Perché anche l’Edoné ha un costo. «Noi siamo contenti che sia diventata una realtà inglobante - continua Franz -, in grado di trasformare i frequentatori di oggi nei gestori di domani. Allo stesso tempo, però, è un locale che deve sostenersi economicamente. E, fidati, non è facile. Perché c’è l’affitto e ci sono gli stipendi». Gli assegni da staccare a fine mese non sono pochi: ci sono sette soci, più almeno venti dipendenti assunti nel periodo invernale, che salgono anche a cinquanta nel periodo estivo. Molti del posto, di Redona. Diversi anche con difficoltà di vario tipo, che la famiglia di Edoné aiuta trovando loro una dimensione sociale e lavorativa. Un lato forse meno noto di questa realtà, ma a cui tutti tengono molto.

 

 

La musica. Bar, music club, ristorante, factory creativa: Edoné è uno e centomila. «Innanzitutto è un luogo di aggregazione - spiega Ludovica -. Ma, allo stesso tempo, permette a tutti di avere il proprio spazio. Sia concretamente, ma soprattutto dal punto di vista ideale, con una programmazione di eventi molto varia». Ecco, gli eventi. Meritano un capitolo a sé, gli eventi di Edoné. Soprattutto quelli musicali, perché Franz ne sa un sacco di musica e riversa quello tsunami di passione in questo luogo. Le collaborazioni nate negli anni e diventate ormai fisse non si contano neppure più. Si va dal rock all’hip hop, dal grunge al reggae, dall’elettronica alla disco. E, ogni anno, nascono nuovi progetti, tipo il Festival Sabotage o il Raduno Punk Rock. Un passo alla volta, Edoné ha saputo costruirsi un’immagine musicale che valica i confini orobici, raggiungendo anche province confinanti o lontane.

 

 

Qualità che fa grande Bergamo. Dando così una bella spolverata all’immagine di Bergamo. «Chi dice, oggi, che la nostra è una città morta significa che non la conosce», afferma Ludovica. A cui fa seguito Franz: «Molti mi dicono che Bergamo è un po’ la Portland italiana: piccola, ma estremamente viva dal punto di vista culturale e artistico». Loro non lo ammettono, ma in questo processo Edoné ha giocato un ruolo importante, dimostrando che anche qui si potevano fare cose belle e grandi, anche con poco. «Negli anni la concorrenza è cresciuta, anche se non mi piace parlare di concorrenti - continua Franz -. I momenti difficili ci sono, soprattutto quando fai le cose per bene. Ma penso che “istruire” le persone alla fruizione cosciente dell’intrattenimento sia una cosa importante». Per questo quasi tutti gli eventi qui sono gratuiti. E per questo qualità batte quantità nel mondo Edoné.

 

 

La cucina, sempre meglio. Nella musica, nelle iniziative, ma anche in cucina, dove di anno in anno le cose sono migliorate. Oggi a capo della brigata dietro ai fornelli c’è Martina, altro membro di spicco della seconda generazione. «È incredibile come chi venga dopo riesca sempre a fare meglio di chi c’era prima», dice sorridendo Franz. E per spiegare meglio il concetto, porta l’esempio degli hamburger di Edoné, diventati una sorta di vessillo del locale: «È bastato che Martina cambiasse il tipo di pane perché da buoni diventassero buonissimi». Così buoni e richiesti da dare vita al servizio di pony burger, ovvero hamburger consegnati a domicilio. «Sta andando bene e ci ha consentito di dare lavoro ad altre due persone». Tira sempre vento all’Edoné. Di quelli freschi e di montagna, che spazzano via le nuvole, che ridanno spazio al sole, che fan venire voglia di birra e chiacchiere. Che ne dite, anche stasera ci vediamo qui?

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