Che festa per i cent'anni dell'asilo di Grassobbio! Un vero e proprio viaggio fra i ricordi
Un secolo di storia della "don Giacomo Rossetti", celebrato con la messa e la mostra. I racconti delle educatrici, tra la vecchia sede e le novità
di Stefano Nava
Si scrive una pagina di storia con il centenario della scuola dell’infanzia “don Giacomo Rossetti”. Domenica 28 aprile, infatti, si sono svolti i festeggiamenti per questo traguardo; tra le autorità, erano presenti anche presenti due persone che la nuova scuola dell’infanzia l’hanno vista nascere: l’ex parroco, ora arciprete di Clusone, monsignor Giuliano Borlini e l’ex curato, ora Rettore dell’Opera Sant’Alessandro di Bergamo, don Emanuele Poletti.
Insieme a loro don Gian Domenico Epis (parroco), don Luca Sana (curato), don Giuseppe Delprato (parroco di Pagazzano e nativo di Grassobbio) e don Mario Eugenio Carminati (vicario episcopale) che ha presieduto la messa delle 10.30.
A parlare di questo evento due educatrici della scuola dell’infanzia che hanno vissuto sia la vecchia sede di via XXIV Maggio che la nuova di viale Papa Giovanni XXIII, ovvero Anna Belotti (coordinatrice dell’asilo) e Cristina Rizzi (sezione “primule”).
La prima a parlare è Anna (per tanti anni educatrice della sezione “tulipani”): «A livello di ricordi sono molto legata anche alla scuola vecchia che per circa 25 anni è stata il mio posto di lavoro: ho fatto lì le mie prime esperienze da insegnante. Sicuramente aveva il suo fascino negli spazi esterni, mentre gli spazi interni erano meno funzionali rispetto agli attuali. Nella nuova sede sono grandi, luminosi e a misura di bambino con accesso verso l’esterno».
Cristina, dal canto suo, dice: «Io sono arrivata un anno dopo e ho avuto lì la mia prima esperienza. Sono arrivata con delle insicurezze per la responsabilità e l’impegno nell’educare i bambini: l’aspetto più bello è avere ancora in mano i valori che noi trasmettiamo ai bambini, che ci affidano fin da subito. Per quanto riguarda gli ambienti nel vecchio plesso io ricordo tante belle feste (la castagnata in giardino, Santa Lucia col carrettino) e di ambienti anche ben sfruttati come la palestra, il dormitorio. Non tornerei, invece, al refettorio comune ma con i bambini che ora mangiano in aula (più contenimento e tranquillità)».
Cosa porterebbero della vecchia sede in quella nuova? «Una cosa che all’inizio mi è mancata erano i grandi alberi che c’erano in cortile (...)