Ieri sera, a Confindustria Bergamo

Christo racconta The Floating Piers

Christo racconta The Floating Piers

Una grande folla di persone ha invaso la sede di Confindustria Bergamo per sentir parlare l’artista Christo, il 15 febbraio alle 19. A mezz’ora dall’inizio, la sala conferenze era già piena e la gente iniziava a stiparsi nell’atrio, prendendo posizione di fronte ai due schermi dello streaming. Da una parte questa grande affluenza è rappresentativa della portata davvero ampia dell’evento: l’opera The Floating Piers che verrà installata quest’estate al Lago d’Iseo è un momento memorabile per tutti gli appassionati d’arte ed è normale che moltissime persone si siano ritagliate del tempo per ascoltare Christo dal vivo. D’altra parte, sorge qualche dubbio sulla felicità della scelta del luogo: i posti nella sala conferenze sono davvero troppo pochi per un evento così rilevante.

Un progetto sognato per decenni. Christo ha affabulato il pubblico per circa un’ora e mezza, raccontando la sua arte in modo preciso, tecnico, dettagliato. Dopo un’introduzione in cui ha ripercorso le opere più importanti che ha creato insieme a Jeanne-Claude (sua moglie scomparsa nel 2009, ma lui continua ad usare il plurale), si è concentrato sull’opera The Floating Piers, che prenderà vita dal 18 giugno al 3 luglio. È un loro antico progetto, pensato per la prima volta nel 1970, dopo aver concluso Wrapped Coast in Australia: il primo luogo che individuarono per realizzare il molo fu il Rio de la Plata in Argentina, ma non riuscirono ad ottenere i permessi. Dopo 25 anni, una volta conclusa l’esperienza Wrapped Reichstag, pensarono nuovamente a The Floating Piers: questa volta tentarono col Giappone, la Baia di Tokyo. Ma anche in questo caso non furono concesse le autorizzazioni necessarie.

 

 

Perché il Lago d’Iseo. Solo nel 2014 Christo è riuscito a trovare un luogo per questo progetto di vecchia data. Racconta: «Conosco bene l’Italia, fin dagli anni Sessanta, perché ho fatto qui diverse opere: a Spoleto (1968), a Milano (1970), a Roma (1973-’74). Sapevo dei quattro laghi del nord Italia e sono venuto in segreto a visitarli. Ho scelto l’Iseo per la sua caratteristica particolare di avere un’isola al suo interno, particolarmente alta (la più alta isola lacustre d’Europa). Inoltre Montisola è abitata: per la prima volta le persone potranno spostarsi a piedi, senza imbarcazioni. Ho trovato interessante anche la conformazione della zona, che permette diversi punti di osservazione. L’opera sarà quindi molto estesa, con diversi punti focali e di accesso; altre opere come quella del Reichstag consentivano invece una sola prospettiva».

Aspetti tecnici. L’artista si è soffermato su molti aspetti tecnici e li ha spiegati in modo approfondito. Il pontile sarà lungo circa 3 chilometri e composto da 200mila cubi di polietilene. Questi verranno assemblati, con 220mila viti, in 30 sezioni da 100 metri, che saranno poi fissate a 160 ancore di 5 tonnellate l’una, per metà già installate. Sopra i cubi, uno strato di 10 millimetri di feltro, al quale si sovrapporrà il tessuto giallo-arancione già visto nei bozzetti. Il molo sarà largo 16 metri, dei quali i 10 centrali pianeggianti, e le due fasce laterali, di 3 metri ciascuna, degradanti, come se fossero delle spiagge. Christo ha raccontato che il colore del tessuto, di nylon pesante, è variabile: con l’umidità del mattino tende all’arancione, mentre a mezzogiorno grazie ai raggi del sole risulterà tendente all’oro brillante. Il tessuto è abbondante del 20 percento rispetto alla lunghezza del pontile, quindi si formeranno pieghe e andrà a bagnarsi in acqua.

Opera da esplorare. Christo ha ribadito diverse volte che The Floating Piers non sarà solo da guardare, ma da esplorare, da sentire, da vivere, da percorrere a piedi nudi, di giorno o di notte, a qualsiasi ora: verranno posizionate delle luci e tolte poi di giorno per ricaricarle. Oltre al pontile, ci saranno altri 2,5 chilometri di tessuto che serpeggeranno per le viuzze di Sulzano. Un percorso di circa 6 chilometri complessivi in cui passeggiare, fino a 20mila persone alla volta, e comprendere la differenza tra la terraferma e l’acqua.

L’arte e l’artista. L’opera d’arte infatti per Christo non è la struttura in sé, ma il suo intrecciarsi a un paesaggio, con i suoi elementi naturali, le case, le chiese, gli abitanti, la luce e gli agenti atmosferici. Per questo le persone devono vivere l’opera, perché ne fanno parte anche loro. Oltre al suo concetto di arte, ha spiegato anche la sua idea di artista: «L’artista non lo si fa di professione, si è artisti. L’artista fa ciò che gli piace, senza giustificazioni, in modo del tutto irrazionale e inutile. Non risponde a un perché, lo fa e basta, perché gli va. Non deve rendere conto a nessuno. Il mondo può andare avanti anche senza la sua opera. Essa piace in primo luogo a lui, poi se piace anche ad altri tanto meglio». Ha sottolineato infine un aspetto importante del suo modo di fare arte: «I nostri sono progetti liberi, nessuno può possederli. Forse per questo suscitano interesse: noi esseri umani siamo unici e ci piace esperire cose uniche. The Floating Piers ci sarà per 14 giorni e poi mai più».