Monte Secco, riservato e splendido

Foto di Angelo Corna
Montagne sulle Orobie ne abbiamo ma, nonostante più di 520 vette presenti (sopra i 2000 metri), ci soffermiamo quasi sempre su quelle più conosciute e famose, lasciando le restanti ai pochi fortunati che le conoscono. Molto spesso abitanti locali, o contadini e mandriani che conducono gli animali al pascolo durante la stagione estiva e che sono tra i pochi a frequentare queste vette, i sentieri che le percorrono e naturalmente le loro storie. Tra queste 500 montagne troviamo il Monte Secco, posto poco sopra la rustica frazione settecentesca di Cacciamali, nel comune di Ardesio. Siamo nella media Val Seriana e questa montagna permette, forse proprio perché poco visitata, una bellissima escursione tra la flora e fauna locale. Esiste anche un secondo Monte Secco sulle Orobie, e si trova a Piazzatorre, in Val Brembana.



La Baita Alta di Monte Secco

Canalino di salita
Il percorso. La partenza per questa bella montagna vede il suo via da Cerete, lungo il segnavia CAI 264. La strada sterrata sale ripida fino alla graziosa contrada di Cacciamali (m.1032), bellissimo borgo seriano restaurato più volte in questi ultimi anni. Costeggiando la chiesetta e piegando a destra risaliamo, ora su sentiero, i ripidi tornanti che si addentrano nel bosco ancora coperto dalle foglie autunnali. Prendendo quota si raggiunge in circa un’ora e mezza di cammino la Baita Alta del Monte Secco (m.1717). Il luogo ideale per una pausa, o per un picnic con la famiglia. L’unico inconveniente è che il Monte Secco è completamente privo di acqua, quindi non dimentichiamoci la scorta. A ripagarci sarà il panorama e la pace del luogo, meta più di stambecchi che di escursionisti. Dopo un meritato riposo possiamo intraprendere la vera avventura che ci ha condotto fin sotto le pendici della nostra montagna, e che da questo lato domina con la sua mole. La via descritta in questo itinerario esula dal normale tracciato di salita e rappresenta una valida alternativa alla cosiddetta via normale, che percorreremo invece al nostro ritorno. Il sentiero diventa una labile traccia, ora non più numerato ma intervallato da radi bolli rossi che si snodano a sinistra della Baita Alta, in direzione del Monte Vaccaro.




Tra pendii erbosi e facili roccette proseguiamo per un paio di chilometri, fino all’evidente canale erboso posto a spartiacque tra il Monte Vaccaro e il Monte Secco, che risaliamo nel punto migliore prestando la massima attenzione. A questo punto il grosso è fatto. Siamo sulla cresta che separa le due montagne, in questo tratto molto bella e panoramica. Nessuno ci vieta di proseguire alla nostra sinistra e fare una piccola deviazione sul Monte Vaccaro, guadagnando anche questa vetta in circa un’ora di cammino. Se invece il Monte Secco è il nostro solo e unico obbiettivo non ci resta che risalire l’aerea cresta Sud Est, che in circa mezz’ora di percorso a fil di cielo ci catapulterà sull’antecima della nostra montagna, a metri 2215. Ci attende una croce in ferro, eretta nel 1965, e un bellissimo panorama su tutta la Val Seriana e le montagne della vicina Val Serina.
Il ritorno ad anello. La discesa avviene invece dalla cresta Ovest, anch'essa aerea e in alcuni tratti esposta. Durante la discesa ci apparirà in tutta la sua bellezza la parete Nord della Montagna, con la sua facciata a strapiombo di ben 1032 metri. Proprio ai piedi di questa vertiginosa parete, nella cosiddetta Val Las a 1100 metri di quota, si trova uno dei nevai più bassi di tutte le Alpi, conosciuto come il Gias del Secco. La torrida estate di quest’anno ha completamente prosciugato il nevaio… Un fatto già successo nel 1993, quando per colpa della scarse precipitazioni nevose alla base del Monte Secco non era rimasto nulla. Gli inverni successivi hanno ridato vita al nevaio, che nell'estate del 2000 presentava una lunghezza di 40 metri è una larghezza di 20. Ignoriamo la parete nord, lasciata a pochi esperti, e prestando la massima attenzione scendiamo in direzione della Baita Alta ricongiungendoci al sentiero comune all'andata. Questo percorso e per escursionisti esperti. I tempi di percorrenza, andata e ritorno, sfiorano le sei ore, per una lunghezza di 12 chilometri e 1400 metri di dislivello. Sconsigliato a chi soffre di vertigini!




Storie e leggende. La ripida parete nord risulta la più alta delle Valli Bergamasche e fu scalata per la prima volta nel luglio del 1931 da G.B. Cortinovis ed E. Corio. Pochi altri temerari hanno avuto il coraggio di valicare quei blocchi instabili e strapiombanti. La leggenda racconta anche di un'enorme ricchezza nascosta nelle viscere della montagna. Sappiamo che dalle Orobie, per secoli, è stato estratto il minerale che ha alimentato l'economia della valle. Il metallo del Monte Secco però era molto più prezioso, si racconta sotto voce. La leggenda di una vena d'argento nascosta nella montagna si narra da sempre ad Ardesio, ma come ogni favola resta avvolta dal mistero. Le miniere d'argento, reali o meno, ormai sono state cancellate dalle frane e dalle slavine che durante la stagione invernale si staccano dalle pareti della montagna.
Proprio per scongiurare queste valanghe, già documentate nel 1600, è stata eretta nel 1965 la croce in ferro che ancora oggi trova posto sull'antecima della montagna. Realizzata da un gruppo di amici dalle spoglie di un traliccio di ferro, è stata smontata e rimontata sulla vetta, occupando decine di volontari in giorni di duro lavoro. Da allora, ogni anno, l'ultima domenica di luglio la croce del Monte Secco si illumina con fiaccole anti vento, mostrandosi in fiamme in tutta la Val Seriana. La sera si tiene una festa alla Baita e il giorno dopo viene celebrata la Santa Messa, come a rinsaldare il legame tra la gente di Ardesio e la montagna, benigna e a volte beffarda allo stesso tempo.
Si racconta poi, sempre sottovoce, che il termine latino aridus (secco) venne dato alla valle anni or sono. Dal latino al volgare italiano aridus divenne ardus, poi Ardese e tutt'ora Ardesio. Eppure, nelle viscere calcaree di questa montagna si nasconde l'acqua che non si trova in superficie. Scherzi della natura.