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Colleoni, scrigno in Borgo Palazzo Il tappezziere che ama il bello

Colleoni, scrigno in Borgo Palazzo Il tappezziere che ama il bello
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Foto di Sergio Agazzi

 

In questo negozio di Borgo Palazzo non si entra per un acquisto, ma per vivere un’esperienza di bellezza. Quadri, sculture, oggetti di design. E ancora poltrone, tappeti, tende, sedie antiche e di teatro, lampade e cornici, cuscini: tutto all’interno ha un suo posto, tutto regala un senso di perfetta armonia e tutto riconduce alla passione e alla competenza di qualcuno che lì investe una buona dose d’amore. «Per me la bellezza è tutto. L’arte è la mia passione e la mia malattia!», dice Massimo Colleoni, 66 anni, figlio del signor Alberto che tra il '53 e il '54 aprì la sua prima bottega da tappezziere in città. Massimo iniziò invece negli Anni Settanta, ma già da bambino, nei mesi estivi, aiutava il padre. «Lavoravo, è vero, ma non solo, papà mi mandava anche in villeggiatura a Valbondione». L’amore per il bello è il filo rosso della vita di Massimo: è quello che ha voluto trasmettere ai figli Alberto e Federica, è quello che ha segnato dall’inizio la sua relazione con Maria Antonietta, detta Toni. «Quando nel ’74 ci siamo fidanzati, il primo regalo che le ho fatto è stata una piccola icona russa».

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Alberto, 33 anni, seduto accanto al padre sorride, alza gli occhi al cielo e aggiunge ironico: «Oggi sono contento di essere stato contagiato dall’amore di mio padre per l’arte, ma quando ero un adolescente ero l’unico tra gli amici a non avere poster in camera: solo opere d’astrattismo puro». Per Alberto è assurdo visitare nuove città senza entrare nei musei e dice di condurre una battaglia con alcuni amici che sceglierebbero altri lidi. «Oggi vorrei tanto che in televisione, tra i vari reality, ne inventassero uno nuovo tutto incentrato sull’arte: da Masterchef a Masterpiece! Sarebbe bellissimo». Non può che parlare così un bambino che nella sua infanzia ha avuto la fortuna di dormire in un letto di Munari... E questo, anche se solo per via inconscia, ti resta addosso così tanto che diventa parte di te e del tuo stare al mondo. «Al matrimonio di Federica, che oggi è un architetto, i tavoli del ricevimento avevano i nomi dei più grandi architetti al mondo», aggiunge Massimo con aria soddisfatta.

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Un filo conduttore, dicevamo, che ha esiti e impatti anche sull’attività artigianale. Impossibile per Massimo pensare di fare un preventivo senza essere entrato nella casa, nell’ufficio o nell’edificio interessato. Impossibile anche non parlare a lungo con i clienti per comprenderli meglio e creare qualcosa che sia tagliato su misura per ognuno. Un tempo prezioso quello della progettazione, il valore aggiunto dei negozianti della città, che studiano anche i dettagli in maniera sartoriale: «Qui i divani non sono solo di due misure, li realizziamo anche di due metri e 17 centimetri se servono così e sono più belli». La bellezza educa anche alla gentilezza, alla generosità e alla filantropia. Massimo non si sottrae dal sostenere ogni forma d’arte: una mostra, un restauro o l’acquisto di un’opera che possa essere patrimonio di tutti. «Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere il pittore Paolo Ghilardi, che è diventato il mio mentore, e di frequentare spesso la Galleria Fumagalli. Erano per me luoghi d’incanto».

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