I nomi più curiosi di vie e luoghi della città di Bergamo (parte I)
Si nasce in una città, si imparano anno dopo anno i nomi delle strade e delle piazze e ci si orienta facendo riferimento al tal palazzo o al tal negozio. Ognuno di noi ha in testa un personalissimo navigatore satellitare che utilizza anche per spiegare a familiari e amici dove e come muoversi. Poi magari arriva a trovarti uno da fuori, gli proponi di fare un giro a piedi - orgoglioso come sei della bellezza che ti circonda - e costui, in maniera un po' ingenua un po' impertinente, ti rivolge domande banali sui nomi dei luoghi e delle vie. Domande che mai una volta ti eri sognato di porti. Perché la Boccola si chiama Boccola? Cosa significa Broseta? E Borfuro? Se non fosse un amico, verrebbe da rispondergli che si chiamano così perché si sono sempre chiamate così: che altro c'è da sapere? Ma in effetti qualcosa da sapere c'è, ossia perché si chiamano così. Di toponimi, lo sappiamo, è ricca ogni località, ma a Bergamo ne abbiamo alcuni tra i più bizzarri e inconsueti. Allora, per toglierci da eventuali momenti di imbarazzo, abbiamo pensato di presentarli e spiegarli brevemente, in due puntate perché l'elenco è lungo (la prima dalla A alla D e la seconda dalla F alla S), indicando a fianco di ognuno l’area della città in cui si trova. Metti che viene uno da fuori...
AQUILA NERA (Città Alta)
Siamo a fianco della Biblioteca Angelo Mai, in Piazza Vecchia, praticamente. Il nome ricorda una vecchia locanda, posta tra l’attuale viuzza e Via Gombito.
ALLEGREZZA (Longuelo - Conca di Astino)
Deriva dal termine “Grancia” - poi deformatasi in “Granza”, “Ala-granza”, “de la legranza”, “Allegraza”, “Allegrezza” - e definisce via ed edificio fortificato posti tra la Madonna del Bosco e l’ex complesso monastico di Astino.
ARENA (Città Alta)
Chiara testimonianza del tracciato viario che portava al sito dell’antica arena romana, grandioso edificio del I sec. d.C. distrutto in parte nel XIV secolo per la costruzione della Cittadella Viscontea, ed in maniera definitiva alla metà del secolo scorso per la fabbrica del Seminario vescovile.
BANCALEGNO (Centro - Borgo San Leonardo)
A partire dalla metà del XII secolo i documenti indicano la via anche come Barcalegno e Mancalegno, quindi il dubbio che si pone è se la denominazione sia riferita al un cognome o effettivamente alla presenza di attività o di porzioni di edifici in legno (“barch” in Val di Scalve e “barchessa” in dialetto veneto significano tettoia).
BIANZANELLA (Redona)
Come per la vicina Via Bianzana o per la chiesetta di San Pietro in Bianzano, tuttora in Via San Tomaso, il termine indica il nome di una cascinetta sorta poco lontana dalla principale.
BOCCALEONE (Boccaleone)
«Una delle leggende sull’origine del nome di Boccaleone vuole che esso derivi da una buca a forma di bocca di leone collocata in passato proprio nello storico quartiere, esattamente in Via Rosa. Si dice che i cittadini vi depositassero le delazioni destinate al governo, allora corrispondente alla potente Serenissima, e il cui simbolo era, come è ben noto, il leone. Da qui, la scelta di posizionare la buca a est della città lungo la strada per Venezia». Da un articolo di BergamoPost del 5 dicembre 2015.
BOCCOLA (Città Alta)
Da “buccula” (vaso o piccola bocca) ovvero nome dato ad una delle 4 sorgenti d’acqua di cui ha beneficiato il colle di Bergamo sin dalle sue origini, insieme a quelle del Lantro, del Vagine e del Corno. L’apertura alla fonte si trova a metà della via (scendendo a sinistra), ma è spesso ricoperta dalla vegetazione.
BORFURO (Centro - Borgo San Leonardo)
Deriva dal termine medioevale “Borgofuro”, ovvero la via che portava fuori dal Borgo Sant’Alessandro/Leonardo e restava esterna l’area della Fiera di Sant’Alessandro, che occupava l’attuale Sentierone/Piazza Dante/Piazza Libertà.
BOTTA DI SAN SEBASTIANO (Colli di Bergamo)
Il termine “botta” indica collina, sperone, protuberanza ed in effetti la chiesetta di San Sebastiano, posta lungo la via omonima, è posta proprio alla base di questa lieve altura, che al culmine sporge sulla conca di Astino.
BROSETA (Centro - Borgo San Leonardo)
Varie le teorie su questo toponimo, ma su tutte vince quella che rimanda ad un gravoso incendio avvenuto nel lontano Medioevo e che colpì la porta ovest d’ingresso alla città al piano, da quel momento ricordata come la “porta bruciata”.
CAPRE (Colognola)
In questo caso il critico d’arte Vittorio Sgarbi non c‘entra nulla, anche perchè le “nostre capre” derivano dal termine “Suscapre”, che è la denominazione originariamente attribuita alle distese campestri poste tra i quartieri di Grumello, Colognola e Stezzano.
CARROZZAI (Centro - Borgo San Leonardo)
Si riferisce alle officine e alle botteghe che fino all’inizio del XX secolo costruivano carrozze e fornivano in seguito assistenza in caso di guasti o altro. Il Borgo è ricco di tali termini, a testimonianza della sua laboriosità e varietà (Dottori, Bancalegno, Macellerie, ecc.).
CIAREGOTTO (Colli di Bergamo)
Acquolina in bocca? No, anzi, dato che si parla di vuoto assoluto, intendendo per “ciaregot” (dal dialetto bergamasco) la radura di un bosco, ovvero l’area in cui non crescono piante e vegetazione.
CONTRADA TRE PASSI (Centro - Borgo Pignolo)
Anche qui le testimonianze orali e la fantasia si moltiplicano. Tenendo fede ai riferimenti bibliografici, questi ricordano di come alla contrada (posta tra Via Tasso e Via Camozzi) era possibile accedere solo poggiando i piedi su tre pietre (da cui i tre passi), come in una sorta di guado, posizionate nel mezzo di un torrentello, proveniente dalla Roggia Nuova.
CONTRADELLO (Colli di Bergamo)
Chiaramente il diminutivo indica una piccola contrada, costituita da pochi edifici e strade, rispetto alla più estesa contrada.
CORNASELLO (Centro)
Anche in questo caso il nomignolo indica una piccola cava di pietra che dalle Mura, all’altezza della chiesa di Sant’Andrea, scende verso il piano.
DELIZIA (Redona)
Beh, a ognuno la propria interpretazione, anche se il toponimo pare molto antico.
DOTTORI (Centro - Borgo San Leonardo)
Lo stesso che è avvenuto per la Via dei Carrozzai o per tutte quelle in cui è chiaro il riferimento ad una particolare attività lavorativa-professionale, dato che in passato si tendeva per comodità a concentrare in un’unica area lo stesso mestiere.