Il decalogo del fai da te in dialetto
Quando l’homo bergomensis si appresta a svolgere qualche lavoretto domestico, in casa aleggia un’atmosfera sospesa, di attesa. Spesso è la calma che precede la tempesta perché, di animo gioioso all’inizio dell’opera, il nostro concittadino subisce interruzioni, disturbi e veri e propri sabotaggi che ne pregiudicano la serenità. Non è quindi da ascrivere a sua colpa lo stato di crescente irritazione che lo spinge spesso tra le braccia di una collera tanto violenta quanto giustificabile.
1) L’öltima ida l’è chèla spanada
Quando si tratta di un laborioso lavoro di smontaggio, l’ultima delle numerose viti si rifiuta di uscire dalla propria sede, anche con l’ausilio degli strumenti più tecnologici. Il momento in cui si mette mano al martello è il segnale della sconfitta. [Trad. L'ultima vite è quella spanata]
2) Gh’è töte i ciav, ma mia chèla che la ocór
Anche il più giulivo dei riparatori domestici si lascia sfuggire un’imprecazione quando ravvisa nella sua imponente collezione di chiavi la mancanza di un solo esemplare, ovviamente quello che gli serve. [Trad. Ci sono tutte le chiavi, ma non quella che serve]
3) I fèr i se spòsta de per lur
Strano fenomeno, che dovrebbe essere studiato con maggiore serietà e dedizione, è la facoltà degli attrezzi di spostarsi da soli, senza lasciare alcuna traccia. L’alternativa sarebbe quella di accusare i familiari di un complotto, ma non è praticabile se non a prezzo di spiacevoli discussioni. [Trad. Gli attrezzi si spostano da soli]
4) I mìsole i è mai a bóla
Per quanto si utilizzino la livella e la bolla, il parallelismo perfetto delle mensole col pavimento è spesso opinabile. Il fenomeno è collegato, con ogni evidenza alla curvatura terrestre. [Trad. Le mensole non sono mai dritte]
5) Te se regórdet che t’è prestàt ü fèr quando l’vocór
Avviene, nel bel mezzo di un intervento idraulico, di rammentare il prestito del giratubi a un carissimo amico. Che, da quel preciso momento, perde il superlativo e acquista una ricca varietà di appellativi. [Trad. Ti ricordi che hai prestato un attrezzo quando serve]
6) Se l’góta ‘l rübinèt tóchel mia
Anche l’apparentemente semplice sostituzione di una guarnizione può nascondere insidie inaspettate. Da lì il consiglio dell’idraulico, che ha riparato i danni dietro lauto compenso. [Trad. Se il rubinetto gocciola non toccarlo]
7) Quando te gh’è dóma la pónta del dùdes, ol tìras l’è del quatórdes
Capita di scordare i diametri della punta più grande, e trovarsi di fronte a una situazione incresciosa. Due le soluzioni: acquistare sempre, oltre ai tasselli, la punta adeguata o allargare il foro con la punta più piccola. Nel primo caso la voragine è metaforica e finanziaria, nel secondo reale e devastante. [Trad. Quando hai solo la punta del dodici, il tirante è del quattordici]
8) Se ü bulù a l’burla ‘n tèra te l’tróet piö
È incredibile la facoltà dei bulloni, comune anche a viti, rondelle e altre minuterie, di mimetizzarsi perfettamente nell’ambiente. Di solito il ritrovamento avviene quando di notte si viaggia verso il bagno a piedi nudi. [Trad. Se un bullone cade per terra non lo trovi più]
9) Quando te sé ‘n séma a la scala ol tràpen l’è restàt zó
Più la scala è pericolante, più aumenta la probabilità di dimenticare attrezzi o materiali fondamentali sul pavimento. Ci vorrebbe l’aiuto della consorte, se non si fosse già allontanata da tempo con una scusa inconsistente. [Trad. Quando sei in cima alla scala il trapano è rimasto giù]
10) Ol culùr a l’fenéss quando l’te manca ü méter quàder
Dopo giorni di conciliaboli familiari per ottenere una particolarissima sfumatura di colore per le pareti, l’entusiasmo del momento fa dimenticare la saggia pratica di preparare più della tinta che ci serve. Con esiti facilmente immaginabili. [Trad. Il colore finisce quando ti manca un metro quadro]