Della temutissima “bolèta” si può anche sorridere, grazie al bergamasco
Siamo al verde, ma lieti come quando da piccoli ignoravamo le bollette, grazie a un significato ora in disuso del nostro dialetto

di Ezio Foresti*
Abbiamo imparato dalla vita stessa che in ogni sventura c’è un remoto angolo da dove improvvisamente nasce un incongruo sorriso. Avviene così che il ricevimento del gravoso balzello energetico di questi tempi stimoli una ricerca lessicale, che in qualche modo mitiga l’amarezza del momento.
Questa volta ci affidiamo all’estro di Stefano Zappettini, ragioniere ed estensore di vocabolari. Forse il suo primo lavoro deve avere influito anche sulle scelte del secondo, perché dedica un buon numero di righe alla bolèta che, come scopriremo, in bergamasco non è solo “ricevuta o cedola di un fatto pagamento”.
Come sappiamo tutti, la causa si confonde con l’effetto nel modo di dire èss in bolèta, che il nostro autore descrive con una brillante serie di parafrasi: essere sull’ammattonato, al verde, sul lastrico, brutto di denari, non avere il becco di un quattrino. Una situazione disastrosa, che però lascia uno spiraglio alla speranza, perché la bolèta la gössa ‘l talènt, detto che in italiano suona “la necessità aguzza l’ingegno”.
Magra consolazione, forse, ma comunque meglio di niente. Sin qui, nulla che la maggior parte di noi già non conoscesse. La parte interessante arriva quando andiamo a scoprire il secondo significato di bolèta, ormai praticamente caduto in disuso. La definizione è “quel lembo di camicia che ai bambini esce dallo sparato dei calzoncini”. E qui non si può non ricordare il nostro approssimativo abbigliamento di quando, da piccoli, c’interessavamo di tutto meno che del decoro. Un atteggiamento scanzonato che era il simbolo stesso di un’infanzia spensierata. Iga amò la bolèta sö la camisa significa infatti “avere ancora il guscio in capo, saper la bocca di latte, non aver ancora asciutti gli occhi. Quell’età beata, insomma, in cui non sapevamo ancora cosa fossero le bollette.
*in memoria
A so a boleta era x molti normalità dignità affetto x gli altri comunità oggi in città di Bergamo introvabili società ricca ma povera di valori
Quella è la mocaia (con la a accentata). Un saluto al signor Donghi Mauro
Vero eravamo tutti a buleta ma più umani e poveri di cuore e ci volevamo più bene
La bolèta ha anche altro significato che qui (opportunamente) non viene citato Ha a che fare con "le mutande" . Non vado oltre , chi è cresciuto parlando e sentendosi parlare il dialetto di certo ha capito
Sbaglio o con bolèta, in alcune zone, si definisce anche la frenata che resta sulle mutande dopo una pulizia frettolosa delle terga?