Parla Alessandro Reali

Dentro il Birrificio Otus di Seriate Dove si produce la birra dell’anno

Aperta nel 2015, l'azienda brassicola ha conquistato il secondo posto, categoria bevande a bassa fermentazione, nel più importante concorso italiano

Dentro il Birrificio Otus di Seriate Dove si produce la birra dell’anno
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La nuovissima Oatmeal Stout Ambranera prodotta dal birrificio Otus di Seriate si è classificata seconda al premio di Unionbirrai Birra dell’Anno, nell’ambito della fiera internazionale Beer Attraction di Rimini, che rappresenta il più importante concorso brassicolo italiano dedicato alle specialità birraie artigianali. Ambranera è stata premiata nella categoria 19, che raggruppa le birre a basso grado alcolico, scure e di ispirazione anglosassone. Ottantaquattro giudici provenienti da tutto il mondo hanno valutato 1.650 birre prodotte da 279 birrifici.

«Siamo orgogliosi del riconoscimento – sottolinea Alessandro Reali, mastro birraio creatore di Ambranera –. È un attestato di qualità che ci stimola a continuare in questa direzione. La nostra filosofia è creare birre artigianali di qualità, rispettando i giusti tempi di lavorazione per ottenere birre di carattere, con un’identità ben riconoscibile dai nostri consumatori».

 

 

A cosa ti sei ispirato per creare Ambranera?
«Avendo studiato e lavorato in Inghilterra, ho sempre avuto un occhio di riguardo per le birre di tradizione anglosassone. Quindi ho cercato di creare una birra scura a bassa gradazione alcolica, in stile oatmeal stout, bevibile ma dall’aromaticità elevata, caratterizzata da note di caffè e cioccolato e una buona cremosità datale dall’avena».

Quando hai deciso di intraprendere la professione di mastro birraio?
«La passione è nata al termine delle scuole superiori. Dopo aver conseguito la laurea triennale in agraria a Milano sono andato in Inghilterra dove ho lavorato e, nel frattempo, compiuto gli studi per il conseguimento della laurea specialistica in tecnologie della birra. Successivamente sono tornato in Italia e ho lavorato in un birrificio in Sicilia. Al termine di questa esperienza sono ritornato a casa, dove la passione è diventata il mio lavoro. Per produrre birre di qualità bisogna metterci sia la passione sia le conoscenze e disporre delle attrezzature idonee».

Quando nasce il birrificio Otus?
«Nel 2015, per iniziativa di diversi soci, configurandosi da subito come azienda strutturata e compartimentata, in cui ognuno svolge compiti specifici che vanno dalla produzione all’amministrazione, alla cura della distribuzione del prodotto. Siamo un’azienda giovane, ma in crescita. Nel primo anno abbiamo prodotto 600 ettolitri di birra imbottigliata, l’anno seguente 1.600, chiudendo il 2017 con 2.500 ettolitri di birra imbottigliata. Di recente abbiamo installato quattro nuovi fermentatori che consentono una capacità di cantina di 460 ettolitri».

 

 

Che tipi di birre producete?
«Spaziamo dalle lager, ossia a bassa fermentazione, come la pilsner e la bock, alle birre in stile belga come la blanche, per la quale utilizziamo frumento locale e bergamotto, arancia amara e limone calabresi, e una strong ale belga; una saison prodotta con segale, avena, frumento, orzo e due luppoli australiani; in stile anglosassone realizziamo due tipi di ipa, una reale di ispirazione irlandese, una blond ale e la stout. Ogni anno creiamo nuovi prodotti, come l’invernale “Winter Moon”, una strong ale belga con note di caramello, e a fine anno produrremo, come sempre, una birra celebrativa».

Dove distribuite le vostre birre?
«Siamo presenti nel circuito Horeca, ovvero pub e ristoranti. Non ci rivolgiamo alla grande distribuzione. Il nostro mercato principale è l’Italiana ma, attraverso collaborazioni, siamo presenti in Oriente, a Singapore e Hong Kong, e in Gran Bretagna».

La ricerca e l’innovazione sono per voi leve strategiche?
«L’innovazione tecnologica e la scelta delle materie prime sono fondamentali nelle nostra produzioni artigianali. Utilizziamo sia frumenti coltivati localmente sia prodotti provenienti da altre regioni italiane come gli agrumi calabresi. Ma importiamo anche luppoli australiani e statunitensi, necessari per creare birre dalle caratteristiche specifiche. Anche l’acqua è fondamentale e noi siamo fortunati perché l’acqua di Seriate che utilizziamo è una buona base, essendo dolce. Elemento qualificante di ogni nostra scelta è l’assoluta qualità».

 

 

Quali sono secondo te i fattori che hanno determinato l’aumento dei consumi di queste bevande?
«La birra è da sempre un prodotto popolare, poco alcolico, che in passato ha subito una certa omologazione del gusto e della qualità. Oggi ci sono tanti tipi diversi di prodotto, frutto delle nuove tecnologie e di una particolare cura nella scelta degli ingredienti. Le birre artigianali, pur essendo soggette a un deperimento più rapido rispetto ai prodotti industriali, hanno un gusto pieno e una qualità maggiore. Chi beve una birra buona sa riconoscerla e la premia».

Quali obiettivi vi ponete per il futuro?
«Certamente quello di crescere ancora, mantenendo però la nostra identità e rispettando filosofia e dimensione artigianale».

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