Dieci bei posti bergamaschi dove fare scialpinismo
Ci sono molti modi per vivere appieno la montagna, ma nessuno è completo come lo scialpinismo. Questa disciplina, nata come tale intorno agli inizi del XX secolo, ci permette di abbinare il piacere dell’escursione all’adrenalina degli sci, di godere di paesaggi che normalmente non avremmo la fortuna di vedere, di vivere attimi di vera e pura esperienza di montagna insomma. Tecnicamente è certamente più impegnativa di altre discipline, ma è anche in grado di offrire maggiori emozioni.
Le ricche montagne bergamasche offrono dei perfetti palcoscenici per esperienze di scialpinismo, sia per chi volesse avvicinarsi a questa affascinante disciplina, sia per chi, invece, ha già anni di salite e discese alle spalle. Dove, però, è meglio farlo? Per ottenere una risposta il più possibile esaustiva, abbiamo contattato Paolo Valoti, presidente dell’Unione Bergamasca delle sezioni e sottosezioni del Cai (Club Alpino Italiano) e massimo esperto delle Orobie.
Premesse. Da esperto conoscitore dei monti, Valoti, prima di portarci in un affascinante tour virtuale tra i più bei percorsi di scialpinismo bergamaschi, ci ha tenuto a precisare che la prima cosa da fare, nel caso in cui si volesse intraprendere la disciplina, è informarsi. A prescindere infatti dall’esperienza del soggetto, seguire il bollettino meteorologico regionale Arpa è il modo migliore per sapere le condizioni climatiche e d’innevamento che si stanno per affrontare. Ci sono infatti percorsi che è meglio affrontare con la neve fresca, altri, invece, in cui è meglio attendere condizioni più stabili di neve e dunque percorrerli verso marzo o aprile. Per questo, prima di decidere dove andare, la cosa migliore è contattare una delle diverse sottosezioni del Cai bergamasco, dove i responsabili saranno sempre disponibili ad offrire informazioni aggiornate ed eventualmente anche supporto materiale per l’escursione. Importantissimo, inoltre, essere aggiornati sul cosiddetto kit di autosoccorso di cui munirsi per intraprendere lo scialpinismo.
Con Valoti abbiamo così scelto 10 bellissimi posti dove fare scialpinismo nella Bergamasca.
VAL SERIANA
Due ore e mezza di percorso, più adatto a chi ama soprattutto sciare che passeggiare. Abbastanza semplice, una volta giunti sulla cima ci offre una vista a tutto tondo: a Nord-Ovest possiamo estendere lo sguardo fino al pizzo Redorta e al pizzo Coca, mentre a Sud c’è la parete Nord della Presolana. Un percorso adatto anche ai meno esperti, ma che è meglio affrontare a dicembre o in aprile.
Una escursione un po’ più “comoda” grazie alla seggiovia che permette di tagliare gran parte del bosco, fino alla baita Pegherolo, e che rende così il percorso vero e proprio attuabile in circa un’ora e mezza. Perfetto da intraprendere a gennaio o marzo, è meglio evitarlo dopo delle nevicate abbondanti (un problema che quest’anno, ahinoi, abbiamo avuto poco). Molto vicino alle piste battute e assai breve rispetto agli altri, è il percorso perfetto per chi è alle prime armi. Nonostante ciò offre punti panoramici stupendi.
Un po’ più complicato di quelli presentati in precedenza e adatto quindi a chi ha già un minimo di esperienza alle spalle. Durante le circa 4 ore di escursione, offre un’esperienza scialpinistica completa, sia per il tratto puramente alpinistico sulla cresta finale, che per la discesa, assai “viva” e movimentata rispetto alla salita. Il panorama è il vero punto forte di questa escursione, merito della vista sul versante Nord del pizzo Arera. Il periodo migliore per intraprenderlo è tra marzo e aprile.
I bergamaschi appassionati di scialpinismo conoscono benissimo questa traversata, tra le più frequentate e amate. La classica escursione di chi lo scialpinismo lo pratica da diverso tempo, quindi decisamente non adatta ai dilettanti. È anche vero che, purtroppo, l’evoluzione della disciplina, diventata oggi sempre più tesa verso l’alto, e la scarsità di neve nelle quote più basse riscontrata negli ultimi anni, l’hanno un po’ messo in ombra. Ma il pizzo Formico resta un evergreen.
VAL DI SCALVE
Percorso di difficoltà media, dalla durata di circa 3 ore. Si parte dalla località Miniere, sopra Schilpario, dall’altezza di 1196 metri. Nonostante sia catalogata come adatta a medio sciatori, con la giusta preparazione è facilmente affrontabile anche da principianti che volessero avvicinarsi allo scialpinismo nel mezzo delle fantastica conca dei Campelli. Il periodo migliore per affrontarlo è probabilmente l’inizio dell’inverno (dicembre) o verso la fine della stagione più fredda (aprile), ma dato il clima mite di quest’anno anche questi weekend possono essere perfetti.
Altro percorso di difficoltà media, poco impegnativo ma in grado di offrire scorci di una bellezza mozzafiato. Si snoda anch’esso per la conca dei Campielli e prende il via sempre dalla località Miniere. 3 ore di escursione in un panorama incorniciato dalle pareti rocciose del Cimone della Bagozza. Perfetto per le escursioni di febbraio, ma data la sua esposizione ha spesso condizioni di neve non perfette. Meglio informarsi presso la sezione Cai locale.
L’escursione perfetta per chi volesse godersi la maestosità della Presolana. Questa cima, infatti, si trova al cospetto della regina delle Orobie bergamasche e rappresenta un percorso di circa 4 ore adatto a chi ha già buone basi di scialpinismo. Lo si può raggiungere attraversando l’affascinante paesaggio della Valzurio, solitamente poco frequentata in inverno e per questo in grado di offrire squarci veramente unici e inimitabili.
Forse il percorso più frequentato in questo periodo. Abbastanza semplice da percorrere, questa escursione ha una durata media di 3 ore e mezza e prende il via dal passo della Presolana, precisamente dall’albergo Grotta. La parete Sud della Presolana sovrasta tutto il percorso e offre una cornice montana assolutamente unica. Una piccola nota: attraversando la valle dell’Ombra, s’incontra spesso neve polverosa a cui è meglio fare attenzione.
VAL BREMBANA
Perfetto per i prossimi weekend, che ci accompagneranno verso la primavera. È un’escursione breve (meno di 3 ore) e abbastanza semplice, grazie soprattutto alla discesa continua e morbida. Perfetta, insomma, per chi è alle prime armi dello scialpinismo. Nasconde però le sue insidie, soprattutto nel raggiungimento della cima, area che il Cai definisce «aspra e severa». Una volta raggiunta la vetta, però, il panorama mozzafiato sulla Val Brembana ripagherà pienamente lo sforzo fatto.
Escursione tipicamente invernale, da effettuare tra gennaio e febbraio e adatta alle pelli di foca più esperte, visti gli aspri pendii terminali e la lunga durata di tutto il percorso (circa 4 ore). La scalata della vetta del Valegino, con determinate condizioni climatiche, può essere particolarmente difficoltosa.
Precauzioni. Come spiegato in precedenza, prima di intraprendere un’escursione di scialpinismo è necessario essere adeguatamente preparati. È anche la legge a dirlo: la normativa regionale 26 del primo ottobre 2014, tesa a normare le azioni di promozione e valorizzazione della montagna, prevede che prima di intraprendere un’escursione di questo tipo, il soggetto debba munirsi di apposite strumentazioni e dispositivi elettronici. Purtroppo la legge non entra maggiormente nello specifico e non aiuta, dunque, chi è alle prime armi con lo scialpinismo. Data la natura di questa attività, chi pratica lo scialpinismo è particolarmente esposto al rischio di travolgimento da valanga. Gli strumenti e i dispositivi di cui si parla, dunque, sono principalmente relativi a questa evenienza: l’Artva (Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga), ad esempio, è uno strumento elettronico utilizzato per la ricerca delle persone travolte, che facilita la rintracciabilità del soggetto in caso di necessità. All’Artva si deve aggiungere la sonda da neve, dispositivo di sicurezza costituito da una lunga asta rigida, sottile ma robusta, utilizzata per sondare la massa nevosa alla ricerca di travolti, e la pala (ce ne sono di appositamente studiate per l’attività).
La normativa ha però destato malumori, soprattutto nel Cai e nelle Guardie Alpine: senza una dovuta attività di sensibilizzazione sui pericoli della montagna, l’obbligo di queste dotazioni è fine a se stesso. Come illustrano ricerche scientifiche, una persona travolta nella valanga ha il 95% di possibilità di restare in vita se viene ritrovato nei primi 15 minuti. Successivamente le percentuali crollano. Per quanto l’Artva, la pala e la sonda siano strumenti utili, difficilmente permettono un intervento immediato dei soccorsi, senza contare che spesso le condizioni meteo rendono difficoltosi gli interventi. Per questo, piuttosto che rendere obbligatoria la strumentazione, sarebbe stato forse più utile rendere obbligatori dei corsi che istruiscano a gestire i primi istanti di pericolo.
Che cos’è lo scialpinismo. Quanto detto fino ad ora è certamente interessante, ma poco utile a chi non sa cosa sia lo scialpinismo. Questa è una disciplina che va ad unire quella sciistica a quella alpinistica, in grado di legare, quindi, l’escursione ai classici sci. Dovendo affrontare anche le salite, è chiaro che gli sci usati non sono quelli a cui siamo abituati: di dimensioni simili a quelli per lo sci alpino, sono più leggeri e dotati di attacchi che permettono di liberare il tallone, agevolando così i movimenti. Sotto di loro, in salita, vanno applicate le pelli di foca (oggi, in realtà, fatte di materiale sintetico), strisce adesive che permettono di avere grip anche sulla neve. Anche gli scarponi sono diversi dai classici: seppur simili nella forma, sono in realtà molto più leggeri e con una suola in gomma per permettere anche di camminare con essi nei tratti dove usare gli sci è più difficile. A questi strumenti base si aggiungono, naturalmente, anche gli strumenti tipici dell’alpinismo, e quindi piccozza, ramponi e tutto il resto.