Le case Aler sistemate

Giorgio, da informatico a calzolaio e tutti gli altri di via Carpinoni

Giorgio, da informatico a calzolaio e tutti gli altri di via Carpinoni
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«Facevo il tecnico informatico, a cinquant’anni ho perso il lavoro, mi sono messo a cercare altro e qualcosa ho trovato, ma sempre molto precario. Ho pensato che dovevo darmi da fare per ottenere qualcosa di più, magari di diverso. Dalla scuola di mio figlio ho saputo che facevano anche dei corsi per insegnare il mestiere del calzolaio. Mi sono detto che poteva essere una strada». Giorgio Sala parla qui, in questa mattina di pioggerella, nella sua bottega di via Carpinoni: l’ha aperta un anno fa. Ripara scarpe di tutti i tipi, borse, cinture, oggetti di pelle in genere. Ha aperto bottega in via Carpinoni, via popolare, abitata da 623 persone, tanti italiani e da tanti stranieri. Dice Giorgio Sala: «Mi trovo molto bene, qui. È un quartiere popolare nel senso migliore, gente che lavora, gente che magari fa molta fatica ad arrivare alla fine del mese, però è gente che si impegna, che si dà da fare. E che non butta via le scarpe semplicemente perché c’è un buco o una cucitura che si è aperta. Tutte le scarpe si possono riparare e spesso conviene ripararle. L’importante è che la tomaia, cioè la parte superiore, sia in discrete condizioni. Il resto si sistema: talloni, tacchi, suole, cuciture, imbottiture... Questo è un bel quartiere, una buona via, la sistemazione delle vecchie case popolari è stata una buona cosa per la zona».

Le case Aler. Le case dell’Aler, ex Iacp, sono vecchie, eleganti, ben sistemate, risalgono agli Anni Trenta. Erano rimaste chiuse per dieci anni, poi l’anno scorso sono tornate ad aprirsi agli inquilini. Non certo famiglie benestanti, ma famiglie dignitose. In realtà l’ingresso è da via Carnovali, ma gli edifici confinano per tutta la lunghezza con la via Carpinoni. Che è una strada particolare; rimasta a fondo chiuso per tanti anni, soltanto di recente aperta e che oggi sfocia nella via Spino, dalle parti del grande supermercato Coop. Una via di passaggio, ma non molto. Una via di parcheggio per diversi pendolari che rinunciano al piazzale della Malpensata.

 

 

I dati demografici. Una via che presenta una dinamica della popolazione piuttosto vivace. Guardiamo i dati demografici prima di tornare alla storia del nostro calzolaio Giorgio Sala. Via dei Carpinoni è tra le vie più giovani di Bergamo, con una presenza di ragazzi non trascurabile. I bambini da zero a un anno sono solamente tre, ma la fascia da uno a quattro anni sale subito a ben ventisette bambini e quella dai cinque ai nove anni è di trentadue bambini. Ancora meglio i ragazzini da dieci a quattordici anni: sono trentasei. Infine la prima fascia giovanile, quella che va dai quindici ai diciannove anni: sono ventinove. Mica male, i dati sono migliori rispetto a quelli di oltre venticinque anni fa, del 1991, per esempio. A quel tempo i neonati erano di più, sette, ma i bambini fra gli uno e i quattordici anni erano ben di meno: 67 contro gli attuali 95. Un altro dato che colpisce è quello degli anziani oltre i 69 anni: nel 1991 erano 49, oggi sono 107. È un segnale che indica l’innalzamento della vita media della popolazione. Una conferma. Si consideri che a Bergamo vivono duemila persone oltre i novant’anni. Nel 1991, ventisette anni fa, erano 540. In pratica le persone sopra i novant’anni in città sono quadruplicate.

Il calzolaio. Ma torniamo alla storia del nostro calzolaio. Racconta Sala: «Mi iscrissi al corso per calzolai e vidi che il lavoro mi piaceva e che riuscivo anche abbastanza bene. Allora ho cominciato a fare qualche riparazione in garage, per provare. Ho visto che non andavo male, ho cercato un negozietto, ho trovato questo in via Carpinoni... Mi sono detto che la zona era buona, non c’erano altri calzolai nei dintorni. Sto cercando di puntare sulla qualità. Vede queste Timberland? erano già state riparate, ma, al posto della cucitura sottile e doppia, è stata fatta una cucitura unica, nemmeno lineare; ecco, io invece cerco di rispettare la calzatura, di restituirla quanto più possibile della sua qualità». Il calzolaio di via Carpinoni man mano ha arricchito di macchine il suo negozietto; il banco di fissaggio lo ha trovato a Brescia da un calzolaio che stava chiudendo, la pressa l’ha trovata in Valtellina, la cucitrice delle suole da un negozio di Colognola, la cucitrice da calzolaio con il piedino che ruota di 360 gradi arriva da Calcinate. C’è anche la pressa pneumatica... Dice Sala: «Credo sia importante ripetere che si può riparare molto di più di quello che normalmente si pensa. Con trenta euro è possibile rinnovare una scarpa di valore, comprese quelle da ginnastica, con lavaggio e tintura».

 


Gli altri abitanti e negozianti. Via Carpinoni è un’isola, compresa tra via Autostrada, via Carnovali, via Spino. Il bar di riferimento è il Beo di Mirko Beato che dice: «Io sono qui da sei anni, il lavoro è discreto, al mattino le signore con i cappuccini, pomeriggio e sera con aperitivi, birre. È un quartiere con tante persone che vengono dall’estero, molti albanesi, anche africani, ma non mi pare ci siano particolari problemi, tra i giovani vedo che si mescolano italiani e stranieri, che non ci sono tensioni».

Gloria ha quarant’anni, viene dal Brasile, da Bahia, ha due figli grandi, dice: «Qui nella via si sta bene, però a me manca il Brasile... la gente del nord Italia è fredda, da noi tutti ti chiedono come stai, si fermano e chiacchierano... qui a Pasqua ci sono tante uova e colombe, ma gli abbracci? Io preferisco gli abbracci alle colombe!».

Licia Poloni fa l’estetista in via dei Carpinoni, da diciotto anni: «In questi anni direi che il lavoro è stato costante; i clienti in buona parte sono della via o del quartiere e poi ci sono quelli che arrivano da fuori, come quella signora che era di qua, ma che ora sta a Livigno e che ogni volta che viene a Bergamo mi chiama per prenotare la pedicure. Per il quartiere è stato importante il recupero delle case Aler dopo dieci anni di chiusura».

Gian Battista Gamba è l’edicolante e tabaccaio della via. Per la verità il suo negozio fa angolo con via Carnovali. Gamba conferma le impressioni precedenti, anche la tranquillità della zona, soltanto aggiunge che si sente la mancanza di alcuni servizi: «Ci vorrebbero una farmacia, un’agenzia di banca, un ufficio postale. Soprattutto per gli anziani, queste carenze sono un problema».

Chi era Carpinoni. E finiamo con Carpinoni, chi era costui? Era un pittore di Clusone, nato verso il 1566, morto nel 1658 all’età di 92 anni, del tutto eccezionale per l’epoca. Domenico Carpinoni andò a Venezia a bottega di Palma il Giovane, a sua volta nipote del celebre Palma il Vecchio (pure pittori bergamaschi). Sue opere di argomento religioso si trovano in tante chiese della Bergamasca. Ma resta un dubbio: oggi la via è Carpinoni, ma perché in passato si diceva “Via dei Carpinoni”?

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