Città Alta e Colli

I viottoli e le antiche scalette di Bergamo che adesso vanno a sbattere contro un cancello

Fino a una manciata di anni fa erano percorribili, oggi sono invece vietati, finiscono dietro cancelli privati o addirittura contro dei muri

I viottoli e le antiche scalette di Bergamo che adesso vanno a sbattere contro un cancello
Pubblicato:
Aggiornato:

di Paolo Aresi

Ci sono viottoli e scalette che fino a una manciata di anni fa erano percorribili e che oggi sono invece vietati, finiscono dietro cancelli privati o addirittura contro dei muri. Ne abbiamo parlato qualche settimana fa a proposito del vicolo Fontanabrolo, che collega la zona dietro le piscine a Borgo Canale. Mentre la scaletta maggiore, via Fontanabrolo, è libera, il vicolo finisce contro una cancellata. Lo si può imboccare in alto, dalla scaletta maggiore, ma bisogna fermarsi a tre quarti della discesa, in piena Conca d’Oro, oltre la casa sul cui lato è proprio dipinta la parola “Fontanabrolo”, come una frazione a se stante. Secondo le testimonianze di persone anziane, la chiusura del vicolo avvenne almeno trent'anni fa.

Non è l’unico caso. Interessante, e da spiegare, sarebbe anche il caso della via Valverde, a metà tra viottolo e scaletta, che parte da appena oltre il ristorante Roccolino e si arrampica lambendo le Mura che guardano a Nord fino a sopra Colle Aperto, sulla strada che va verso Castagneta e San Vigilio. Una bella passeggiata. E arrivati al culmine, sotto la via Beltrami, si scopre che il viottolo piega sulla destra e di nuovo scende, verso Valtesse. Arrivati più o meno alla metà del percorso la via si restringe e termina in una cancellata, oltre non si va.

WhatsApp Image 2022-04-03 at 18.55.35
Foto 1 di 5

Una scaletta chiusa verso la fine di via Sant'Alessandro Alta

WhatsApp Image 2022-04-06 at 21.35.46
Foto 2 di 5

Via Valverde sul ramo che sale dal Roccolino

WhatsApp Image 2022-04-03 at 18.48.31 (1)
Foto 3 di 5

Via Andersen alla Conca d'oro dopo la galleria

WhatsApp Image 2022-04-03 at 19.00.08
Foto 4 di 5

Un percorso selciato chiuso in via San Vigilio

WhatsApp Image 2022-02-28 at 16.08.35
Foto 5 di 5

Il cancello sotto Porta San Giacomo dove continuava la stradina ora occupata dagli orti sociali

In città bassa, un luogo interessante è il vicolo San Tomaso, che si apre sulla destra della via storica omonima, salendo, appena prima della chiesetta di San Pietro (siamo oltre l’Accademia Carrara). Anticamente, il vicolo si apriva nella campagna che stava tra San Tomaso e Pignolo, lo si evince bene in una mappa antica, quella del 1790: un sentiero portava verso la zona della nuova Pignolo, sbucando prima del collegio Baroni. Oggi è bloccato poco dopo il suo avvio da una brutta cancellata che oltre alle sbarre presenta anche un pannello di metallo che impedisce di guardare oltre. Un cartello informa che si tratta di un passo carrabile. Interessante il muro sulla nostra sinistra, decisamente antico, che forse delimitava un brolo.

Il vicolo Fontanabrolo chiuso da un'inferriata

Torniamo indietro dal vicolo San Tomaso, rimettiamoci sui nostri passi. Spostiamoci oltre la galleria della Conca d’Oro da dove parte la via delle Fosse Ardeatine. un cartello comunale indica che si tratta di una strada a fondo chiuso, ma in realtà il cancello automatico è posto subito, all’inizio della via, che viaggia parallela a un’altra strada, confinante, pure chiusa da un cancello, subito all’inizio: è la via Hans Christian Andersen che un tempo arrivava verso via Tre Armi. Sono diverse le stradine che sono state chiuse in questi ultimi decenni, spesso privatizzate.

Ce lo segnala Pierfranca Longoni, una lettrice che ha spiegato come, sempre nella zona della Conca d’oro, ci fosse anche un percorso lungo via Cattaneo, poi chiusa, che arrivava alla scaletta di Santa Lucia e come la via Mazzola (scendendo da Borgo Canale a Loreto) collegava via Colombaia con via San Martino. Attualmente la via della Colombaia risulta a fondo chiuso, si snoda nella campagna a monte di Loreto.

Erano tutti percorsi agricoli che facilitavano ai contadini il passaggio dai luoghi coltivati ai borghi e alla città, che, fino alla fine dell’Ottocento, era Città Alta. (...)

Continua a leggere su PrimaBergamo in edicola fino al 14 aprile, oppure in versione digitale cliccando QUI

Seguici sui nostri canali