Bergamo e il tennis, storia d'amore I big di ieri, oggi e (forse) domani
La settimana che va dal 9 al 15 febbraio vede Bergamo al centro del tennis internazionale grazie alla decima edizione del Trofeo FAIP-Perrel, torneo della categoria challenger e che vede competere 32 atleti tra i migliori al mondo. Ma il rapporto tra la Città dei Mille e questo antico sport è una storia d’amore che ha reso oggi Bergamo una delle provincie più attive su scala nazionale: in passato è stata anche quella con il maggior numero di tornei professionistici d’Italia, oggi invece è seconda dietro solo a due “big” di questo sport come Roma e Cagliari. Oltre al Trofeo FAIP-Perrel, il più importante, sempre nel capoluogo orobico si giocano anche due Futures (livello più basso dei tornei internazionali dell’Atp World Tour), il Tc Bergamo e il Città dei Mille, e nell’hinterland l’Itf femminile di Bagnatica. Ma non solo: oltre 50 circoli, una marea di tornei che si giocano su tutto il territorio orobico da gennaio a dicembre e una storia centenaria che permette, senza esagerazioni, di definire Bergamo una delle capitali italiane della racchetta.
Se l’amore della nostra terra per il pallone, infatti, è cosa nota e vanto anche all’estero, meno noto è l’amore del territorio bergamasco per il tennis. Un rapporto le cui prime tracce risalgono addirittura al 1912: è di quell’anno la realizzazione del primo campo a San Pellegrino Terme. In quegli anni la località della Val Brembana stava vivendo quelli che ancora oggi vengono definiti i suoi “anni d’oro”, anni in cui era meta ambita e frequentata da nobili e dall’alta società di tutta Europa. Ci è voluto del tempo, però, perché Bergamo vantasse anche il suo primo campione della racchetta.
[Giorgio Rohrich]
Una racchetta d’altri tempi. Anni ’60, Ponte San Pietro: qui la famiglia Rohrich la conoscevano tutti per un semplice motivo, ovvero che erano fortissimi a tennis. Allora il tennis era ancora uno sport elitario e colpiva molti che i più forti giocatori di Bergamo fossero in realtà tre fratelli, Elio, Claudio e Giorgio, figli di un umile operaio della Dalmine. Dei tre, a fare più strada è stato Giorgio. Il padre, anche lui Giorgio, era un emigrato della Dalmazia, proprio come Orlando Sirola che poi andò a formare, insieme a Nicola Pietrangeli, la coppia azzurra più vincente di sempre. Giorgio Rohrich padre aveva trovato l’amore (e lavoro) a Bergamo e qui crebbe i suoi figli. Giorgio Rohrich figlio era certamente il più talentuoso con la racchetta tra le mani, ma allora il tennis era uno sport borghese: impossibile, per un ragazzino di umile famiglia come lui, pensare al professionismo. Per questo rimase sempre nel circuito dilettantistico e scelse la carriera da insegnante per guadagnarsi da vivere. Eppure, ogniqualvolta scendesse in campo, vinceva, poco importava se contro dilettanti come lui o contro dei professionisti. Davanti a lui solo l’inarrivabile Pietrangeli. Una racchetta d’altri tempi, che sapeva giocare come pochi.
Nonostante viaggi con serenità verso i 75 anni (è nato il 22 ottobre 1940), Giorgio Rohrich resta un’istituzione del tennis bergamasco, in Italia e nel mondo: ancora oggi infatti insegna tennis agli avversari di tutto il mondo nei tornei del circuito internazionale over 70 e nei campionati a squadre, con la nazionale italiana. Del resto non poteva che nascere un tipo tosto da un uomo della Dalmazia e una donna bergamasca.
[Alice Moroni (Ph. GDV Pixel) e Andrea Falgheri (Ph. Mario Rota)]
Il presente (o passato recente). Venendo ai giorni nostri, Bergamo conta due giocatori, un uomo e una donna, in grado negli ultimi anni di farsi notare a livello internazionale. Si tratta di Alice Moroni e Andrea Falgheri. La Moroni, bergamasca doc, solo pochi anni fa rappresentava una delle più lucenti promesse del nostro tennis in rosa: nel 2009, ad appena 18 anni, s’è portata a ridosso delle prime 300 posizioni della classifica mondiale. Poi un po’ di sfortuna, qualche prevedibile difficoltà e la scelta di dedicare più tempo alla propria vita privata: così, a soli 23 anni, Alice Moroni ha deciso di cessare l’attività in giro per il mondo.
Andrea Falgheri invece, a Bergamo, è la “star” del tennis locale: anche lunedì 9 febbraio, quando è sceso in campo al Trofeo FAIP-Perrel al PalaNorda, cerano oltre 400 persone a supportarlo. Purtroppo il suo sogno di continuare a far parte del torneo s’è infranto contro il top-200 Frank Dancevic, ma Falgheri ha dato tutto e ha giocato alla pari. Una vittoria per lui che oggi gioca solo pochi tornei l’anno a causa di una doppia operazione di ernia al disco che nel 2010 l’ha portato al ritiro. Ha solo 29 e alle sua spalle una carriera importante, che l’ha condotto, nel 2010, alla posizione numero 418 al mondo e gli ha permesso di riportare a Bergamo, dopo oltre 20 anni, la vittoria in un torneo internazionale. Incredibilmente l’ultimo tennista bergamasco a vincere un torneo internazionale prima di lui era stato suo zio, Marcello Bassanelli, che alla fine degli anni Ottanta sfiorò i primi 200 al mondo, prima di dedicarsi alla crescita di numerosi talenti, tra cui proprio il nipote. Oggi Falgheri lavora come maestro di tennis nella scuola Sport Più di Curno, da lui fondata, e non esclude che un giorno possa diventare coach. Intanto, però, qualche soddisfazione sul campo se la vuole ancora togliere, magari proprio nel torneo di casa, dove lunedì ha esaltato tanti bergamaschi nonostante la sconfitta.
Alice Balducci - Ph. GDV Pixel
Laurynas Grigelis - Ph. Antonio Milesi
Ljubomir Celebic - Ph. GDV Pixel
Andrea Arnaboldi
Bergamo base del tennis. Con la Moroni e Falgheri lontano dal circuito professionistico, Bergamo oggi non presenta più giocatori nella classifica mondiale. Può però consolarsi con tanti tennisti che hanno scelto come base proprio Bergamo e la sua provincia. Tra questi i primi da menzionare sono il canturino Andrea Arnaboldi e il lituano Laurynas Grigelis, quantomeno perché protagonisti proprio in questi giorni al challenger di Bergamo. Il primo è l’unico italiano entrato di diritto nel tabellone principale del Trofeo FAIP-Perrel: numero 190 al mondo, si allena da diverso tempo a Zingonia insieme al coach Fabrizio Albani. 27enne, mancino, ha ancora davanti diversi anni a buon livello. Grigelis, invece, è lituano di nascita ma bergamasco d’adozione. Anzi, per la precisione ad averlo adottato è il comune di Brusaporto, dove vive e si allena. Nonostante sia oggi numero 367 in classifica mondiale, nel 2012 è stato numero 183 e nel suo Paese natale è un vero e proprio idolo. Eliminato nelle qualificazioni giocatesi lo scorso weekend, è rimasto comunque nel torneo challenger di Bergamo come doppista, in coppia con l’irlandese James Cluskey.
Si allena invece all’Accademia Mongodi di Cividino, una delle strutture più all’avanguardia dell’intero Nord Italia, il montenegrino Ljubomir Celebic, ben oltre la 700esima posizione mondiale ma numero 1 di Montenegro. Sempre a Cividino si allenano anche l’ascolano Davide Melchiorre e l’emiliana Camilla Scala. Ingiusto poi dimenticare Alice Balducci, marchigiana emigrata dalle nostre parti per amore: è fidanzata del suo coach, Luca Rovetta, ex professionista orobico che dopo una carriera falcidiata dagli infortuni ha deciso di puntare sull’insegnamento.
[Filippo Mora (Ph. Angelo Panunzio)]
Le speranze del domani. Se il presente è un po’ avaro di nomi, Bergamo offre invece due buone speranze per il domani del tennis italiano: sono Filippo Mora e Alessia D’Auria, entrambi classe 1998 e facenti parte di un gruppo di giovani atleti della racchetta che promettono bene. Allenati entrambi dai rispetti padri, Filippo e Alessia sono, a 17 anni, due delle migliori speranze del tennis azzurro a livello nazionale. Proprio negli ultimi mesi hanno iniziato ad affacciarsi al mondo dei “grandi”, dimostrando di aver le qualità giuste per fare strada, anche se la sfera di cristallo non ce l’ha nessuno. Gli esperti del settore poi non esitano poi a indicare alcuni nomi di tennisti ancora più giovani. Marco Caldara, giornalista bergamasco di tennis per Tennis Best, ci indica Simone Gotti, 15enne di Brusaporto con un passato da finalista ai campionati italiani under 12, e i più piccoli Samuel Vincent Ruggeri e Andrea Fiorentini, vere e proprie speranze del movimento di casa nostra. Il primo, classe 2002 di madre belga, è salito agli onori della cronaca nel 2013, diventando l’agonista italiano (su quasi 90mila tesserati) ad aver disputato più incontri nel corso dell’anno: ben 248. Fiorentini, di un anno più grande, ha invece più volte incantato per un rovescio a una mano dalla splendida esecuzione, e per cercare di arrivare in alto ha scelto le cure del coach argentino Daniel Panajotti, lo stesso che contribuì (a Cividino) alla maturazione di Francesca Schiavone, poi diventata l’unica italiana capace di vincere un torneo del Grande Slam. Chissà che qualcuno di loro non riesca, un giorno, a ripercorrerne le orme.